Jean Piaget: psicologo, biologo, pedagogista e filosofo svizzero
Jean Piaget, insigne psicologo svizzero, ha lasciato un’impronta indelebile nello studio dello sviluppo cognitivo, considerando i bambini come architetti del loro sviluppo intellettuale e facendo luce sulla nostra comprensione del modo in cui i bambini apprendono, ragionano e interagiscono con il mondo che li circonda.
L’importanza dell’approccio di Piaget nel campo della psicologia infantile è indiscussa, poiché ha posto le basi per un intero ramo di studio: la psicologia dello sviluppo. In questo articolo, esploreremo la figura di Jean Piaget, la sua teoria dello sviluppo cognitivo e il suo monumentale contributo alla psicologia, comprenderemo la sua eredità duratura e il modo in cui la sua visione del mondo infantile ha continuato a influenzare e ispirare la ricerca e la pratica nel campo della psicologia dello sviluppo.
Breve biografia di Jean Piaget
Jean Piaget, nato nel 1896 in Svizzera, è stato una figura di spicco nella storia delle idee del XX secolo, dando un contributo significativo alla psicologia, alla psicologia dello sviluppo e alla pedagogia.
Primo di tre fratelli, viveva con la sua famiglia in una tranquilla regione francofona vicino al Lago di Neuchatel, in una zona svizzera famosa per i suoi vigneti e la produzione di orologi. Sin dalla sua infanzia, Piaget è stato considerato un bambino prodigio. Suo padre, un professore di letteratura medievale all’Università di Neuchatel, ha coltivato la sua mente innovativa e curiosa, incoraggiandolo nella ricerca sistematica di risposte alle sue numerose domande sulla natura.
Sua madre, rigorosamente calvinista, lo ha incoraggiato a seguire l’istruzione religiosa, ma il giovane Piaget ha presto perso interesse per le dispute religiose che considerava “childish” (infantili) e ha iniziato a studiare filosofia per risolvere le incongruenze tra la religione e le sue osservazioni della natura. Ha studiato le opere del filosofo francese Henri Bergson, il cui libro “Creative Evolution” lo ha profondamente influenzato, spingendolo a considerare la biologia come chiave per comprendere la conoscenza umana.
Piaget è sempre stato un studente disciplinato e determinato nella ricerca della conoscenza. Ha pubblicato il suo primo articolo scientifico all’età di 10 anni, descrivendo le sue osservazioni di un passero albino, sul Giornale di Storia Naturale di Neuchatel. Durante il liceo, è diventato membro di un club di biologia locale e ha continuato a studiare e a scrivere articoli scientifici sulla malacologia, in particolare sulle lumache dei laghi svizzeri.
Nel 1918, all’età di 21 anni, ha conseguito il dottorato in scienze naturali presso l’Università di Neuchatel. Nello stesso anno ha pubblicato il suo primo libro, “Recherche” (La Ricerca), un romanzo autobiografico che affronta il conflitto tra scienza e religione e introduce il concetto di equilibrio, un tema che avrebbe sviluppato ulteriormente nelle sue teorie successive. Dopo aver conseguito il dottorato, ha iniziato a lavorare come biologo, in particolare nello studio dei molluschi. Questa formazione iniziale nelle scienze biologiche avrebbe avuto un’influenza duratura sulla sua teoria dello sviluppo cognitivo.
Successivamente, Piaget ha studiato presso l’Università di Zurigo e ha lavorato nella clinica psichiatrica di Eugen Bleuler, esplorando le teorie psicoanalitiche di Sigmund Freud e la psicologia analitica di Carl Gustav Jung, frequentando anche alcune sue lezioni. Questi studi lo hanno portato a interessarsi alle questioni psicologiche e allo sviluppo cognitivo.
Nel 1919, Piaget si trasferisce a Parigi, dove ha studiato logica e abnormal psychology (psicologia anormale, campo che studia aspetti del comportamento o del pensiero che potrebbero essere considerati un disturbo mentale), e ha lavorato come ricercatore associato presso il laboratorio di psicologia sperimentale di Simon-Binet. È stato durante questo periodo che Piaget ha iniziato a studiare il pensiero dei bambini e le differenze qualitative nel modo in cui pensano rispetto agli adulti. Questo ha segnato l’inizio della sua carriera nello studio dell’origine e dello sviluppo dell’intelligenza.
