Congresso SITCC 2012 Roma
Ore ed ore a pensare…
Uno studio sul rimuginio nella complessa trama dell’adolescenza
Francesca Fiore, Clarice Mezzaluna, Barbara Cicconi, Katiuscia Morelli
Il rimuginio è un pensiero ripetitivo e astratto riguardante predizioni di possibili eventi negativi futuri. Esso è considerato una delle componenti principali dell’ansia, in particolare del disturbo d’ansia generalizzato, in cui il soggetto più che preoccuparsi rimugina, ripete mentalmente a sé stesso che gli eventi andranno male o che qualcosa di spiacevole potrebbe capitargli da un momento all’altro, in una sorta di dialogo con se stessi, definito dialogo interno.
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In base all’esperienza clinica è possibile rilevare nei pazienti due tipi di rimuginio:
- evitante, in cui il paziente tende ad individuare una possibile strategia di fuga (più legato all’ansia generalizzata);
- controllante, in cui si vorrebbe ambire ad esercitare un controllo rispetto alla situazione temuta (legato al disturbo ossessivo compulsivo).
Entrambe le strategie messe in atto permetterebbero di ridurre l’ansia (Sanderson, Rapee e Barlow, 1989). Questa sensazione di padroneggiamento dell’ansia rinforza e mantiene il rimuginio stesso, impedendo di dedicare le risorse cognitive ad altri pensieri o attività.
La letteratura in merito a tale argomento è scarsa e per questo ci siamo chiesti se fosse possibile classificare il rimuginio in base al proprio scopo (controllante e evitante) e se esista una relazione tra tipo di rimuginio e patologia.
Lo studio ha coinvolto 99 adolescenti di età compresa tra i 14 e i 19 anni, bilanciati per sesso: la scelta di tale campione è stata dettata dal bisogno di indagare questo meccanismo nel momento in cui inizia a delinearsi in modo più marcato (Waller e Rose, 2011; Burwell et al., 2012).
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Sono stati somministrati dei questionari volti a misurare l’ansia di tratto, i pensieri ossessivi, la depressione, il livello di ruminazione e il rimuginio (in particolare il questionario sul rimuginio è stato diviso in due parti, separando gli item che trattano tematiche più centrate sull’evitamento e dall’altra quelli che riguardano il controllo).
Dall’analisi dei dati è emerso che esiste una relazione positiva tra rimuginio controllante e i sintomi ossessivi e tra rimuginio evitante e i sintomi dell’ansia.
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Si tratta di risultati importanti che confermano funzionamenti noti all’occhio di ogni clinico esperto, ma mai corroborati da dati empirici. Alla luce di questi risultati, è possibile stabilire anche ipotesi di interventi terapeutici che siano più mirati e specifici a seconda del processo cognitivo che si trova alla base.
BIBLIOGRAFIA:
- Borkovec, T.D. (1994). The nature, functions, and origins of worry. In G. Davey e F. Tallis (Eds.), Worrying: Perspectives on theory, assessment and treatment (pp. 5-33).Chichester, England: Wiley.
- L. Camaioni Psicologia dello sviluppo e del linguaggio, Ed. Il Mulino, 2001
- S.Sassaroli, R. Lorenzini, G.M. Ruggiero (a cura di), Psicoterapia cognitiva dell’ansia, ed. Raffaello Cortina, 2006
- A.Scarinci, A.Incerti (a cura di), Assessment dei disturbi d’ansia, Ed. Erickson, 2008
- Wells, A. (1995). Meta-cognition and worry: A cognitive model of generalized anxiety disorder. Behavioural and Cognitive Psychotherapy, 23, 301-320.