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Psicologia dello Sport: L’importanza dell’ambiente sportivo per lo sviluppo Psicologico.

Psicologia dello Sport - ALLENARE GIOVANI SPORTIVI: CRESCERE PERSONE CONSAPEVOLI O ATLETI VINCENTI? (o tutte e due?)

Di Redazione

Pubblicato il 19 Apr. 2012

Aggiornato il 19 Mag. 2016 12:20

Elisa Morosi.

 

ALLENARE GIOVANI SPORTIVI: CRESCERE PERSONE CONSAPEVOLI O ATLETI VINCENTI? (o tutte e due?) 

Psicologia dello Sport: Ambiente Sportivo e Sviluppo Psicologico. - Immagine: © Monkey Business - Fotolia.comSecondo una ricerca del Michigan State University sullo sport giovanile, fare sport in un ambiente focalizzato sul miglioramento e lo sviluppo di sé piuttosto che sulla competitività o sull’agonismo crea un senso del gruppo più forte e permette un migliore sviluppo dello spirito di iniziativa, delle competenze sociali e dell’identità personale.

Questo è quanto emerso da uno studio condotto da Daniel Gould, Ryan Flett e Larry Lauer pubblicato ad Agosto 2011 sulla rivista Psychology of Sport and Exercise e che conferma quanto già riscontrato da altri ricercatori, cioè che l’attenzione all’insegnamento e al clima della squadra hanno importanti influenze sullo sviluppo personale dei giovani atleti; più nello specifico i dati della ricerca di Gould, Flette e Lauer indicano ciò che gli allenatori dovrebbero promuovere. Più che il desiderio di vincere, è l’incremento delle abilità e competenze personali degli atleti attraverso un atteggiamento accogliente e interessato nei loro confronti.

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Gli atleti che hanno preso parte allo studio erano 239, di età compresa tra i 10 e i 19 anni, provenienti da aree urbane svantaggiate, con carenza di servizi e difficoltà economiche e sociali; il campione è stato sottoposto alla somministrazione di diversi test quali Youth Experiences Scale (YES-2), Sport Motivational Climate Scale e Caring Climate Scale ed è stata misurata l’importanza data dagli allenatori allo sviluppo psicologico e della persona.

I risultati indicano che un clima di maggior attenzione ai ragazzi e un orientamento al compito anziché alla competizione o alla vittoria durante gli allenamenti portano a sviluppi positivi per il gruppo e per i singoli.

Quando un giovane atleta entra a far parte di un gruppo sportivo entrano in gioco molti meccanismi che vanno al di là dell’allenamento motorio o tecnico, ma che hanno a che fare con le relazioni tra pari e con un adulto che svolge il ruolo di conduttore di quel gruppo e con tutte le dinamiche che si intrecciano al suo interno, passando dalla ricerca di un’identità personale e di un proprio ruolo all’interno di quel gruppo, dalla collaborazione con altri per raggiungere un fine comune, fino ad arrivare al rapporto con l’avversario e a tutti i vissuti che ne derivano. Appare evidente quanto competenze acquisite sul campo da gioco si possano facilmente esportare nella vita oltre lo sport e viceversa, e quanto sia importante esserne ben consapevoli.

La sfida degli allenatori dovrebbe quindi essere quella di riuscire a motivare gli atleti al gioco e alla competizione avendo sempre in primo piano obiettivi più ambiziosi e alti che hanno a che fare con lo sviluppo della persona nella sua totalità; con queste premesse non si esclude certamente l’attenzione alla prestazione e alle competenze prettamente sportive, che, secondo Lauer, potranno trarre giovamento dal fatto che i giovani atleti imparino ad essere persone responsabili, relazionalmente competenti ed emotivamente competenti.

 

 

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