Nel 1923, Piaget ha sposato la psicologa Valentine Chatenay, una delle sue prime studentesse al Jean-Jacques Rousseau Institute a Ginevra. Insieme hanno studiato lo sviluppo intellettuale dei loro tre figli, osservando le loro azioni e parole per comprendere come acquisivano conoscenza.
Piaget ha ottenuto una cattedra presso l’Università di Ginevra e ha svolto ricerche sull’evoluzione del pensiero logico nell’infanzia e nell’adolescenza, in particolare per quanto riguarda concetti come velocità, quantità, numero, geometria, spazio, tempo e movimento.
Nel 1929, è diventato direttore del Bureau International d’Education a Ginevra, lavorando con l’UNESCO.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il lavoro di Piaget non era facilmente accessibile al di fuori della Svizzera, ma ha continuato a studiare lo sviluppo cognitivo dei bambini e ha scritto diversi libri in collaborazione con altri psicologi.
Nel 1955 ha fondato il Centro Internazionale per l’Epistemologia Genetica presso l’Università di Ginevra e ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti nel corso della sua carriera.
Piaget è stato autore, collaboratore o curatore di oltre 60 libri o capitoli di libri. Ha pubblicato frequentemente su riviste professionali e ha prodotto una grande quantità di note di lezione e documenti di ricerca. La Fondazione degli Archivi Jean Piaget di Ginevra è un deposito delle sue opere. Gli scritti di Piaget sono stati tradotti in 24 lingue, estendendo la sua influenza e il suo pensiero in tutto il mondo.
Jean Piaget è morto nel 1980 a Ginevra e, secondo i necrologi del giorno, più di 3.000 persone si sono riunite al suo funerale a Ginevra per onorare la sua vita e il suo lavoro.
Il contributo di Jean Piaget alla psicologia
I contributi di Jean Piaget alla psicologia sono stati straordinariamente significativi e il suo lavoro ha posto le basi per una comprensione più approfondita del nostro sviluppo cognitivo.
Piaget ha dedicato gran parte della sua vita a studiare come i bambini pensano, apprendono e comprendono il mondo che li circonda. La sua teoria dell’evoluzione cognitiva, nota come “teoria dello sviluppo cognitivo di Piaget”, ha rivoluzionato il campo della psicologia infantile. Egli ha identificato diverse tappe chiave nello sviluppo intellettuale dei bambini e ha dimostrato che i bambini non pensano semplicemente in modo diverso dagli adulti, ma attraversano fasi di pensiero distintive.
La sua ricerca ha coinvolto un ampio spettro di età, concentrandosi sullo sviluppo del pensiero e della comprensione dei bambini dalla nascita all’adolescenza. Piaget ha esaminato attentamente l’organizzazione delle azioni e delle percezioni nell’infanzia, lo sviluppo del linguaggio e del pensiero nei primi anni di vita, l’acquisizione di concetti e lo sviluppo del pensiero logico. La sua metodologia ha coinvolto esperimenti e osservazioni dirette con i bambini, studiando i loro giudizi, il ragionamento, la comprensione della causalità fisica e le origini dei fenomeni propri del mondo che li circonda. Inoltre, ha evidenziato l’importanza dell’interazione attiva del bambino con l’ambiente nel processo di apprendimento.
Le sue osservazioni e le sue ricerche sul pensiero infantile hanno scatenato un grande interesse nel campo della psicologia, portando alla creazione di una disciplina interamente nuova: la psicologia dello sviluppo, una branca della psicologia che si concentra sui cambiamenti che si verificano negli individui nel corso della loro vita.
I risultati delle sue ricerche hanno avuto un impatto significativo sulla pedagogia e sull’educazione, influenzando il modo in cui insegnanti e genitori comprendono e supportano lo sviluppo cognitivo dei bambini. Inoltre, il lavoro di Piaget ha aperto nuove strade per ulteriori ricerche in psicologia dello sviluppo, contribuendo alla nostra conoscenza dell’evoluzione cognitiva umana e alla comprensione dei meccanismi sottostanti al pensiero e all’apprendimento nei primi anni di vita.
I concetti chiave della teoria di Piaget
Il lavoro di Piaget si è concentrato sullo sviluppo di strutture e processi cognitivi nei bambini, alcuni concetti chiave sono alla base del suo approccio innovativo.
