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La suggestionabilita’ viene definita come il grado in cui la codifica, la registrazione, il recupero e la relazione degli eventi da parte dei bambini possono essere influenzati da una gamma di fattori sociali e psicologici.
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Recentemente mi sono recata ad un convegno tenutosi a Bologna, organizzato dalla corte d’Appello in collaborazione con magistrati, avvocati, psicologi e psichiatri forensi. Il tema riguardava l’ascolto del minore e la valutazione della sua capacità a testimoniare in seguito a presunte molestie ed abusi (fisici, sessuali e psicologici).
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Particolarmente interessante è stato l’intervento del Prof. Gulotta, relativo al ruolo della suggestionabilita’ del minore. La suggestionabilita’ viene infatti definita come il grado in cui la codifica, la registrazione, il recupero e la relazione degli eventi da parte dei bambini possono essere influenzati da una gamma di fattori sociali e psicologici(Ceci e Bruck, 1993).
Gulotta e collaboratori hanno sottoposto un gruppo di bambini in età scolare ad una serie di esperimenti: questi consistevano nel mostrare ai bambini alcune scenette divertenti che un giocoliere faceva direttamente davanti a loro entrando in aula e interrompendo la lezione. Circa due settimane dopo l’esperienza del giocoliere, i bambini venivano intervistati riguardo alcune caratteristiche del personaggio (abiti che indossava, comportamento, cose che aveva fatto). Gli esperimenti hanno messo in evidenza la facile suggestionabilita’ dei bambini, soprattutto in base al modo in cui le domande venivano formulate dalle intervistatrice.
Ad esempio, alla domanda: “Ti ricordi di che colore aveva il cappello il giocoliere?”, (il giocoliere non possedeva il cappello), la maggior parte dei bambini aveva risposto citando un colore a caso. Ai bambini più coraggiosi, che avevano risposto in maniera negativa “no, non lo ricordo”, l’intervistatrice aveva risposto dicendo: “dai, prova a pensarci bene, non è difficile”, e dopo questo intervento anche questi bambini avevo fornito una risposta precisa ed accurata: “ah, si ora ricordo, era fucsia!”.
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Questi esperimenti mettono in evidenza l’importanza e la necessità di avere in ambito forense personale addestrato nel porre domande che NON SIANO suggestive.
Ma cosa sono le domande suggestive?
Una domanda può essere definita “suggestiva” se include informazioni sulla risposta voluta o prevista dall’intervistatore. Poiché a livello scientifico non sono disponibili dei dati scientifici comparativi sulla dimensione del loro effetto, tali domande sono state organizzate secondo la loro presunta intensità (definita in base alla quantità di informazioni che esprimono implicitamente). È importante precisare che l’intensità suggestiva delle tipologie di domande non è necessariamente collegata alla loro efficacia; infatti metodi più sottili di suggestione potrebbero essere maggiormente efficaci rispetto a tattiche più evidenti di influenzamento.
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Ecco qualche esempio.
Domande ad alta suggestionabilita’, quindi non idonee
⁃ Quanto velocemente correva X quando lo hai visto fuggire dal negozio?
Questa domanda è altamente suggestiva poiché implica al suo interno una descrizione e una valutazione implicita (ovvero che il soggetto abbia visto X che correva fuggendo dal negozio).
⁃ A e B hanno dichiarato che…lo hai visto anche tu vero?
Questa è una domanda suggestiva poiché esercita una pressione alla conformità, alla comparazione sociale.
⁃ È assolutamente impossibile che tu non ti ricordi questo fatto.
Domanda suggestiva poiché fornisce un forte feedback negativo.
⁃ Te lo continuerò a chiedere finchè non mi dirai cosa ti ha fatto X, vedrai che dopo avermelo detto ti sentirai molto meglio.
In tal caso la domanda è fortemente suggestiva ed è caratterizzata da premesse e velate minacce.
Facciamo ora invece qualche esempio di domande aperte, corrette e a bassa suggestionabilita’.
⁃ Che cos’è successo, che cosa hai visto?
⁃ Era un uomo o una donna?
⁃ Ha detto qualcos’altro quell’uomo?
Gulotta e collaboratori, nel corso della conferenza hanno anche mostrato come sia possibile aiutare i bambini a non farsi trarre in inganno dalle domande suggestive. Per dimostrare ciò a un gruppo di bambini veniva effettuato un training nel quale si spiegava loro che l’adulto poteva chiedere cose che non erano accadute o non presenti nella scenetta, in casi del genere venivano incoraggiati i bambini ad esprimere la propria opinione, senza aver paura di contraddire l’adulto e di non essere conformi al resto del gruppo (es: se non ti ricordi di che colore aveva il cappello il giocoliere, rispondi che non ti ricordi, non è necessario che tu ti sforzi trovando a tutti i costi una risposta precisa”).
I risultati sembrano evidenziare che i bambini sottoposti al training siano maggiormente in grado di contrastare le domande suggestive, mantenendo inalterata la propria opinione.
Quindi sarebbe importante, ogni qualvolta ci si presta ad interrogare un bambino, innanzitutto tranquillizzarlo e rassicurarlo sull’eventuale incapacità di rispondere alle domande ed inoltre far si che l’incidente probatorio venga effettuato da uno psicologo/psichiatra forense esperto in testimonianza del minore, abile nel porre domande che non siano suggestive.
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Nel film “Il sospetto” uscito da poco nelle sale italiane e molto interessante per quanto riguarda questo tema, vi è proprio un esempio molto chiaro di un interrogatorio effettuato ad una minore, in seguito ad un dubbio di abuso sessuale, in cui vengono poste domande altamente suggestive. Consiglio agli interessati di vederlo!
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BIBLIOGRAFIA:
- Conferenza: l’ascolto del minore, Organizzato da Magistratura Onoraria e Corte d’Appello di Bologna. Moderatori: dott. Gulotta (avvocato, psicologo), Dott. Camerini (psichiatra e neuropsichiatra infantile), Dott.ssa Recchione (magistrato).
- Codognotto, Magro, 2012. La testimonianza del minore, strumenti e protocolli operativi. Maggioli Editore.
- Ceci, Bruck, (1993). Suggestibility of the Child Witness. A Historical Review and Synthesis, Psychological Bulletin, 113, 403-439.