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Come l’empatia tra partiti può sanare le divisioni politiche

Secondo un recente studio, l’empatia può rappresentare una risorsa in grado di connetterci al di là delle divisioni politiche

Di Anna Boccaccio

Pubblicato il 28 Feb. 2025

Il disaccordo nella società: perché gestirlo è così difficile?

Il disaccordo è una caratteristica che permea ogni ambito della nostra vita sociale, dalla famiglia, alle amicizie, alle istituzioni e organizzazioni con cui ci interfacciamo. 

In ogni interazione complessa con ciascuno di tali ambiti, siamo costretti a modulare il nostro comportamento, specialmente quando abbiamo convinzioni diametralmente opposte a quelle degli altri. Requisito minimo della società democratica e della cooperazione sociale, infatti, è la capacità di coesistere con altri in disaccordo con noi (Yeomans et al., 2020). 

Nonostante queste premesse, nella pratica non siamo sempre abili nel gestire bene il disaccordo, con effetti come emozioni negative, evitamento, elaborazione distorta delle informazioni, inferenze negative e reattanza psicologica – quel fenomeno in cui tendiamo a fare l’esatto opposto di quello che ci viene detto di fare, nelle situazioni in cui le libertà individuali ci sembrano ridotte (Moderato, 2020; Yeomans et al., 2020). 

La politica rappresenta attualmente uno degli ambiti sociali maggiormente polarizzati, in cui il disaccordo tra partiti trova la sua massima espressione e viene esacerbato da divisioni ideologiche, valutazioni negative della controparte, media di parte e social media (Schedler, 2023; Bail et al., 2018).

Polarizzazione politica e distorsioni cognitive

Uno studio dell’Università di Stanford (Santos et al., 2022) suggerisce che la divisione politica non rappresenta solo una questione ideologica o emotiva, ma affonda le sue radici in modelli di pensiero e distorsioni cognitive, tipiche della depressione. Secondo gli autori, infatti, così come i pazienti con depressione hanno la tendenza a sviluppare schemi di pensiero negativi su di sé e sul mondo a partire da prove esigue e parziali, allo stesso modo ogni partito sviluppa impressioni distorte dell’altra parte politica (Zaki & Santos, 2024).

Secondo un sondaggio statunitense del 2014 del Pew Research Center, la quota di repubblicani con un’opinione “molto sfavorevole” dei democratici è salita dal 17% al 43% dal 1994 al 2014; parallelamente, la quota di democratici con un’opinione “molto sfavorevole” dei repubblicani è balzata dal 16% al 38% nello stesso periodo. L’ironia è che oltre l’85% dei cittadini statunitensi dichiara di volere meno divisioni politiche, auspicando una democrazia equa e libera, ma non rendendosi conto che i rivali ambiscono agli stessi principi (Santos et al., 2022). 

Altri autori sostengono che gli americani percepiscono una polarizzazione maggiore rispetto alle questioni politiche di quanta ne esista realmente, un fenomeno noto come falsa polarizzazione (Levendusky & Malhotra, 2016). Questo fenomeno fa sì che democratici e repubblicani si valutino reciprocamente più estremi, pieni di odio e più violenti della realtà (Moore-Berg et al., 2020; Mernyk et al., 2022).

Come le distorsioni cognitive tipiche della depressione, le percezioni politiche errate si traducono in atteggiamenti e comportamenti nell’elettorato e nei sostenitori politici.

Empatia e superamento del disaccordo nella politica

Lo studio di Santos e collaboratori (2022) ha coinvolto partecipanti democratici e repubblicani, a cui sono state fornite argomentazioni scritte che affermavano che l’empatia generalmente aumenta la capacità di persuasione di una persona (la condizione sperimentale di cosiddetta “alta utilità”) o che la diminuisce (la condizione di “bassa utilità”) oppure, per i membri del gruppo di controllo, nessuna delle due argomentazioni.

Utilizzando un test appositamente progettato, i ricercatori hanno confermato che le argomentazioni avevano influenzato con successo le convinzioni dei partecipanti sull’empatia interpartitica. Inoltre, i partecipanti del gruppo “ad alta utilità” hanno riportato un desiderio maggiore di cooperazione bipartisan e una minore animosità partitica rispetto ai partecipanti del gruppo “a bassa utilità”.

Le argomentazioni proposte nelle diverse condizioni sperimentali, dunque, avevano influenzato i pensieri delle persone, ma avrebbero davvero cambiato il loro comportamento? 

Per rispondere a questa domanda, i ricercatori hanno testato se credere nel potere dell’empatia tra partiti potesse rendere le persone più persuasive in favore delle loro opinioni politiche. A un campione di 2.098 individui, con numeri pari di democratici e repubblicani, sono state assegnate casualmente le precedenti argomentazioni ad alta utilità o a bassa utilità. Successivamente, metà partecipanti hanno scritto un breve testo di due o tre paragrafi per cercare di convincere i membri dell’altro partito a cambiare le loro opinioni in merito alle leggi sulle armi. Chiaramente, sono stati scelti per lo studio solo individui che sostenevano opinioni sulle leggi sulle armi, congruenti con il sentimento tipico dei loro partiti. 

Gli altri 1.049 partecipanti hanno letto un testo di un membro del partito opposto, ovvero un messaggio di uno scrittore repubblicano se il lettore era un democratico, e viceversa. I lettori hanno percepito i messaggi degli scrittori del gruppo empatico (ad alta utilità) come più persuasivi di quelli degli scrittori del gruppo a bassa utilità. 

I contenuti provenienti dalla condizione di alta utilità, con una più elevata empatia interpartitica, avevano il 98% di probabilità in più di essere visti come empatici e il 64% in più di essere visti come persuasivi dai lettori di parte diversa, rispetto a quelli provenienti dalla condizione di bassa utilità (Sanford, 2022). 

Per gli autori, l’empatia può rappresentare una risorsa in grado di connetterci al di là delle differenze ideologiche. Le persone in grado di empatizzare con gli altri risulterebbero dunque più persuasive. 

Riferimenti Bibliografici
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