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Avatar e psicoterapia: esperienza utente e costruzione della relazione terapeutica digitale – Psicologia Digitale

La psicoterapia basata su avatar apre nuovi scenari relazionali, combinando anonimato, presenza emotiva e nuove possibilità di espressione

Di Chiara Cilardo

Pubblicato il 23 Mag. 2025

La psicoterapia nell’era digitale: tra presenza virtuale e connessione emotiva

PSICOLOGIA DIGITALE – (Nr. 71) Avatar e psicoterapia: esperienza utente e costruzione della relazione terapeutica digitale

Negli ultimi anni, il sostegno psicologico ha progressivamente riformulato le proprie modalità di accesso e relazione, rispondendo alle trasformazioni di una società sempre più connessa. Questa evoluzione ha aperto la strada a nuove configurazioni dell’incontro terapeutico, dalle prime esperienze di terapia a distanza fino agli ambienti virtuali più immersivi. 
Tra questi nuovi sviluppi si inserisce la psicoterapia basata su avatar, un approccio che si serve di rappresentazioni digitali per costruire spazi virtuali di relazione e cura. Qui, terapeuti e pazienti possono incontrarsi in una relazione protetta dall’anonimato ma capace di mantenere, e talvolta reinventare, la dimensione non verbale dello scambio emotivo. Quali nuove possibilità apre questo modo di vivere la terapia? In che misura la mediazione digitale di un avatar può trasformare l’esperienza emotiva del percorso psicologico?

Che cos’è la psicoterapia basata su avatar?

La psicoterapia basata su avatar, o Avatar-Based Psychotherapy (ABP), propone una nuova modalità di incontro terapeutico: il setting è uno spazio virtuale in cui rappresentazioni digitali personalizzabili, gli avatar appunto, riproducono in tempo reale gesti, movimenti ed espressioni facciali. Questa mediazione introduce un elemento di protezione: dato che il volto reale resta nascosto, preserva l’identità e limita l’esposizione in un modo che né la terapia in presenza né quella tramite videoconferenza possono garantire. 
La forza della psicoterapia basata su avatar risiede proprio nell’equilibrio tra distanza e presenza: protetto dall’anonimato, l’utente può comunque esprimere emozioni e stati interiori attraverso il linguaggio corporeo digitalizzato del proprio avatar. In questo spazio sicuro, l’abbassamento dell’ansia sociale e del timore di essere giudicati rende l’esperienza terapeutica più libera e spontanea (Jang et al., 2025). È proprio questa combinazione di protezione e apertura emotiva a rendere l’Avatar-Based Psychotherapy una modalità innovativa della terapia a distanza: non solo supera le barriere pratiche, ma restituisce alla relazione terapeutica una presenza emotiva e una libertà espressiva che a volte rischiano di attenuarsi nei contesti digitali tradizionali.

Protezione, accessibilità e auto-consapevolezza: il ruolo dell’avatar in psicoterapia

L’anonimato digitale protegge dall’esposizione diretta e attenua ansia sociale e timore di essere giudicati. In questo spazio sicuro, gli utenti sperimentano una maggiore libertà di esprimersi, si sentono meno vincolati dall’immagine che proietterebbero nel contesto della terapia tradizionale. Anche l’accessibilità delle sedute, libere da vincoli di spostamento o orari rigidi, incentiva e crea maggiori possibilità di intraprendere e proseguire un percorso terapeutico (Rehm et al., 2016). 

Un ulteriore elemento riguarda la self-objectification: la possibilità di osservare se stessi attraverso l’immagine digitale dell’avatar. Molti pazienti, nel vedere il proprio avatar muoversi, parlare o restare immobile, acquisiscono una nuova consapevolezza delle proprie emozioni e della propria fisicità (Jang et al., 2025). Questa forma di auto-osservazione, resa possibile dalla distanza psicologica garantita dall’avatar, porta a una maggiore consapevolezza di sé (Braude et al., 2023).

L’avatar come ponte emotivo nella relazione terapeutica

La possibilità di personalizzare l’aspetto dell’avatar, modellandolo sulla propria identità percepita, ha un impatto diretto sul grado di coinvolgimento emotivo durante le sedute e sulla costruzione della relazione terapeutica. Chi si riconosce nel proprio avatar vive l’interazione in modo più naturale e immersivo, sperimenta una maggiore libertà di espressione e senso di fiducia. La somiglianza tra avatar e sé interiore non si limita a rendere l’esperienza più realistica ma contribuisce a costruire uno spazio relazionale più intimo, autentico e protetto (Rehm et al., 2016; Kim et al., 2023). Diversamente dalla terapia online tradizionale, dove la visione continua del proprio volto può accentuare l’autoconsapevolezza in modo inibente, l’osservazione del proprio avatar introduce una distanza protettiva che facilita una riflessione emotiva più distesa (Braude et al., 2023). Questa protezione emotiva consente di esplorare i propri stati interiori con maggiore serenità, liberi dal peso dello sguardo esterno. Anche nello spazio virtuale, la comunicazione non verbale è un elemento chiave della relazione terapeutica: attraverso gesti, posture e micro-espressioni, pur nella loro forma semplificata, è possibile trasmettere emozioni, rafforzare l’empatia e mantenere viva la connessione emotiva, colmando quella distanza che può sorgere negli scambi digitali (Jang et al., 2025).

Competenze, limiti e sviluppi della psicoterapia basata su avatar

La qualità della relazione tra paziente e clinico resta uno dei principali determinanti dell’efficacia terapeutica, indipendentemente dal contesto. La psicoterapia basata su avatar, grazie a spazi virtuali protetti e personalizzabili, apre nuove vie di accesso alla cura psicologica, raggiungendo anche chi fatica a intraprendere un percorso terapeutico tradizionale. Al tempo stesso, richiede una riflessione attenta sulle competenze cliniche necessarie e sugli adattamenti richiesti nel nuovo setting. La minore ricchezza di segnali corporei impone ai terapeuti di sviluppare competenze specifiche e affinare la sensibilità nel cogliere le sfumature emotive trasmesse nei contesti digitali (Kim et al., 2023). Sarà inoltre necessario approfondire l’efficacia a lungo termine e analizzare il peso di fattori come il realismo degli avatar, la qualità della comunicazione non verbale e la capacità di adattare l’identità digitale ai vissuti personali degli utenti. Investire nello sviluppo di piattaforme che permettano una personalizzazione più espressiva rappresenta una direzione promettente per rafforzare l’efficacia di questi interventi (Jang et al., 2025).
La psicoterapia basata su avatar rappresenta una modalità nuova e stimolante che non sostituisce né riduce il valore della relazione terapeutica, ma la declina in forme diverse, capaci di adattarsi ai contesti e ai bisogni contemporanei.

Riferimenti Bibliografici
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