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Eros e Cioccolato – Gli effetti del cioccolato sul tono dell’umore

Eros e Cioccolato: quali sono le connessioni tra il consumo di questo cibo e gli effetti psicologici che ne derivano? - Psicologia, Salute e Alimentazione

Di Antonio Scarinci, Sofia Piccioni

Pubblicato il 15 Apr. 2014

Aggiornato il 26 Ago. 2019 12:13

Antonio Scarinci, Sofia Piccioni

Eros e cioccolata - Immagine: © larisabozhikova - Fotolia.com

Il piacere della cioccolata può generare benessere e mantenere una baseline di piacevolezza nei momenti di flessione causati da avversità di vario genere e predisporre a comportamenti sociali amorevoli.

Amore e odio già in Empedocle rappresentavano forze contrapposte che con Freud si trasformano in pulsioni di piacere e di morte, Eros e Thanathos.

Eros nella mitologia greca è il Dio dell’amore e del desiderio e per i greci l’amore è ciò che fa muovere verso qualcosa. Cupido scaglia le sue frecce e fa innamorare gli dei.

Il cioccolato o cioccolata, è un alimento derivato dai semi del cacao, per le antiche civiltà dell’America centrale era il cibo degli dei. La bevanda amara ed energetica che veniva ricavata dai semi del cacao era afrodisiaca, eccitava e alleviava la sensazione di fatica.

Molti personaggi famosi nel corso della storia hanno avuto una forte passione per il cioccolato, Casanova, per esempio, ne faceva abbondantemente uso per gli effetti afrodisiaci.

Oggi il cioccolato è consumato in tutto il mondo e soprattutto per interessi commerciali sono stati effettuati diversi studi su di esso.

I risultati sono controversi, alcuni (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione) attestano gli effetti antiossidanti e di prevenzione delle malattie cardiovascolari e di alcune forme di cancro, altri sconsigliano (Associazione Dietetica e della Nutrizione Britannica) il consumo di cacao perché può dare dipendenza, può condurre all’obesità, alla perdita di controllo sui propri impulsi e addirittura alla perdita di autostima.

Il cacao contiene monoammine tra cui la feniletilammina, la teobromina e stimola la produzione di serotonina e di endorfine capaci di produrre una serie di effetti sull’umore e su alcune funzioni biologiche (inibizione dell’appetito, riduzione della sensazione della fatica, innalzamento del tono dell’umore, mantenimento della veglia e attivazione delle funzioni mentali).

La feniletilammina è stata definita “love-drug” e, modulando la trasmissione dopaminergica, è capace di produrre le stesse sensazioni che sperimenta una persona innamorata. Alcuni studi arrivano ad indicarla come una sostanza migliore dei farmaci antidepressivi.

La serotonina è un neurotrasmettitore e l’inibizione della sua ricaptazione è il meccanismo con cui alcuni psicofarmaci agiscono sul tono dell’umore.

Il cioccolato è anche uno stimolante naturale, alcuni risultati di ricerca ottenuti dall’Università di Wheeling in West Virginia dimostrano che il consumo di cioccolato provoca un incremento dell’attenzione, dello stato di allerta e un incremento del rendimento mentale.

Altri studi condotti con metodiche di neuroimmaging hanno rilevato che la contemplazione, l’odore ed il sapore del cioccolato attiva il metabolismo nell’insula anteriore della circonvoluzione temporale superiore e della corteccia orbito frontale, le stesse zone che si attivano nelle dipendenze da droga quando i soggetti pensano al consumo.

Il consumo di cioccolato offre sensazioni di rilassamento e felicità e consente di attenuare l’ansia. L’Università di Helsinki ha condotto uno studio su 300 donne in gravidanza, i figli di quelle che avevano consumato regolarmente cioccolato risultavano più attivi e reattivi.

Naturalmente, i risultati di questi studi possono essere influenzati dal committente (spesso sono i produttori a commissionarli) tant’è che altre ricerche attestano risultati esattamente contrari.

Una ricerca pubblicata su Archives of Internal Medicine, sostiene che il cioccolato potrebbe essere una concausa importante di infelicità, sbalzi d’umore e depressione.

Un’altra ricerca australiana pubblicata su Journal of Affective Disorders esclude un effetto benefico della cioccolata sull’umore: “La cioccolata può fornire un piacere emotivo, soddisfacendo un desiderio, ma quando viene consumata per avere un conforto o per vincere il malumore, è più probabile che sia associata a un prolungamento dello stato d’animo negativo, piuttosto che alla sua fine”.

Una cosa è certa: consumare cioccolata procura piacere e forse per questo se ne consuma in grandi quantità.

Il tono edonico positivo migliora il benessere (Heller et al. 2009; Schacter et al. 2007).

I sistemi edonici del cervello che abbracciano i livelli corticali e sottocorticali filogeneticamente sono comparsi precocemente e hanno una grande importanza nel fitness, svolgono una funzione adattiva e si sono evoluti per mediare comportamenti legati al sesso al cibo e al sonno e ad altri piaceri sensoriali (Koob, Volkow 2010; Panksepp 1998; Tindell et al. 2006).

