Cosa penseranno gli altri
Cosa penseranno gli altri di me, se scoprono che vado in terapia?
Che sono debole, perché non è in grado di affrontare e risolvere i suoi problemi da solo.
Che sono instabile, perché non sa controllare le sue emozioni.
Che ho qualcosa che non va: chissà che gravi problemi psicologici lo affliggono.
Che sono inaffidabile, perché se non riesce a gestire le normali difficoltà della vita, figuriamoci le situazioni importanti.
Che ho problemi relazionali, perché avrà qualche conflitto irrisolto.
Che sono fragile perché chissà che traumi ha vissuto da piccola.
Che non sono normale, perché dallo psicologo ci vanno solo i matti.
Il timore del giudizio altrui può spingerci a non voler condividere con gli altri il fatto che stiamo andando in terapia: non vogliamo essere etichettati o giudicati e quindi preferiamo tenere questa informazione per noi. A volte si tratta di un timore fondato: in alcuni contesti familiari e culturali andare dallo psicoterapeuta è visto ancora come un tabù e oggetto di stigma sociale. Altre volte è più una paura nostra: ci vergognamo, per esempio di non essere in grado di risolvere i nostri problemi da soli, e pensiamo che gli altri ci giudicheranno per questo.
In entrambi i casi è importante ricordare che prendersi cura di sé non è qualcosa di cui vergognarsi, indipendentemente da ciò che gli altri potrebbero pensare.
E meno male che vai in terapia!
Anche la paura di sentirsi rinfacciare di essere in terapia può trattenere dal parlarne con partner o familiari. Giorgia, per esempio, si era subito pentita di essersi confidata con il suo ragazzo; “Forse dovresti parlarne con la tua psicologa, visto che non riesci a gestire nemmeno una discussione.” le aveva urlato Simone durante un litigio.
Anche il timore di essere oggetto di battutine, frecciatine o che l’andare in psicoterapia possa essere strumentalizzato in qualche discussione può trattenerci dal confidarci con gli altri, così come la paura di non sentirsi compresi – Vuoi solo essere al centro dell’attenzione – o di vedere la propria scelta banalizzata – E devi spendere dei soldi per andare a fare quattro chiacchiere da uno?!
Una questione di privacy
Ci sono poi persone riservate che preferiscono mantenere private le loro questioni personali, senza sentirsi obbligati a condividerle con amici o parenti. Se vado in terapia sono solo fatti miei.
La riservatezza inoltre mette al riparo da possibili ingerenze di familiari – Vogliamo fare anche noi un colloquio con la tua terapeuta -, domande indiscrete – Di cosa avete parlato oggi? – e consigli non richiesti – Le hai raccontato cosa è successo lunedì?.
Mantenere privata la scelta di andare in psicoterapia è un modo per proteggere il proprio spazio personale, evitando che altri possano interferire, giudicare o sminuire un percorso che appartiene solo a noi.
Lo dico o non lo dico?
Alla fine, la scelta di condividere o meno il proprio percorso terapeutico è profondamente personale e va rispettata. Andare in terapia significa mettersi in gioco e prendersi cura di sé e questa scelta non richiede giustificazioni né approvazione da parte di nessuno.