Uno dei pilastri della teoria di Piaget è l’idea che i bambini passano attraverso diverse fasi di sviluppo cognitivo, ciascuna con caratteristiche e modelli di pensiero distinti. Nello specifico, le fasi sono quattro, denominate: periodo sensorimotorio, periodo preoperatorio, periodo delle operazioni concrete e periodo delle operazioni formali.
Lo sviluppo cognitivo si basa sull’idea chiave dell’adattamento, che ha l’obiettivo di raggiungere uno stato di equilibrio. L’adattamento consiste in due processi: assimilazione e accomodamento.
L’assimilazione avviene quando un bambino integra nuove informazioni nel suo schema cognitivo esistente, cercando di interpretare la realtà in base alle sue conoscenze pregresse.
L’accomodamento, invece, comporta la modifica degli schemi cognitivi esistenti per adattarsi alle nuove informazioni, quando queste non possono essere integrate attraverso l’assimilazione.
Piaget ha proposto che lo sviluppo cognitivo tende al raggiungimento dell’equilibrio cognitivo. Egli sosteneva che i bambini cercano costantemente di raggiungere un equilibrio tra ciò che sanno e ciò che di nuovo incontrano nel loro ambiente. Quando si verificano squilibri tra queste due cose, i bambini sono spinti a riportare l’equilibrio attraverso i processi di assimilazione o accomodamento. È attraverso questo processo che gli individui costruiscono strutture cognitive più avanzate e sviluppano capacità di pensiero di ordine superiore.
Le strutture cognitive che gli individui usano per organizzare e interpretare le informazioni sono dette schemi, rappresentano appunto la conoscenza e la comprensione del mondo da parte degli individui. Quando gli individui interagiscono con il loro ambiente, sviluppano e modificano i loro schemi per adattarsi a nuove esperienze.
Infine, la teoria di Piaget sottolinea il ruolo cruciale del gioco nel processo di apprendimento, considerato come parte integrante dello sviluppo cognitivo dei bambini, poiché attraverso il gioco si possono sperimentare nuove idee, risolvere problemi e sviluppare abilità cognitive. In quest’ottica costruttivista l’esplorazione attiva e l’interazione con l’ambiente riveste un ruolo fondamentale nello sviluppo cognitivo, in quanto Piaget riteneva che i bambini costruissero attivamente la propria conoscenza attraverso le interazioni con il proprio ambiente.
La Teoria dello Sviluppo Cognitivo di Piaget in breve
Come abbiamo appena visto, secondo Piaget, lo sviluppo cognitivo avviene attraverso un processo continuo di adattamento con l’ambiente. Questo adattamento avviene attraverso due processi interconnessi: l’assimilazione, in cui i bambini integrano nuove informazioni nelle loro conoscenze esistenti, e l’accomodamento, dove modificano le loro conoscenze per adattarsi alle nuove informazioni. L’equilibrio tra assimilazione e accomodamento è essenziale per il progresso cognitivo.
Piaget ha diviso lo sviluppo cognitivo in quattro fasi distinte, ognuna caratterizzata da abilità cognitive e modi di pensare specifici.
Lo Stadio Sensomotorio
In questa fase iniziale dello sviluppo, che va alla nascita ai 2 anni, secondo Piaget, avvengono i cambiamenti più fondamentali e rapidi.
Il neonato interagisce con l’ambiente principalmente attraverso riflessi come il succhiare e l’afferrare. Il bambino, in questa fase, è il centro del suo universo e non collega le sensazioni e gli stimoli a qualcosa al di fuori di sé stesso.
Gradualmente, inizia a esplorare l’ambiente che lo circonda con reazioni circolari ripetitive, ovvero compie un’azione, è interessato al risultato e ripete la stessa azione. Maneggiando e manipolando gli oggetti e acquisendo abilità motorie più complesse, capendo che schiacciando un certo giocattolo si sentirà un suono stridulo, o che colpendo un oggetto appeso alla culla questo si muoverà.
Poi, attraverso tentativi ed errori, il bambino inizierà ad aggiungere uno scopo ai suoi movimenti. L’aggiunta di scopo alle azioni fisiche viene considerata da Piaget come l’inizio dell’intelligenza.
Una delle sfide principali in questa fase è l’acquisizione del concetto di permanenza dell’oggetto, ovvero la consapevolezza che un oggetto esiste anche quando è fuori dalla campo visivo.