I sistemi neurali dei piaceri edonici sensoriali più semplici vengono riciclati per la generazione dei piaceri derivanti dai comportamenti sociali e intellettuali (Frijda 2010; Harris et al. 2009; Salimpoor et al. 2011; Skov 2010; Frith, Frith 2010; Kringelbach et al. 2008; Leknes, Tracey 2008).

Il nucleo accumbens, il pallidum ventrale e le regioni profonde del tronco encefalico codificano le reazioni di gradimento e le connettono a varie regioni della corteccia orbitofrontale (Pecina 2008; Pecina, Smith 2010; Smith et al. 2011).

Il piacere della cioccolata può, quindi, generare benessere (Lorenzini, Scarinci, 2013) e mantenere una baseline di piacevolezza nei momenti di flessione causati da avversità di vario genere e predisporre a comportamenti sociali amorevoli.

Inoltre, la codifica del piacere che agisce sul tono edonico tende a diffondersi nel cervello e si associa all’attivazione di molte funzioni psicologiche (Beckmann et al. 2009), può raggiungere l’apice nella localizzazione di alcune regioni della corteccia orbitofrontale e la sua attivazione determina le valutazioni soggettive di piacevolezza legate al gusto ma anche ad aspetti affettivi e astratti (Georgiadis, Kortekaas 2010; Veldhuizen et al. 2010; Vuust, Kringelbach 2010; Kringelbach 2010).

Del resto, la corteccia orbitofrontale ha un ruolo importante nei disturbi emotivi e nelle dipendenze (Kringelbach 2005).

Occorre tener presente, però, che l’eccesso di desiderio sembra svincolato dal piacere e dall’eudemonia (Wiers, Stacy 2006; Camerer 2006).

Il cioccolato non è solo, quindi, un piacere effimero, può predisporci alla relazione, crea le condizioni per l’esternazione, per vivere un profondo contatto.

D’altra parte può essere un nutrimento che appaga il vuoto affettivo, la noia, può esaudire compulsivamente il desiderio in modo rapido e in quantità e quindi generare dipendenza. Questi aspetti contrapposti, dolce/amaro; liquido/solido; chiaro/scuro sono propri dell’alimento e ne costituiscono il carattere ambivalente. Il cioccolato può essere dolce, dare calore, appagare e può anche essere qualcosa che fa ingrassare che rende dipendenti, che fa ammalare.

Ippocrate sosteneva “è la quantità che fa il veleno”. Il male non è nella sostanza ma nell’appetizione dei piaceri che contraddistingue il nostro tempo. Può dare sollievo alla fatica di esistere, fornire un po’ di piacere e “i piaceri semplici e naturali sono l’ultimo rifugio degli uomini complessi” (Oscar Wilde) . Senza, però, esagerare!

A proposito di esagerazioni, David Lewis neuropsicologo, a seguito di una ricerca condotta con alcune coppie giovani, sostiene che mangiare un pezzo di cioccolato fondente sia più eccitante che baciare il proprio partner. L’aumento del ritmo cardiaco è stato il parametro preso in considerazione che per durata e intensità, dopo il consumo di cioccolato ha avuto picchi sorprendenti, inoltre tutte le aree del cervello ricevevano uno stimolo più intenso e duraturo rispetto a quello registrato durante il bacio. Lo studio ha chiari limiti metodologici: un conto è baciare appassionatamente la propria amante in un posto riservato e al riparo da occhi indiscreti, altro è baciare la propria compagna in un laboratorio dove ti senti addosso il ruolo della cavia. Pasini (1994) evidenzia che mentre per gli uomini il cioccolato predispone alla sessualità, la maggior parte delle donne lo preferisce al sesso, mentre Murray (2001) associa addirittura i tratti di personalità del soggetto e il rapporto con l’alimento, proponendo una serie di interpretazioni psicologiche prive di basi empiriche.

Mettendo da parte le iperboli, sta ad ognuno restituire al cioccolato – lo stesso discorso si potrebbe fare per altri alimenti – il peso che gli spetta. Ci può far sorridere, renderci allegri, predisporci ad andare oltre il peccato di gola, trasportati dal piacere e dall’attivazione affettiva quando leggiamo il cartiglio che contiene una frase d’amore mentre gustiamo un bacio di cioccolato offertoci dalla donna che amiamo, ma non dobbiamo farci influenzare e trascinare dalle attese suscitate da informazioni e comunicazioni che spesso non sono affatto disinteressate.

Non possiamo essere certi che il cioccolato sia un afrodisiaco, ma può diventarlo quando si crea una certa atmosfera intorno al suo consumo e si attivano tutti i sensi. Simbolicamente può essere considerato di natura ermafrodita, copre tutte le forme della sessualità, è maschile ma anche femminile. Alimento indiscutibilmente tra i più amati e diffusi del nostro pianeta ha sicuramente valore gratificante, ma il significato che gli si attribuisce coinvolge naturalmente la scala di valori e lo stile di vita di ogni singolo consumatore.

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BIBLIOGRAFIA:

 

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Antonio Scarinci
Antonio Scarinci

Psicologo Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

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