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Psicoterapia: Accertare e Ristrutturare le Credenze Centrali

In seduta, l’accertamento delle credenze centrali può avvenire in maniera del tutto naturale, mentre si discute un problema specifico.

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 16 Lug. 2012

Aggiornato il 01 Ago. 2012 14:03

 

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Accertare le credenze centrali. - Immagine: © Olivier Le Moal - Fotolia.comL’accertamento può avvenire in maniera del tutto naturale, laddove il paziente esprima spontaneamente una delle cosiddette credenze centrali durante la seduta, mentre si discute un problema specifico.

 

Durante una seduta F. P. stava descrivendo i suoi problemi con la sua fidanzata. Egli era tormentato dal dubbio che la sua storia d’amore potesse concludersi, che la sua fidanzata potesse disamorarsi di lui, o perfino che lui potesse disamorarsi, per tutte le svariate ragioni che possono emergere durante una relazione. Discutendo il problema, a un certo punto il paziente esclamò, come se avesse avuto una improvvisa illuminazione: “Ma allora nella vita non c’è certezza!”.

 

Questo paziente arrivò ad esprimere, quindi, una delle credenze centrali, che è l’intolleranza dell’incertezza. Nel prosieguo della seduta, il terapeuta colse al volo la frase del paziente, e lo invitò a svilupparla. Perché era un problema l’incertezza? Cosa c’era da temere nell’incertezza del mondo? I timori vennero da lui spiegati in termini d’intollerabilità della incertezza del mondo, degli eventi, delle relazioni. Un evento incerto, un evento di cui non si conosce l’esito, di cui non si sa come vada a finire, è per definizione un evento minaccioso. Oppure, in termini meno generici e simbolici: “non conoscere in anticipo l’esito di una catena di eventi significa convivere con l’intollerabile dubbio che le cose possano andare male“.

 

Ma quali sono queste credenze centrali?

Ristrutturare le credenze centrali. Immagine: © iQoncept - Fotolia.com
Articolo consigliato: Ristrutturare le credenza centrali.

1. Timore sproporzionato di un danno e tendenza a previsioni negative o pensiero catastrofico, definibile come la tendenza da parte del soggetto ansioso a prevedere una più larga gamma di conseguenze negative rispetto ai soggetti non ansiosi a partire dalle situazioni quotidiane e a concepire il pericolo insito in queste possibilità negative come sostanzialmente inevitabile, irresistibile e irreparabile.

2. Timore dell’errore o perfezionismo patologico, definibile come la tendenza a sottolineare piuttosto gli errori e le imperfezioni presenti nei compiti eseguiti che i risultati positivi, e a temere e prevedere che queste imperfezioni conducano inevitabilmente  a conseguenze negative e catastrofiche.

3. Intolleranza dell’incertezza, definibile come la tendenza a pensare di non poter sopportare emozionalmente il fatto di non conoscere perfettamente tutti i possibili scenari ed eventi futuri, di non poter sopportare il dubbio che tra i possibili avvenimenti futuri ve ne possano essere alcuni negativi, anche nel caso che tale possibilità sia molto bassa, oppure a temere che, qualora vi siano delle possibilità negative in un certo scenario, saranno queste che inevitabilmente o tendenzialmente si realizzeranno.

4. Autovalutazione negativa, definibile come la tendenza a prevedere scenari catastrofici derivanti direttamente da una valutazione negativa sia delle proprie capacità pratiche (autovalutazione negativa prestazionale) che delle proprie capacità di autocontrollo emotivo e di recupero nelle situazioni di difficoltà e di stress (autovalutazione negativa di debolezza, fragilità).

5. Bisogno di controllo, definibile come lo strenuo perseguimento e ricerca da parte del soggetto ansioso della illusione di certezza assoluta che egli possa impedire che si avverino tutte le possibilità negative da lui stesso costantemente temute e previste nel rimuginio attraverso il monitoraggio e la manipolazione continui di alcuni aspetti e parametri della realtà esterna e/o interna (ad esempio il peso, il cibo e/o l’indice di grasso corporeo nei disturbi alimentari; i pensieri intrusivi o l’ordine esterno nel disturbo ossessivo compulsivo, ecc.).

6. Intolleranza delle emozioni, definibile come la tendenza a interpretare ogni stato emotivo intenso, perfino positivo (gioia, felicità, soddisfazione) come disagevole e negativo, o perché ritenuto prova del vicino incombere di eventi dannosi o catastrofici, o per una convinzione di debolezza, fragilità interiore, di incapacità di sopportare questi stati d’animo.

Salkovskis- l’equazione dell’ansia nel disputing - Immagine: © lassedesignen - Fotolia.com
Articolo consigliato: Salkovskis- l’equazione dell’ansia nel disputing.

7. Un senso eccessivo di responsabilità (inflated responsibility), definibile come la tendenza ad aggiungere alla interpretazione della realtà e degli eventi in termini negativi la valutazione di se stessi come primi responsabili dello scenario negativo.

 

La ristrutturazione delle credenze centrali

Una volta accertate, le credenze centrali vanno anch’esse ristrutturate. Per fare questo l’equazione dell’ansia di Salkovskis, ridefinita in termini più generali, può essere ancora una volta utilizzata. Ogni credenza ha una tecnica di ristrutturazione preferibile.

Il pensiero catastrofico, cioè la valutazione negativa dell’intera realtà, va ristrutturata sostanzialmente ridefinendo i criteri utilizzati dal paziente per le sue aspettative negative. Il soggetto deve essere indotto a soppesare criticamente l’evidenza, le prove di fatto che sosterrebbero le sue aspettative negative.

In che senso il mondo è pericoloso? Rifacendo il percorso in senso inverso, dalla credenza generale agli eventi temuti particolari, quali pericoli teme davvero il soggetto? E, una volta individuati questi eventi, quanto sono davvero pericolosi, nei termini sopracitati della gravità, probabilità, sopportabilità e rimediabilità? Questo intervento è stato definito come operazione di valutazione, soppesamento delle prove di fatto (weighing the evidence) che sostengono la credenza della pericolosità del mondo.

 

 

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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