Il divorzio, e la fine di un matrimonio in generale, rappresenta un importante momento di cambiamento che coinvolge l’intero progetto di vita di entrambi i coniugi. Questa fase comporta la riorganizzazione di tanti aspetti della propria esistenza e quotidianità: aspetti economici, abitazione, rete relazionale, immagine sociale.
Le sei dimensioni del divorzio di Bohannan
Nel 1973 Paul Bohannan ha elaborato sei dimensioni che coinvolgono la coppia al momento della separazione:
- Divorzio emozionale: rappresenta lo scioglimento del progetto di vita comune costruito fino ad allora, dei sogni e delle speranze nati durante il tempo trascorso insieme.
- Divorzio legale: lo scioglimento legale del vincolo.
- Divorzio economico: cambiamento di status che può creare una condizione di disagio economico per uno o entrambi i coniugi.
- Divorzio comunitario: abbandono dell’abitazione comune o allontanamento da amici e rispettive famiglie e più in generale della rete sociale costruita insieme.
- Divorzio genitoriale: quando l’elevata conflittualità non permette di mantenere un accordo educativo nei confronti dei figli o avviene con essi una separazione intenzionale o per motivi di affidamento legale.
- Divorzio psicologico: “separazione di sé dalla personalità e dall’influenza dell’ex coniuge” (Bohannan, 1973), ovvero imparare a vivere la propria vita senza l’altro.
La separazione della coppia giunge positivamente al termine quando entrambi i coniugi hanno accettato la fine del rapporto e ne hanno compreso le cause e le dinamiche implicite.
Tuttavia quando il matrimonio finisce contro la volontà di uno dei due coniugi, colui che lo subisce vive una condizione emotiva assimilabile al lutto (Gambini, 2010), termine che indica appunto “tutti quei processi psicologici, consci o inconsci, che vengono suscitati dalla perdita di una persona amata” (Bowlby, 1983); si tratta quindi di una esperienza di perdita che provoca un profondo dolore.
Il “modello ciclico del lutto” di David Sbarra e Robert Emery (2005) prevede tre emozioni:
- Amore, che implica nostalgia per la perdita o la segreta speranza che tutto possa tornare come prima
- Collera, a causa della frustrazione subita, della sensazione di essere stato ingannato e del dolore percepito
- Tristezza, legata al sentimento di solitudine e sconforto che la separazione determina
Tipicamente al termine di una relazione tali emozioni compaiono una per volta con forte intensità, con il tempo le stesse iniziano a diminuire di profondità tendendo sempre più a manifestarsi simultaneamente (Sbarra & Emery, 2005).
Se controllati, riconosciuti ed elaborati correttamente questi contenuti psichici possono portare ad una nuova rinascita e all’accettazione della separazione e del divorzio, in vista di un nuovo personale progetto di vita.
Solo così è possibile attuare il “divorzio psicologico” di cui parla Bohannan (1973).
Non tutte le coppie però riescono, a seguito della rottura del legame, a giungere ad un divorzio psicologico.
Divorzio psicologico e legame disperante
Alcune separazioni diventano, di fatto, impossibili: la paura di perdersi si trasforma in una guerra in tribunale e più in generale in una lotta continua che si alimenta di ogni minimo pretesto. Tale scontro nella mente dei coniugi dovrà portare ad un unico vincitore e alla conseguente punizione dell’altro.
Nasce così quello che Cigoli, Galimberti e Mombelli (1988) definiscono “legame disperante”.
Il legame disperante è ciò che non permette alla coppia di raggiungere il divorzio psicologico: il rapporto non può essere mantenuto in vita perché è distruttivo, ma spezzarlo comporterebbe una profonda angoscia, che deve essere evitata perché troppo dolorosa.
L’altro è considerato come il “male”, a cui vanno attribuite tutte le colpe, anche quelle personali. Ed è proprio questa logica che alimenta il desiderio di distruggerlo: dal punto di vista giuridico, economico e psicologico; al fine di vendicarsi del torto subito.
All’interno di questa fase non vi è spazio per l’elaborazione del dolore, che potrebbe condurre alla fine dei conflitti e all’inizio di una nuova vita per ciascuno degli ex coniugi.
Il divorzio legale poi comporta profonde trasformazioni materiali: problematiche economiche, il rientro nella propria famiglia di origine, solitudine.
Queste difficoltà oggettive si sommano a quelle psicologiche e si trasformano in ulteriori pretesti per arrivare allo scontro: ricatti per il mancato pagamento dei versamenti, sentimenti di frustrazione per la propria condizione materiale di vita, denunce.
In questa battaglia, incentrata sul desiderio di rivalsa, i figli rimangono sullo sfondo, non visti. L’impossibilità quindi di attuare un divorzio psicologico (Bohannan, 1973) e superare “la fase della collera”(Sbarra & Emery, 2005) impedisce una ridefinizione efficace dei propri ruoli genitoriali e il loro esercizio.
Anche i figli vivono il divorzio dei genitori come un lutto: provano paura, si sentono disorientati per la perdita della loro quotidianità e delle loro certezze, vivono la tristezza di qualcosa che c’era prima e adesso non c’è più; provano rabbia per via dell’impotenza che sperimentano in tale situazione; attribuiscono spesso a sé la colpa dell’accaduto; vivono la vergogna, percepiscono la separazione dei propri genitori come qualcosa per cui essere imbarazzati agli occhi degli altri (Emery, 2008).
Infine il bambino sperimenta il senso di impotenza: spera inizialmente di riuscire a riunificare i genitori, ma il suo desiderio di onnipotenza si scontra ben presto con una realtà diversa.
Superare una situazione di alta conflittualità come il divorzio richiede sicuramente un notevole lavoro su se stessi e sul proprio ruolo di genitore, è necessario attraversare la fase del dolore, accettarla, elaborarla e lasciare andare la propria sofferenza, iniziando a investire su di sé e sulle proprie risorse. Questo cammino è molto faticoso e talvolta è opportuno affidarsi ad un esperto che possa fare da supporto e facilitatore nelle dinamiche di coppia e personali.