I cani: migliori amici dell’uomo da migliaia di anni
Spesso si dice che il cane sia il migliore amico dell’uomo. In effetti, questa specie è stata la prima ad essere addomesticata dall’essere umano: in particolare, recenti analisi genetiche di antichi resti umani e canini suggeriscono che l’addomesticamento del cane (a partire dal suo antenato, il lupo grigio) sia inizialmente avvenuto in Siberia nel tardo Pleistocene, circa 20.000 anni fa, quando uomini e lupi erano isolati a causa del clima estremamente rigido dell’Ultimo Massimo Glaciale (Perri et al., 2021). La successiva dispersione geografica e le divergenze genetiche all’interno di ciascuna popolazione suggeriscono che dove sono andati gli uomini, sono andati anche i cani, condividendo con noi una lunghissima storia di complicità. Grazie a questa convivenza durata migliaia di anni, i cani hanno sviluppato una serie di abilità davvero straordinarie, tra cui la capacità di individuare la presenza di alcune malattie (Boyd, 2023) e quella di riconoscere e rispondere ai nostri stati emotivi (Albuquerque et al., 2016). La consapevolezza di questo legame così profondo ha portato un gruppo di ricercatori a indagare se esseri umani e cani possano “connettersi” anche da un punto di vista neurologico, conducendo il primo studio nella storia volto a esplorare l’accoppiamento neurale tra due specie diverse (Ren et al., 2024).
Quando due cervelli si sincronizzano: l’accoppiamento neurale
Ma cos’è l’accoppiamento neurale? Questo termine (in inglese, neural coupling) è utilizzato per descrivere quel fenomeno che avviene quando l’attività cerebrale di due o più individui si sincronizza nel corso di un’interazione, grazie a pattern di attività neuronale simili in determinate aree cerebrali. Negli umani, tale sincronizzazione avviene soprattutto durante una conversazione o la narrazione di una storia, e gli esperti suggeriscono che possa favorire la comprensione tra oratore e ascoltatore (Silbert et al., 2014). L’accoppiamento neurale è stato osservato nel corso di numerose interazioni tra membri della stessa specie, in specie quali topi (Hasson et al., 2012), pipistrelli (Zhang & Yartsev, 2019), esseri umani (Cui et al., 2012) e altri primati (Tseng et al., 2018). Questo “collegamento tra cervelli” potrebbe ricoprire un ruolo rilevante nel modellare le azioni degli individui inseriti in una rete sociale, favorendo lo sviluppo di comportamenti complessi che non potrebbero emergere in una condizione di isolamento, contribuendo altresì a migliorare l’apprendimento e la collaborazione (Nguyen et al., 2022; Shehata et al., 2021). Ad esempio, un recente studio ha evidenziato che quando un insegnante e i suoi studenti presentano un accoppiamento neurale più forte a livello della corteccia posteromediale nel corso di una lezione, gli studenti apprendono più efficacemente quanto spiegato, ottenendo punteggi più elevati in un test volto a verificare le loro conoscenze sulla lezione (Nguyen et al., 2022).
Come abbiamo visto, quindi, i cervelli di alcuni animali sociali sono in grado di sincronizzarsi, proprio in conseguenza della natura sociale delle loro interazioni: è possibile che questo fenomeno avvenga anche tra esseri umani e cani, che convivono da migliaia di anni?
La risposta sembra essere “sì”: Lo studio di Ren et al. (2024)
Una recente ricerca condotta in Cina da Ren et al. (2024) ha rivelato un fenomeno straordinario: l’attività cerebrale di cani e umani può sincronizzarsi quando si guardano negli occhi. Utilizzando l’elettroencefalografia (EEG), una tecnologia che traccia i segnali neurali attraverso un copricapo dotato di elettrodi, i ricercatori hanno osservato come il contatto visivo diretto, combinato con il tocco affettuoso, come accarezzare il cane, crei una vera e propria connessione tra i due. In queste condizioni, le aree del cervello legate all’attenzione si attivano in modo sincronizzato sia nell’umano che nel cane. Questo effetto, già di per sé affascinante, diventa ancora più pronunciato con il tempo e la familiarità: durante i cinque giorni dello studio, le coppie cane-umano che trascorrevano più tempo insieme hanno mostrato una sincronizzazione cerebrale sempre più marcata. Tali risultati richiamano studi precedenti su interazioni umane (Zheng et al., 2020), che dimostrano come la conoscenza reciproca approfondisca l’armonia cerebrale, suggerendo che il legame tra uomo e cane affondi le sue radici nella biologia.
Mutazioni genetiche e il ruolo sorprendente dell’LSD nel legame uomo-cane
Un altro aspetto intrigante dello studio riguarda l’influenza delle differenze genetiche sulla sincronizzazione neurale. In particolare, i ricercatori hanno esaminato cani portatori di una mutazione nel gene Shank3, responsabile di una connettività cerebrale ridotta nelle aree legate all’attenzione. Questi cani mostravano una sincronizzazione neurale inferiore con gli esseri umani, evidenziando che il loro cervello potrebbe elaborare segnali sociali in modo meno efficiente. Tuttavia, un risultato sorprendente è emerso quando ai cani con questa mutazione è stata somministrata una singola dose di LSD: la sostanza ha temporaneamente migliorato la loro attenzione e ripristinato la sincronizzazione neurale. Sebbene l’uso dell’LSD ponga importanti interrogativi etici, questi risultati evidenziano quanto sia adattabile il processo di connessione cerebrale e quanto possa influire sulla capacità di relazione. Nel complesso, questo studio non solo getta nuova luce sul rapporto millenario tra uomo e cane, ma ci ricorda anche quanto sia speciale questo legame. Quindi, gli occhi dolci dei nostri cani nascondono un mondo di significati: sono la porta verso una connessione profonda, che nasce dalle basi più intime della nostra natura.