Il primo colloquio di psicoterapia
Seduti in sala d’aspetto o davanti a un monitor in attesa di conoscere il proprio terapeuta, gli ultimi minuti scorrono veloci. Come esordire? Come presentarsi? Cosa mi chiederà?
La porta dello studio si apre o la webcam si accende e il primo colloquio ha inizio.
Raccontarsi
Una delle domande attese al primo colloquio è il motivo che ci ha spinto a iniziare un percorso di psicoterapia. Raccontarsi e raccontare la propria sofferenza, cercando di condensarla in meno di un’ora di colloquio, non è sempre facile.
Marta si è preparata il discorso a casa nei giorni precedenti, ripetendolo pedissequamente nella propria mente durante l’intero tragitto casa-studio: è riuscita a non sforare i 20 minuti, le sembra un buon compromesso: Se il terapeuta avrà bisogno di maggiori dettagli, me li chiederà.
Giada si è appuntata meticolosamente sul suo smartphone date ed episodi in cui ha avuto attacchi di panico: non vorrei dimenticarmi qualcosa di fondamentale per il terapeuta!
Marco, invece, non sa da dove cominciare: sto male, ma non so spiegarlo. Tocca al terapeuta guidarlo con domande mirate.
C’è chi per raccontarsi comincia dalla sua infanzia e chi dall’esordio del problema, chi travolto dall’emozione scoppia a piangere, chi è un fiume in piena e chi è reticente a parlare di sé, magari perché, come Stefano, in terapia ci è andato perché è stato costretto. Ad alcuni serve del tempo per riuscire a fidarsi.
In ogni caso, la risposta alla domanda Come mai ha deciso di iniziare una psicoterapia? è il primo passo per costruire insieme al terapeuta un modello del proprio funzionamento e della problematica riportata: Qual è il mio problema? In che modo sta influenzando la mia vita? Perché continuo a stare male?
Una diagnosi accurata è il punto di partenza della psicoterapia.
Le informazioni utili per formularla sono raccolte attraverso il racconto guidato dal terapeuta nel corso del primo colloquio e tramite questionari e test psicologici scientificamente validati.
Obiettivi e aspettative
Nel corso del primo colloquio, di solito, vengono esplorate anche le aspettative nei confronti della psicoterapia e gli obiettivi che si vorrebbero raggiungere. A volte possono essere vaghi – Voglio essere felice – o irrealistici – La psicoterapia risolverà tutti i miei problemi. Discuterne con il terapeuta aiuta a ridurre l’impatto di future frustrazioni o delusioni.
Come funziona la psicoterapia
Esistono diversi tipi di psicoterapia: cognitivo-comportamentale, sistemica, psicodinamica, ecc., a loro volta suddivise in ulteriori sottotipi. Ogni orientamento si fonda su una teoria che spiega i meccanismi che danno origine e/o mantengono la sofferenza e utilizza tecniche e strategie di trattamento sulla base di questa teoria.
Pertanto una parte del primo colloquio è dedicata a spiegare come funziona la psicoterapia secondo l’orientamento del terapeuta e gli strumenti che verranno utilizzati durante il percorso (per esempio, nella terapia cognitivo comportamentale, la tecnica ABC oppure l’esposizione con prevenzione della risposta).
Scartoffie burocratiche e contratto terapeutico
Paolo guarda un po’ scocciato i fogli che il terapeuta gli ha chiesto di firmare: consenso informato, modulo privacy e trattamento dei dati. Anche qui, scartoffie burocratiche borbotta.
A questi si aggiunge il contratto terapeutico, che risponde per iscritto a domande tipo:
Quanto dura una seduta? Qual è la frequenza delle sedute? Quanto costa una seduta, come avviene il pagamento (carta di credito, bonifico…) e con che frequenza (di volta in volta, a fine mese)?
Il primo colloquio è anche occasione per discutere altri aspetti pratici/organizzativi della psicoterapia, come per esempio in quali occasioni e in che modo è possibile contattare il terapeuta se si ha bisogno oppure come vengono gestiti gli appuntamenti annullati all’ultimo minuto.
Ci vediamo la settimana prossima
Un’ora è passata e la seduta è giunta al termine.
Marta si asciuga un’ultima volta le lacrime, tira su con il naso e infila i fazzoletti in borsa. Raccontarsi ad alta voce è stato più doloroso del previsto.
Giada stringe lo smartphone in tasca, non vede l’ora di compilare i questionari che gli ha consegnato il terapeuta.
Marco invece è più sollevato, gli sembra di aver cominciato a dare forma al suo star male.
Stefano esce pensieroso dallo studio. ‘Sto terapeuta non è poi così male, ma ai genitori che gli chiedono com’è andata non concede altro che un’alzata di spalle.
Qualcuno dirà che con il terapeuta non è scattato il feeling, qualcun altro ci ho provato, ma la psicoterapia non fa per me, altri ancora che parlare non gli è servito a nulla… sono tante le ragioni (e le scuse) che possono portarci a interrompere il percorso di terapia prima ancora di iniziarlo. Per quelli che invece, con entusiasmo, scetticismo o un imparziale vediamo come va decideranno di continuare, “ci vediamo la settimana prossima”.