Lo Stadio Preoperatorio
Questo stadio si verifica dai due ai sette anni circa. Durante questo periodo, i bambini possono ricostruire azioni passate attraverso la narrazione e anticipare azioni future attraverso rappresentazioni verbali. Possono etichettare oggetti e comprendere che possono essere classificati in base a una singola caratteristica.
La creatività e il gioco immaginativo diventano evidenti, con la capacità di rappresentare la realtà attraverso il gioco di finzione.
Il linguaggio e la rappresentazione simbolica iniziano a fiorire in questa fase. Tuttavia, hanno ancora difficoltà con i compiti di ragionamento logico e conservazione e tendono a pensare in modo egocentrico, incapaci di capire il punto di vista degli altri.
Sono evidenti le nozioni di animismo, secondo cui gli oggetti inanimati sono vivi con attributi di coscienza e volontà, e di artificialismo, secondo cui gli esseri umani hanno creato il mondo naturale di montagne, laghi, alberi, luna e sole.
Piaget distingue il periodo preconcettuale (dai due ai quattro anni), in cui i bambini iniziano a usare il linguaggio e le immagini mentali, dal periodo percettivo o intuitivo (dai quattro ai sette anni), in cui il ragionamento è basato su intuizioni soggettive e apparenze.
Lo Stadio delle Operazioni Concrete
La terza fase è la fase delle operazioni concrete e si estende dai 7 agli 11 anni. In questo periodo, i bambini iniziano a pensare in modo più logico e concreto, acquisiscono la capacità di svolgere operazioni mentali e di considerare più attributi di un oggetto contemporaneamente.
Comprendono le operazioni mentali come la conservazione di numeri, lunghezze, aree, pesi e volumi. La conservazione implica che i bambini capiscono che alcune caratteristiche di un oggetto rimangono costanti anche quando sembrano diverse, per esempio che la quantità può rimanere costante anche se cambia forma o disposizione.
Sono in grado di risolvere problemi, eseguire operazioni aritmetiche e sviluppare competenze come la classificazione degli oggetti e la misurazione del tempo.
Tuttavia, secondo Piaget, in questa fase i bambini continueranno a prendere la vita alla lettera, per cui l’uso della satira o della metafora linguistica sono ancora difficili per loro.
Lo Stadio delle Operazioni Formali
Questa è la fase dell’adolescenza, che inizia intorno agli 11 anni e continua fino all’età adulta, in cui i ragazzi sviluppano la capacità di pensiero astratto, ipotetico e deduttivo. Possono affrontare problemi complessi e indagare in modo sistematico, considerando ipotesi e conseguenze e tutti i fattori che possono influenzare un risultato.
È una fase caratterizzata da un pensiero ordinato e da una comprensione profonda, dalla capacità di vedere le implicazioni delle proprie idee e quelle degli altri.
L’adolescente o il giovane adulto in questa fase ha costruito un sistema di valori e possiede un senso di giudizio morale.
In sintesi, la teoria dello sviluppo cognitivo di Piaget offre un quadro prezioso per comprendere come i bambini acquisiscono conoscenze e abilità cognitive durante il loro percorso di crescita. Le quattro fasi delineate da Piaget forniscono un’importante guida per educatori, genitori e psicologi nell’aiutare i bambini a sviluppare al meglio il loro potenziale intellettuale.
Applicazioni Pratiche della teoria di Piaget
L’approccio di Jean Piaget allo sviluppo cognitivo ha avuto un profondo impatto nell’ambito dell’educazione e della pedagogia. La sua teoria ha suggerito agli educatori e ai genitori che i bambini attraversano diverse fasi di sviluppo cognitive, ognuna con le proprie caratteristiche e sfide.
Questa comprensione ha portato a una serie di applicazioni pratiche nel campo dell’istruzione. Ad esempio, gli educatori hanno iniziato a progettare programmi educativi che tengono conto delle fasi dello sviluppo cognitivo dei bambini. Ciò significa che le attività e i materiali didattici sono adattati alle capacità cognitive degli studenti in base alla loro età. In questo modo, gli insegnanti possono creare ambienti di apprendimento più efficaci che favoriscono lo sviluppo ottimale delle capacità cognitive dei bambini.
