Perché gli adolescenti sfidano la morte?
Quando si sentono notizie di adolescenti che prendono parte a sfide pericolose, a volte anche fatali, da mostrare sui social media, è naturale chiedersi cosa li spinga a rischiare la propria vita per un “gioco”. La dottoressa Simona Scaini, psicologa e direttrice scientifica di inTHERAPY Cliniche, offre una possibile spiegazione in un’intervista al TG1, individuando due fattori principali.
Fattori neurobiologici e sociali
Il primo fattore è di natura neurobiologica. Durante l’adolescenza, lo sviluppo del cervello è asincrono. Il sistema limbico, che gestisce le emozioni e la ricerca di sensazioni forti, è già molto attivo. Al contrario, la corteccia prefrontale, responsabile del controllo degli impulsi e delle decisioni, è ancora in via di sviluppo. Questa discrepanza può portare gli adolescenti a cercare emozioni intense senza valutare appieno i rischi.
Il secondo fattore è di tipo sociale. Gli adolescenti sentono una forte pressione dei coetanei e sono inclini a imitare i comportamenti altrui per sentirsi accettati o notati. Se l’autostima è bassa, comportamenti estremi possono diventare un modo per cercare l’attenzione degli altri.
Come aiutare gli adolescenti
Ci sono diversi campanelli d’allarme da non sottovalutare: l’isolamento sociale, la perdita di interesse per attività che prima erano piacevoli (come lo sport), un calo nel rendimento scolastico o una costante irritabilità. Genitori ed educatori giocano un ruolo cruciale nel riconoscere questi segnali e nell’agire di conseguenza, lavorando per rafforzare l’autostima e il senso di autoefficacia dei giovani. In questo modo si può ridurre la probabilità che mettano in atto comportamenti rischiosi e che partecipino a sfide che possono avere conseguenze fatali.