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Tra studio e lavoro: il fenomeno NEET in relazione a variabili psicologiche – PARTECIPA ALLA RICERCA

Una survey per indagare l’associazione tra il fenomeno NEET e variabili come intolleranza all’incertezza, rimuginio e ruminazione

Di Francesca Dini, Caterina Lucarelli, Giulia Orecchini, Veronica Orienti

Pubblicato il 20 Nov. 2023

Il fenomeno NEET

Il termine NEET è stato coniato dal Dipartimento per l’Educazione in Inghilterra nel 1999 e include diverse categorie di soggetti: persone incapaci di lavorare a causa di malattia o disabilità, giovani con alti livelli di formazione che non trovano corrispondenza nel mercato del lavoro, individui scoraggiati da esperienze lavorative negative che manifestano scarsa fiducia nella propria condizione. 

Diversi studi dimostrano come gran parte dei giovani italiani si trovi a dover affrontare periodi di instabilità e incertezza nel passaggio tra istruzione e inserimento nel mondo del lavoro. L’insicurezza percepita rende i giovani NEET maggiormente vulnerabili, esponendoli al rischio di dover affrontare situazioni di esclusione sociale. Non essere inseriti in percorsi scolastici, formativi e/o lavorativi limita inoltre, nei giovani, la capacità di acquisire competenze ed esperienze che potrebbero migliorarne le prospettive di impiego lavorativo e di salute psicologica.

In Europa, questo termine fa riferimento a persone che nonostante non siano attive in percorsi di vario genere, sono attivamente impegnate nella ricerca di un impiego. In altri paesi, come ad esempio il Giappone, il termine NEET indica persone che non sono nemmeno attive in questa ricerca.

Come è cambiata la distribuzione NEET nel tempo

Gli ultimi 20 anni sono noti per essere stati caratterizzati da significativi e imponenti cambiamenti, a livello sia politico ed economico che, di riflesso, nel mondo del lavoro.

La crisi economica in corso, indotta dalla pandemia di Covid-19, ha ridotto le opportunità per i giovani nel mercato del lavoro. I giovani sono stati gravemente colpiti da questa crisi, il tasso di disoccupazione degli individui di età compresa tra i 15 e i 24 anni è infatti in forte aumento, così come la quota di NEET (Commissione Europea 2019).

Secondo gli ultimi dati Eurostat, nella fascia di età 15-34 anni la quota di NEET era pari al 23,8% nel 2019, ma è aumentata fino al 25,1% nel secondo trimestre del 2020. In altre parole, quasi un giovane su quattro rientra nella popolazione NEET. Nei paesi europei, durante la pandemia di Covid-19, il tasso di NEET è nel complesso aumentato di un punto percentuale nel 2020.

Dagli ultimi dati Eurostat (2020), l’Italia risulta essere il primo paese europeo per numero di NEET sul totale della popolazione compresa tra 20 e 34 anni. È stato evidenziato che lo stato di NEET nella giovane età adulta è significativamente più alto tra le femmine (20,9%) rispetto ai maschi (16,2%), dato che tende a crescere con l’aumentare dell’età.

Fattori di rischio e vulnerabilità dei NEET

In letteratura, diversi studiosi si sono interrogati su quali possano essere i maggiori fattori di rischio e vulnerabilità della categoria sociodemografica dei NEET.

Il basso livello di istruzione dei genitori, lo scarso supporto familiare e l’instabilità nelle relazioni tra pari sono emersi come significativi fattori di rischio contestuali.

Rispetto alle componenti psicologiche ed emotive, alcune vulnerabilità in questo senso, possono aumentare il rischio di rientrare in tale condizione. In letteratura sono presenti studi che associano lo status di NEET a labilità emotiva, abuso di sostanze, comportamenti antisociali o violenti, depressione e altri problemi di salute mentale.

Variabili psicologiche del fenomeno dei NEET in fase di studio

Gli studi in letteratura ad oggi presenti non prendono in considerazione, tuttavia, diversi aspetti psicologici associati a sintomatologia ansiosa e depressiva. Pertanto, il presente studio si pone come obiettivo quello di valutare la presenza di sintomi depressivi e ansiosi nella popolazione NEET andando a indagare come specifiche componenti psicologiche relative a rimuginio, intolleranza all’incertezza e ruminazione depressiva possano influire nel cronicizzare la permanenza nella condizione di non lavoro e non impiego in attività formative.

La tua compilazione del questionario sarà dunque molto importante ai fini di questa ricerca. Con che obiettivo? Rilevare questo aspetto sociale, così da poter rappresentare in futuro uno strumento per la prevenzione del disagio psicologico connesso al mondo del lavoro e della formazione.

Per compilare il questionario >> CLICCA QUI.

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