Inoltre, la teoria di Piaget ha sottolineato l’importanza dell’interazione attiva e dell’esplorazione nell’apprendimento. Gli educatori incoraggiano ora i bambini a fare domande, a esplorare e a sperimentare il mondo che li circonda. Questo tipo di approccio all’insegnamento stimola lo sviluppo cognitivo, poiché i bambini imparano meglio quando sono coinvolti attivamente nel processo di apprendimento.
Anche i genitori hanno tratto benefici dalla teoria di Piaget. Comprendere le fasi dello sviluppo cognitivo dei loro figli li aiuta a stabilire aspettative realistiche e a fornire un ambiente di apprendimento stimolante a casa. I genitori possono adottare un approccio più paziente e comprensivo nei confronti delle sfide cognitive dei loro figli, incoraggiandoli a esplorare, a fare domande e a pensare in modo critico.
In sintesi, l’approccio di Piaget all’educazione ha cambiato il modo in cui insegniamo e come aiutiamo i bambini nello sviluppo delle loro capacità cognitive. Ha mostrato che rispettare e adattarsi alle fasi di sviluppo dei bambini è fondamentale per un apprendimento efficace e ha aperto la strada a un approccio più interattivo e coinvolgente nell’istruzione.
Critiche ed eredità di Piaget
La teoria di Jean Piaget sullo sviluppo cognitivo dei bambini ha rappresentato una pietra miliare nella psicologia dello sviluppo, ma non è stata immune da critiche.
I critici sostengono che Piaget abbia sottovalutato le capacità cognitive dei bambini, in particolare nelle fasi iniziali, sostenendo che i bambini siano capaci di pensare in modo più complesso rispetto a quanto proposto da Piaget.
La teoria di Piaget viene anche criticata per non aver considerato adeguatamente l’influenza dei fattori culturali e sociali sullo sviluppo cognitivo. I critici sostengono che lo sviluppo cognitivo è modellato da esperienze culturali e sociali, che la teoria di Piaget non affronta completamente. Altri sostengono che la teoria di Piaget potrebbe non essere universalmente applicabile a tutte le culture e i contesti, suggerendo che lo sviluppo cognitivo può variare a seconda dei diversi contesti culturali e sociali.
I metodi di ricerca di Piaget, come interviste cliniche e osservazioni, sono stati criticati per potenziali pregiudizi e limitazioni. I critici sostengono che questi metodi potrebbero non catturare accuratamente i processi cognitivi dei bambini e portare a interpretazioni soggettive.
Inoltre, la teoria di Piaget non tiene adeguatamente conto delle differenze individuali nello sviluppo cognitivo, per cui i bambini potrebbero progredire attraverso le fasi a ritmi diversi e mostrare variazioni nelle loro capacità cognitive.
Queste critiche non hanno diminuito l’impatto duraturo della teoria di Piaget nello studio dello sviluppo cognitivo. La sua teoria ha fornito una base solida per comprendere il modo in cui i bambini pensano e imparano, e molte delle sue idee sono ancora ampiamente utilizzate nel campo dell’educazione e della psicologia infantile.
Inoltre, la teoria di Piaget ha ispirato numerosi altri psicologi dello sviluppo a condurre ulteriori ricerche e a sviluppare teorie complementari. Ad esempio, Lev Vygotskij ha introdotto il concetto di “zona di sviluppo prossimale,” enfatizzando l’importanza dell’interazione sociale nell’apprendimento cognitivo dei bambini. Anche i teorici neo-piagetiani, tra cui Robbie Case e Kurt Fischer, hanno contributo, proponendo che lo sviluppo cognitivo implichi sia cambiamenti qualitativi nel pensiero (come suggerito da Piaget) sia cambiamenti quantitativi nell’efficienza di elaborazione. Hanno sottolineato l’importanza delle differenze individuali e delle capacità cognitive specifiche del dominio.
Queste —e altre— teorie hanno arricchito ulteriormente la nostra comprensione dello sviluppo cognitivo.
Il contributo di Jean Piaget ha rivoluzionato il modo in cui comprendiamo lo sviluppo cognitivo nei bambini e ha aperto nuove strade per l’educazione. La sua enfasi sull’importanza dell’interazione attiva del bambino con l’ambiente ha influenzato profondamente le pratiche educative in tutto il mondo e ispirato generazioni di educatori a creare ambienti di apprendimento più interattivi e centrati sul bambino.
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