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Dopo l’adozione: accogliere e accettare il bambino in famiglia

L’esperienza dell’adozione è un viaggio emotivo in cui genitori e bambino imparano a conoscersi e a costruire insieme una nuova famiglia

Di Anna Boccaccio

Pubblicato il 05 Nov. 2025

Ce l’abbiamo fatta: avremo un figlio adottivo

L’attesa è finita. Dopo mesi (o anni, in alcuni casi), finalmente i genitori adottivi si preparano all’arrivo del loro bambino/a. Dalla dichiarazione di disponibilità all’adozione, passando attraverso una serie di valutazioni e accertamenti legali, finanziari, abitativi, psicologici, sanitari e sociali, il percorso che ha condotto la coppia genitoriale all’accoglienza del loro figlio adottivo si è rivelato lungo e tortuoso. 

L’arrivo del bambino a casa e l’incontro con i genitori adottivi può dare il via a una fase “di svolta” per la famiglia, rappresentando sia un punto di arrivo che di partenza. Punto di arrivo in quanto segna la fine dell’iter di valutazione che ha decretato l’idoneità dei genitori ad adottare, la fine di una fase di preparazione all’adozione e dell’attesa; punto di partenza, poiché l’arrivo del bambino sancisce l’inizio di un processo di conoscenza, adattamento e – possibilmente – di accettazione reciproca.

Adozione: è sempre amore a prima vista?

Per molte famiglie, l’ingresso del bambino adottato in casa può avere tutt’altro effetto che un “amore a prima vista”. Nell’adozione, infatti, l’adattamento reciproco e la costruzione di un legame di attaccamento genitori-figlio possono rivelarsi lenti e complessi. Fattori come età del bambino al momento dell’adozione, esperienze pregresse di affido, caregiver multipli nei primi anni di vita, separazioni ripetute e traumi pre-adozione possono contribuire a rallentare o ostacolare la creazione di un legame di attaccamento sicuro (Brodzinsky et al., 2022).

Alcuni genitori potrebbero sentirsi scoraggiati o ansiosi nel percepire di non aver instaurato subito un legame con il loro bambino. Potrebbero anche temere di aver fatto qualcosa di sbagliato se il loro bambino sembra diffidente, teso o comunque a disagio nella sua nuova casa. Inizialmente, i genitori – sia di neonati che di bambini più grandi – potrebbero sentirsi quasi “fuori posto”, ma con il tempo e le esperienze quotidiane condivise, la conoscenza reciproca e la costruzione di un nuovo e stabile legame può diventare lenta ma possibile.  

Costruire il legame

Offrire affetto e attenzione costanti può, in generale, aiutare il bambino a sentirsi sicuro e amato. Come per i neonati, attenersi a una routine regolare è fondamentale anche per un bambino più grande; inoltre, stabilire regole chiare e coerenti può aiutarlo a comprendere come funziona la famiglia. L’American Psychological Association, inoltre, raccomanda ai genitori adottivi di mantenere sempre “aperte” le linee di comunicazione e far sapere al bambino che i suoi genitori sono lì per parlare ogni volta che lo desidera. Celebrare insieme tradizioni di lunga data e iniziare nuovi rituali può aiutare il figlio adottato a sentirsi speciale e a comprendere qual è il suo posto nella nuova famiglia.

L’incontro effettivo con il figlio adottivo può avvenire grazie alla capacità dei genitori di sintonizzarsi con lui a un livello emotivo profondo, che permette di riconoscersi, di sentire la stessa cosa, nonostante una storia diversa, un linguaggio diverso, una cultura totalmente lontana. Se i genitori saranno capaci di stare nello “stesso sentire”, due adulti e un bambino biologicamente, culturalmente ed emotivamente estranei potranno cominciare ad “appartenersi”, a creare un nucleo di reciproca appartenenza.

Aiutare il bambino a sentirsi a casa

Individuare alcune strategie per aiutare il bambino a sentirsi rassicurato e al sicuro nella sua nuova casa e appoggiarsi a una solida rete di supporto extra o intra-familiare possono rivelarsi risorse utili ad aiutare i genitori a rimanere positivi e a mantenere la fiducia durante il processo di conoscenza e adattamento reciproco.

Alcuni bambini potrebbero sentirsi inizialmente sopraffatti o spaventati nella loro nuova casa. Quanti hanno sperimentato in precedenza frequenti trasferimenti potrebbero temere che quella attuale sia solo l’ennesima casa temporanea. Per aiutare il bambino ad adattarsi, un primo passo potrebbe essere rendere l’ambiente fisico il più confortevole e accogliente possibile. Questo può avvenire in diversi modi, ad esempio allestendo una stanza o uno spazio dedicato al bambino, scrivendo il suo nome sulla porta, personalizzando oggetti e suppellettili, decorandola insieme a lui in base ai suoi interessi o includendo giocattoli e altri ricordi delle case precedenti. 

In caso di adozione internazionale, i genitori potrebbero addirittura apprendere alcuni vocaboli in lingua madre del bambino. Essere interpellato in una lingua che può comprendere, anche solo per poche parole o semplici frasi, può aiutare il bambino a sentirsi meno sopraffatto dalla nuova situazione. 

Per i genitori può essere utile persino imparare a preparare piatti tipici della cultura di provenienza del bambino (o più semplicemente cercare ristoranti e locali in cui ordinarli). I bambini di Paesi e continenti lontani potrebbero avere bisogno di tempi più lunghi per adattarsi anche fisicamente a una nuova dieta.

Al contempo, i genitori adottivi potrebbero scegliere di non sopraffare il bambino introducendolo nell’immediato nei vari contesti di socializzazione e nella rete sociale allargata. Piuttosto, impostare routine semplici che scandiscano la vita quotidiana e dare priorità al tempo libero condiviso con la famiglia ristretta possono contribuire a una percezione di maggiore stabilità nel bambino. Gradualmente, i genitori discuteranno delle tradizioni familiari integrandovi il bambino. Se il piccolo proviene da una cultura diversa, è spesso utile incorporare nella vita familiare elementi di tradizioni tipiche della sua cultura. Questo può aiutare il bambino ad adattarsi, mantenendo al contempo un senso di orgoglio per la propria identità culturale.

Come sostiene l’American Psychological Association, un bambino adottato può prosperare quando i suoi genitori riconoscono la realtà dell’adozione e sono onesti con lui riguardo al suo passato e alla sua identità. Imparare a conoscere l’adozione e impegnarsi costantemente per aiutare un bambino ad affrontare gli alti e bassi connessi alla crescita sono tra i modi migliori per aiutarlo a diventare un adulto sicuro e adattato.

Terzo Congresso AIAU ODV ETS

Di queste e di altre sfide connesse all’universo dell’adozione discuterà il 3° Congresso Associazione In Aiuti Umanitari (AIAU) ODV ETS, in collaborazione con CESVOT (Centro Servizi Volontariato Toscana) e patrocinato dal Comune di Firenze, che avrà luogo sabato 29 Novembre presso Villa Medici a Firenze. Parteciperà al dibattito la dottoressa Sandra Sassaroli, Presidente inTHERAPY e Gruppo Studi Cognitivi, Psichiatra e Psicoterapeuta, dedicando al congresso due speciali focus sul post-adozione e sul pre-adozione

Il rapporto tra genitori e figli. Le sfide del nostro tempo – 3° Congresso AIAU ODV ETS

Riferimenti Bibliografici
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