Cosa penserà di me il terapeuta?
Oggi Ezio siede pensieroso davanti al suo terapeuta. Nell’ultima seduta di psicoterapia, ha affrontato alcune questioni particolarmente profonde e delicate. “Avrò fatto bene a dirgli tutte quelle cose? Cosa penserà adesso di me?”
Scruta l’espressione del terapeuta per indovinare la sua reazione: “L’avrò scioccato? Avrà paura di me? Penserà che non sono normale … che sono un caso disperato?”
La psicoterapia è così. Raccontiamo al terapeuta fatti e verità che non diremmo a nessun altro (o per lo meno a pochi intimi), sveliamo segreti di famiglia, mettiamo nero su bianco i nostri pensieri più bizzarri. Il terapeuta può vederci nel nostro massimo disagio, nel momento della “lotta” e nel cambiamento.
Molte persone possono preoccuparsi dell’opinione che il terapeuta ha di loro, di come vengono percepiti in seduta specifici vissuti, pensieri e stati d’animo riportati. D’altro canto, il feedback proveniente dal terapeuta, in quanto professionista della salute mentale, può influenzare il modo in cui vediamo noi stessi e le nostre esperienze.
Il tuo terapeuta si prende cura di te
La relazione che si instaura tra terapeuta e paziente è un ingrediente importante in una psicoterapia, in quanto consente alla persona di sperimentare un legame basato su empatia, comprensione, assenza di giudizio, sintonizzazione emotiva e condivisione di specifici obiettivi.
Citando le parole della poetessa e attivista statunitense Maya Angelou: “Ho imparato che le persone dimenticheranno quello che hai detto, le persone dimenticheranno quello che hai fatto, ma non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire“.
Un buon terapeuta collaborerà col paziente per definire e realizzare gli obiettivi della psicoterapia. Inoltre, saprà essere disponibile a ricevere feedback dalla persona durante l’intero corso del trattamento e a riparare le cosiddette “rotture terapeutiche”, ovvero le difficoltà intervenienti nella psicoterapia (come disaccordo sugli obiettivi, ritiro o allontanamento dalla terapia e sfiducia verso di essa).
Il tuo terapeuta non pensa che tu sia pazzo
Alcune persone evitano di andare da uno psicoterapeuta, poiché temono che questi possa scoprire che c’è qualcosa di grave che non va in loro.
In realtà, una persona che soffre a causa di un trauma, un abuso o una perdita non è una persona pazza, è semplicemente umana. Gli esseri umani hanno la capacità di provare emozioni, pensare e agire. Sono proprio le azioni che facciamo per risparmiarci una sofferenza emotiva, o il nostro modo di considerare le esperienze che viviamo, che spesso generano sintomi che esacerbano la nostra sofferenza e portano a problemi di salute mentale.
Il terapeuta si occupa di tali pensieri, emozioni e comportamenti.
Il terapeuta ti giudicherà?
Le persone temono di essere giudicate anche in psicoterapia per particolari esperienze personali. Tra queste possono esservi:
- genitorialità (ad esempio, “Non mi piace essere genitore”, “Non ho mai voluto figli”, “Ho dato un figlio in adozione”, “Ho abortito volontariamente”, “Sono un cattivo genitore”)
- essere sopravvissuto ad abusi fisici, psicologici o essere autore di abusi
- posizione lavorativa poco specializzata o socialmente marginalizzata
- povertà, storia di povertà o disoccupazione
- precedenti penali
- dipendenze da sostanze, alcol, gioco d’azzardo o sesso
- disturbi alimentari o comportamenti alimentari non sani
- comportamenti impulsivi (“Faccio acquisti senza pormi limiti”, “Mi strappo via i capelli”)
- essere un professionista della salute o della salute mentale
- basso livello di istruzione
- etnia, orientamento sessuale, capacità intellettive
- pensieri suicidari e comportamenti autolesionistici
- malattie fisiche o mentali
- stili di vita alternativi (poliamore, BDSM ecc.)
- relazioni romantiche non ufficializzate o aperte (infedeltà, relazioni extraconiugali ecc.).
Per quanto non esaustiva, questa lista potrebbe rivelare a qualcuno di noi che le sue paure sono più comuni di quanto possa pensare. Gli psicoterapeuti sono professionisti preparati a creare un contesto sicuro e privo di pregiudizi, adattando possibilmente il trattamento alle caratteristiche individuali dei pazienti, come background culturale, tratti di personalità, preferenze terapeutiche, convinzioni religiose o spirituali, identità di genere e orientamento sessuale. Non è facile correre il rischio di essere giudicati, ma uno studio di psicoterapia è uno dei luoghi più sicuri in cui rischiare.
Il terapeuta pensa a te tra una seduta e l’altra
Il tempo tra una seduta di psicoterapia e l’altra è spesso scandito da riflessioni profonde e da emozioni sul lavoro svolto, sia per Ezio che per il suo terapeuta. Il terapeuta potrebbe continuare a elaborare i passi compiuti anche molto dopo la fine della seduta, mettendo a punto le strategie terapeutiche più opportune e portando il lavoro fuori dallo studio, nel suo “mondo reale”. Potrebbe persino riconsiderare un’opinione espressa o un intervento fatto durante una seduta.
Il rapporto tra terapeuta e persona continua tra una seduta e l’altra, anche se i due di fatto non comunicano tra loro.
Problemi con il terapeuta?
Se abbiamo appena iniziato una psicoterapia e il percorso non ci appaga, potremmo optare per concederci un ulteriore margine di tempo e dare al nostro terapeuta una possibilità. L’impatto iniziale della psicoterapia potrebbe risultare complesso, talvolta scoraggiante finché non ci si abitua. Tuttavia, se tali sensazioni spiacevoli e negative non dovessero risolversi, questo potrebbe segnalarci che stiamo seguendo una psicoterapia o un terapeuta non adatti a noi. Può accadere. Alcune persone potrebbero sentirsi non ascoltate, non capite, confuse o addirittura turbate; il terapeuta potrebbe apparire loro poco empatico e il trattamento scarsamente efficace.
Discutere col terapeuta del proprio disagio può rivelarsi la strategia migliore. I terapeuti, infatti, sono professionisti formati anche nella gestione delle possibili difficoltà insite nel processo di psicoterapia.
Un buon terapeuta comprenderà il nostro disagio e potrebbe persino aiutarci a trovare un terapeuta più adatto a noi.