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L’ansia da competizione nello sport

L’ansia da competizione è composta da una parte cognitiva, con rimuginio e pensieri negativi, e una somatica, con segnali di attivazione corporea

Di Riccardo Fabbrini

Pubblicato il 29 Lug. 2022

Anche se un atleta ha seguito un percorso di allenamento impegnativo e ha preparato particolari strategie per una determinata prova, è possibile che non riesca a eseguire una performance ottimale a causa dell’ansia da competizione.

 

Introduzione all’ansia da competizione

 L’ansia da competizione è stata identificata da vari ricercatori come una delle tematiche più studiate nel campo della psicologia sportiva (Ong e Chua, 2021). Viene definita come uno stato di ansia in risposta a una situazione legata al contesto sportivo che l’individuo percepisce come stressante e che comporta un’attivazione fisiologica e cognitiva, accompagnata a delle risposte comportamentali.

L’ansia da competizione è stata concettualizzata per la prima volta nella teoria dell’ansia multidimensionale di Martens, Vealey e Burton, nel 1990 (Ong e Chua, 2021). Questa teoria vede l’ansia da competizione come un costrutto composto da una parte cognitiva e una somatica. L’ansia cognitiva rappresenta l’aspetto mentale dell’ansia, e comprende aspetti legati al pensiero come rimuginio e pensieri negativi. L’ansia somatica, invece, è la manifestazione fisiologica dell’ansia da competizione, che implica segnali di attivazione corporea, come tensione e nervosismo.

Gran parte delle ricerche si è sempre concentrata sull’ansia da competizione di stato, ovvero una tipologia di ansia caratterizzata da un’attivazione temporanea e contesto-specifica legata a una prestazione sportiva, come una partita o un incontro.

Lo strumento utilizzato per misurare l’ansia competitiva di stato è la Revised Competitive State Anxiety Inventory-2 (Cox et al., 2003; Ong e Chua, 2021), che contiene sottoscale specifiche per l’ansia cognitiva, l’ansia somatica e la fiducia in sé stessi.

Le conseguenze dell’ansia da competizione

Le conseguenze dell’ansia da competizione possono essere numerose e possono risultare altamente problematiche per gli atleti (HasanaH e Refanthira, 2020). Questo tipo di ansia è legata al mondo dello sport, e non compromette solamente la qualità della performance dei professionisti, ma anche degli atleti amatoriali. Infatti, anche se un atleta ha seguito un percorso di allenamento impegnativo e ha preparato particolari strategie per una determinata prova, è possibile che non riesca a eseguire una performance ottimale proprio a causa dell’ansia da competizione. La componente psicologica risulta quindi fondamentale, infatti, secondo alcune ricerche, proprio la componente psicologica ha determinato la vittoria di circa l’80% delle vittorie professionistiche in numerosi sport. Ciò è dovuto proprio al fatto che l’ansia da competizione ha una forte influenza sulla motivazione dell’individuo.

 Questo tipo di ansia compare spesso poco prima che l’individuo abbia un incontro o una partita, e tende a compromettere la performance dell’atleta (HasanaH e Refanthira, 2020). In questi casi, il solo focus sull’allenamento fisico e sulla strategia da seguire non è sufficiente ad incoraggiare l’atleta, che non riuscirà a dimostrare al meglio le proprie capacità. Infatti, qualora un individuo esperisse ansia da competizione, si presenterebbero una serie di conseguenze sia fisiche, come battito cardiaco e respirazione accelerati o tensione muscolare, sia psicologiche, come basso morale, paura di perdere, valutazione negativa dell’ambiente e scarsa autostima. Questo sistema di sintomi è circolare e causa disagio nell’atleta, il quale esperirà ansia a causa dell’eccessiva preoccupazione verso i sintomi fisici, che a loro volta vengono causati da quelli psicologici.

Come gestire l’ansia da competizione?

La soluzione che fino ad oggi sembra essere la più efficace nella gestione dell’ansia da competizione è un percorso di supporto psicoterapeutico integrato con tecniche fisiche di rilassamento (Ong e Chua, 2021). Alcuni strumenti che possono supportare l’atleta nel gestire l’ansia da competizione riguardano l’utilizzo di una serie di tecniche mentali, come il self-talk motivazionale, la pianificazione di obiettivi, la ristrutturazione cognitiva e tecniche di respirazione. Una particolare attenzione va data alle tecniche che enfatizzano la protezione della fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità, in quanto è vista come un fattore chiave che aiuta a gestire i sintomi negativi dell’ansia e a promuovere l’interpretazione di tali sintomi.

Tutte queste tecniche, insieme al percorso psicoterapeutico, hanno lo scopo di permettere all’atleta di raggiungere una performance ottimale. Inoltre, il supporto psicoterapeutico può essere anche rivolto verso eventuali allenatori o compagni di squadra, con incontri di psicoeducazione, al fine di fornire così un ulteriore strumento nell’affrontare l’ansia da competizione.

 

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