La doppia natura della gentilezza: innata e acquisita
La gentilezza è una caratteristica innata o può essere appresa con l’esperienza? Per la ricerca, entrambe le posizioni potrebbero essere valide. Non solo siamo evolutivamente predisposti alla gentilezza, ma possiamo anche accrescere la nostra capacità di essere gentili nel corso della vita.
Cosa è la gentilezza?
La gentilezza è definita come una preoccupazione genuina e appropriata all’età per il benessere degli altri e di se stessi (Malti, 2020). Il dizionario di psicologia dell’American Psychological Association descrive la gentilezza come un’azione benevola, utile, intenzionalmente diretta a un altro individuo e motivata non da punizioni o ricompense, ma dal desiderio di aiutare.
Comprende aspetti quali tolleranza, empatia, altruismo e proazione. Non a caso, atteggiamenti gentili possono tradursi in azioni gentili, come i cosiddetti comportamenti prosociali, azioni positive che implicano dei costi per sé e dei benefici per gli altri. Esempi di comportamenti prosociali possono essere aiutare, confortare e condividere (Malti, 2020).
Nati gentili
Nonostante i fatti di attualità testimonino quotidiane brutalità e violenze perpetrate dagli esseri umani, la ricerca getta nuova luce sulla possibilità che la gentilezza possa avere profonde basi evolutive.
Studi di psicologia dello sviluppo, infatti, hanno documentato la presenza di reazioni socio-morali nei lattanti, troppo piccoli per aver acquisito tali tendenze solo attraverso l’apprendimento (Woo et al., 2022). Ad esempio, in uno studio longitudinale condotto in Israele, sono state osservate le risposte alla sofferenza altrui in bambini di appena 3 mesi di vita. I bambini più empaticamente “preoccupati” per gli altri mostravano, a 18 mesi, maggiori comportamenti prosociali di aiuto verso gli altri in difficoltà (Davidov et al., 2021). Non solo, neonati di soli 5 giorni e lattanti fino a 9 mesi di età sembrano preferire – per così dire – “attori” sociali (come pupazzi, peluches, marionette o forme geometriche) che mettono in scena comportamenti di aiuto piuttosto che comportamenti antisociali (come cercare di ostacolare un altro pupazzo nel suo percorso) (Hamlin & Wynn, 2011; Geraci et al., 2025).
A 10 mesi, i bambini possono aver già sviluppato aspettative di equità, scegliendo di interagire in via preferenziale con individui che distribuiscono giocattoli in maniera equa piuttosto che con partner che effettuano distribuzioni ingiuste (Lucca et al., 2018). I bambini, insomma, sembrano nati con una “bussola morale” interiore, che li orienta verso stimoli di natura prosociale e collaborativa. Uno studio condotto dall’Università di Kyoto fa eco a questi risultati, suggerendo che riconosciamo la giustizia prima ancora di saper parlare (Kanakogi et al., 2017). Lattanti preverbali (età media di 6 mesi) sono maggiormente attratti da figure che proteggono i deboli in modo intenzionale. Siamo nati gentili, dunque. E anche nati per amare i supereroi!
Secondo Dacher Keltner, professore di psicologia presso l’Università della California a Berkeley e saggista, la prova che siamo nati per essere buoni, come recita il suo libro del 2009, risiederebbe nella vulnerabilità dei bambini e nella loro dipendenza dalle cure degli adulti. Nella specie umana, i bambini nascono con il bisogno di altri per sopravvivere. Questo bisogno, secondo Keltner, potrebbe aver riorganizzato la nostra biologia e fisiologia, rendendoci una specie interdipendente e “super-protettiva”, al punto che gli atti di cura migliorano la nostra salute fisica e allungano la nostra vita. Siamo, dunque, nati per essere buoni gli uni con gli altri.
Coltivare la gentilezza
Come possiamo accrescere la nostra innata gentilezza e promuovere il superamento di divisioni, conflitti e violenze? Un modo potrebbe essere coltivare le basi sociali e psicologiche della gentilezza fin da piccoli.
L’Istituto Mahatma Gandhi dell’UNESCO ha redatto nel 2021 una brochure, Building kinder brains, rivolta a insegnanti, educatori, professionisti della salute mentale, genitori e istituzioni, che illustra i principi fondamentali del cosiddetto Social and Emotional Learning (apprendimento socio-emotivo). L’apprendimento socio-emotivo (SEL) è il processo di acquisizione delle competenze utili a promuovere relazioni positive e cambiamenti nel comportamento dei bambini, con le finalità di:
- favorire la comprendere e l’esprimere delle emozioni in modo efficace (intelligenza emotiva)
- mostrare empatia e compassione per gli altri
- formare un senso di identità inclusivo
- stabilire e mantenere relazioni interpersonali sane e di reciproco sostegno
- lavorare per raggiungere obiettivi personali e collettivi
- prendere decisioni etiche
- diventare membri impegnati e partecipativi delle comunità
- contribuire a obiettivi più ampi, come la costruzione di società inclusive, giuste, sane, pacifiche e sostenibili.
Per l’UNESCO, è auspicabile integrare nei curricula scolastici, in ambito familiare ed educativo in generale principi e buone pratiche alla base dell’apprendimento socio-emotivo, come l’empatia, il dialogo, il gioco e la gratificazione. Questa integrazione può avere un impatto determinante sul miglioramento del rendimento scolastico, sulla riduzione dei tassi di abbandono scolastico e sul miglioramento della salute mentale e del benessere generale e, soprattutto, sul rafforzamento di dinamiche emotive e relazionali positive all’interno di classi, scuole, comunità e società.
La gentilezza è contagiosa, ci ricorda l’UNESCO. Assistere ad atti di gentilezza favorisce la produzione di ossitocina, anche chiamata ormone dell’amore. Così, quando un bambino assiste a un atto di gentilezza, con buona probabilità tenderà ad agire a sua volta con gentilezza. È il segreto per una società migliore.
Festival della Gentilezza 2025
In occasione del 13 Novembre, Giornata mondiale della gentilezza, Corriere della Sera, in collaborazione con Fondazione Amplifon, dedicano due giornate al Festival della Gentilezza 2025. Il 24 e 25 Ottobre, nella Sala Buzzati del Corriere della Sera, scrittori, artisti, psicoterapeuti, sportivi, professori e molti altri dialogheranno con i giornalisti del Corriere, offrendo al pubblico riflessioni ed esperienze.
Nell’ambito del Festival, venerdì 24 Ottobre, la dottoressa Sandra Sassaroli, Presidente inTHERAPY e Gruppo Studi Cognitivi, Psichiatra e Psicoterapeuta, sarà ospite della tavola rotonda dal titolo “La rivoluzione della gentilezza”. Un’occasione per riflettere sul valore universale della gentilezza e sul suo potere di renderci più umani.