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A scuola con i Re: Educare e rieducare attraverso il gioco degli scacchi

Da un lungo lavoro di ricerca clinica, nasce il manuale “A scuola con i Re. Educare e rieducare attraverso il gioco degli scacchi”, a cura di Giuseppe Sgrò

Di Simona Meroni

Pubblicato il 25 Lug. 2013

 

Recensione del libro:

A scuola con i Re. Educare e rieducare attraverso il gioco degli scacchi

di Giuseppe Sgrò

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A scuola con i Re di Guseppe Sgrò - Recensione

Il gioco degli scacchi può migliorare la concentrazione, la pazienza e la perseveranza e può svilupparne il senso di creatività, l’intuito e la memoria oltre alle capacità analitiche e decisionali; Gli scacchi insegnano inoltre determinazione, motivazione e spirito sportivo

“Scacco matto!”. Quante volte abbiamo sentito esclamare questa espressione, o l’abbiamo usata noi stessi, magari davanti ad una scacchiera oppure come metafora all’interno di un discorso? Probabilmente molte, ma poche volte ci siamo forse fermati a riflettere sul valore che gli scacchi possono avere nella formazione e nell’educazione dei ragazzi, specialmente all’interno del contesto scolastico.

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Recentemente, in una direttiva, il Parlamento Europeo ha posto l’accento sul valore socio psico educativo di questo gioco/sport. Riprendendo diversi studi e ricerche nel campo, infatti, l’Unione Europea ha invitato gli stati membri ad introdurre il gioco degli scacchi nei sistemi di istruzione e nei piani formativi a partire dal 2012.

Nella direttiva si legge che: “[…] Il gioco degli scacchi è accessibile ai ragazzi di ogni gruppo sociale, può contribuire alla coesione sociale e a conseguire obiettivi strategici quali l’integrazione sociale, la lotta contro la discriminazione, la riduzione del tasso di criminalità e persino la lotta contro diverse dipendenze. […] Indipendentemente dall’età dei ragazzi, il gioco degli scacchi può migliorarne la concentrazione, la pazienza e la perseveranza e può svilupparne il senso di creatività, l’intuito e la memoria oltre alle capacità analitiche e decisionali; considerando che gli scacchi insegnano inoltre determinazione, motivazione e spirito sportivo”.

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Da queste considerazioni e da un lungo lavoro di ricerca clinica, nasce il manuale “A scuola con i Re. Educare e rieducare attraverso il gioco degli scacchi”, a cura di Giuseppe Sgrò, psicologo clinico ed esperto in psicologia dello sport del CONI.

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Il volume presenta un’offerta integrata, modulare e flessibile di tutte le attività educative, rieducative e formative in contesto scacchistico e propone contributi di personaggi autorevoli in diversi campi, da quello della ricerca clinica a quello sportivo.

Il volume, infatti, può essere consultato nella sua completezza, che prende le mosse da un monumentale lavoro di meta analisi di tutte le ricerche condotte, ad oggi, sul gioco degli scacchi. Oppure può essere consultato per i moduli, autoconclusivi, che consentono di declinare il modello scacchistico nei più svariati ambiti: preventivo, scolastico, di ricerca, ma anche di formazione aziendale.

L’obiettivo, come sottolinea il dott. Sgrò nel manuale e nella presentazione dello stesso, è di utilizzare gli scacchi come strumento educativo, in particolare ma non solo nel contesto scolastico in ottica supportiva e preventiva, senza puntare all’insegnamento del gioco in sé.

Il progetto può essere impiegato in ogni grado della scuola, adattandosi facilmente alle diverse esigenze di sviluppo ed utilizzando strumenti vicini alle capacità tipiche di ogni fascia di età.

Esperienze di gioco-sport, narrazione, psicomotricità su scacchiera gigante da pavimento, oltre che da tavolo, sono solo alcune delle possibili declinazioni degli scacchi come strumento psico-educativo, che va a potenziare la meta cognizione e a prevenire il disagio, attraverso la trasmissione di concetti fondamentali quali limite, responsabilità e rispetto, specialmente a livello non verbale, fondamentali per l’espressione e la modulazione dell’aggressività già dall’infanzia [Sgrò, 2012].

Come sostiene il dott. Sgrò nella prefazione del manuale: “Il gioco/sport, e in particolar modo il gioco degli scacchi, favorisce, a livello etico e sociale, l’acquisizione, soprattutto sul piano della comunicazione non verbale, di alcuni concetti fondamentali alla convivenza civile, quali la regola, la responsabilità e il limite, che permettono sia al bambino che all’adulto di incanalare e modulare l’aggressività e la competitività, che connotano ogni percorso di crescita, in forme socialmente accettabili, favorendo l’instaurarsi di relazioni sociali positive e/o nuovi inizi e negoziazioni di esse”.

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In una società in cui proprio la mancanza di limite e incapacità di gestione dell’aggressività sembrano connotare le relazioni umane, così come il vissuto personale, mi sembra utile pensare ad uno strumento declinabile nei più differenti contesti e avvicinabile a tutte le diverse fasce di età.

Il lavoro del dott. Sgrò prende le mosse sia da una lunga attività di ricerca clinica sul gioco degli scacchi, sia dal lavoro condotto dalla UONPIA della ASL Roma H/4 Pomezia e dal gruppo di ricerca ad essa afferente EllePi, coordinato dal dott. Miletto, neuropsichiatra infantile.

Il gruppo di ricerca, sin dagli anni ’90, ha realizzato esperienze psicoeducative in svariati ambiti sperimentali, utilizzando, in particolare, la scacchiera gigante come spazio di mediazione educativa, nell’ambito di una didattica interdisciplinare.

Il Manuale “A scuola con i Re è diviso in due sezioni: la prima riguarda i Fondamenti teorico-scientifici e si compone di nove capitoli, mentre la seconda riguarda Progetti, esperienze e ricerche e si compone di diciassette capitoli. Si pone come un punto di riferimento a cavallo tra la ricerca teorica e l’applicazione pratica di uno strumento che a volte può essere considerato – nell’immaginario collettivo – “solo” un gioco da cervelloni, ma che in realtà, in Italia, rappresenta una realtà sempre in crescita.

Si stima, infatti, che in Italia i tesserati della Federazione (FSI) siano circa 14.000, numero al quale vanno ad aggiungersi i giocatori amatoriali.

La disciplina degli scacchi, che per concentrazione e attivazione fisica può essere considerata un vero e proprio sport, contribuisce allo sviluppo delle facoltà logico-razionali, intuitive e di fantasia. I giocatori, infatti, sono chiamati a misurarsi con le proprie capacità e i propri limiti, non tanto sul piano fisico, quanto più su quello intellettivo, nell’ambito del rigore scientifico, del metodo e del calcolo.

Gli scacchi sembrano coniugarsi molto bene con l’attività scolastica: non richiedono l’utilizzo di spazi particolarmente attrezzati; possono essere praticati anche da alunni diversamente abili (ipovedenti e/o ipoacusici); assicurano una validità educativa perfino nelle situazioni di degrado sociale e di recupero di giovani pre-devianti come efficace mezzo per la lotta alla dispersione scolastica.

Chi pratica questa disciplina, infatti, acquisisce una più profonda capacità di concentrazione e potenzia senza sforzo le caratteristiche elaborative del cervello, con notevoli effetti benefici anche in altri campi (organizzazione del proprio lavoro e apprendimento delle materie scolastiche).

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Il gioco degli Scacchi, quindi, agisce positivamente su diverse capacità meta cognitive [Sgrò, 2012]: Attenzione, Immaginazione e previsione, Memorizzazione, Creatività, Logica matematica, Pianificazione.

Il tutto inserito in una cornice di regole e di rispetto per l’avversario, per le sue tempistiche e le sue mosse, che consentono di sviluppare anche abilità di negoziazione, di controllo dell’ impulsività e di gestione del conflitto.

Il messaggio del manuale redatto dal dott. Sgrò e dai suoi collaboratori è molto chiaro: non è necessario e non serve diventare campioni di scacchi per trarre beneficio dalla cornice di un gioco di tradizione millenaria, che consente di sedersi e di astrarsi dai propri problemi quotidiani ma che, al contempo, consente di apprendere capacità che saranno utili per affrontarli. E’ importante, invece, in ottica preventiva, cominciare a prendere in considerazione un’intersecazione tra il gioco inteso come momento ludico-istruttivo e la scuola, ambiente da sempre deputato alla formazione psico-sociale dell’individuo.

LEGGI:

BAMBINI – PSICOLOGIA DELLO SPORT – LETTERATURA

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