La polarizzazione politica
Se c’è una lezione che tutti abbiamo imparato durante il pranzo di Natale, è che non si parla mai di politica. Il disaccordo rispettoso è morto da tempo, dicono, e qualsiasi discussione a tema politico rischia nel peggiore dei casi di trasformarsi in rissa; nel migliore vi farà ricredere sull’intelligenza del vostro interlocutore se non la pensa come voi. È opinione comune che la discussione politica sia una sterile perdita di tempo: nessuno farà cambiare idea alla controparte e si guadagnerà solo un gran mal di pancia. La polarizzazione politica, infatti, non ammette compromessi.
Sempre più polarizzati
Nelle democrazie occidentali la polarizzazione ideologica dei cittadini pare essere in aumento (Draca, M. & Schwarz, C., 2024). Il centro sembra stia scomparendo in diversi Paesi, con cittadini che, sempre più sfiduciati verso le istituzioni, si allontanano dalle ideologie centriste verso ideologie anti-establishment di tipo “anarchico” o populiste, determinando un superamento della tradizionale visione di orientamento politico sinistra-destra. Assistiamo a una maggiore polarizzazione ideologica non solo della popolazione generale, ma anche dei politici; il dibattito sulle cause di questo fenomeno è ancora in corso, ma le sue implicazioni non sono da sottovalutare.
Le conseguenze della polarizzazione politica
Come scrive Renda (2024), “La crescente polarizzazione tra i cittadini può portare a una maggiore instabilità politica e sociale. La crescente sfiducia nelle istituzioni può indebolire la coesione sociale e alimentare i conflitti interni”. Questa divisione politica può influenzare negativamente il funzionamento delle democrazie, complicando il raggiungimento di accordi e soluzioni comuni. Inoltre, un aumento della polarizzazione politica può intensificare le tensioni sociali e accrescere il rischio di conflitti interni.
In che modo? La polarizzazione politica porta a ignorare che spesso persone di schieramenti opposti in realtà condividono dei valori (consensus neglect) e se si crede che l’avversario politico sia disposto a infrangere le regole democratiche perché più ostile, si sarà più inclini a fare lo stesso, dando il via a una pericolosa escalation.
È quindi necessario intervenire per frenare il fenomeno della polarizzazione politica prima che sia troppo tardi.
Le cause cognitive della polarizzazione politica
In quanto esseri umani siamo costantemente vittime di bias e distorsioni cognitive che ci portano a trarre conclusioni errate. Questi errori di pensiero contribuiscono anche alla polarizzazione politica, aumentando l’odio tra i cittadini di schieramenti opposti.
Per esempio, secondo Jamil Zaki (2024), professore di psicologia alla Stanford University, alcune distorsioni cognitive possono indurre a sopravvalutare le posizioni dell’altro schieramento e a considerarlo più estremo, violento e animoso rispetto al proprio (un fenomeno conosciuto come falsa polarizzazione). I motivi possono essere molteplici (Matthew S. L et Al., 2016): per esempio, tramite i mass media le persone possono essere esposte prevalentemente agli stereotipi dei sostenitori del partito avversario e quindi formulare giudizi utilizzando l’euristica della disponibilità, cioè in base alla frequenza con cui un certo evento si verifica intorno a loro. Oppure potrebbe entrare in gioco il meccanismo della proiezione, secondo cui le persone tendono a vedersi come moderate e a collocare chi appartiene a un altro gruppo lontano da sé. O ancora, la minoranza di voci estreme potrebbe essere quella più saliente.
Ridurre la polarizzazione con le tecniche cognitivo-comportamentale
Applicare strategie derivanti dalla Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT), l’approccio sviluppato da Aaron T. Beck negli anni ‘60 per trattare le distorsioni cognitive nei pazienti depressi, potrebbe aiutare a ridurre le distorsioni che sostengono la polarizzazione politica (Zaki, J. & Sants, L., 2024). Per esempio potrebbe essere utile mettere in discussione le convinzioni delle persone mostrando loro dati reali sulle opinioni degli avversari, così da modificare la loro percezione e spingerle a riconoscere di avere punti in comune con la controparte.
Inoltre la Terapia Cognitivo-Comportamentale chiede ai pazienti di pensare e agire in modo diverso con l’obiettivo di mettere alla prova le proprie convinzioni raccogliendo nuovi dati autonomamente. Per mettere in discussione le proprie convinzioni sugli avversari politici bisogna quindi confrontarsi in un dialogo aperto con loro. La ricerca offre spunti interessanti su come rendere produttive queste conversazioni: è necessario assumere un atteggiamento empatico, esprimere genuina curiosità verso i punti di vista dell’altro, condividere storie personali e chiedere delle esperienze altrui, evidenziando i punti di vista comuni quando se ne trovano.
L’empatia, infatti, riduce l’ostilità e facilita la persuasione politica (Santos et Al., 2022). Se vogliamo che l’Altro apra la propria mente, dobbiamo prima sforzarci noi di aprire la nostra, promuovendo discussioni politiche con l’obiettivo di individuare valori comuni. In questo modo potremo ridurre la polarizzazione politica e sperare in un futuro meno conflittuale e più collaborativo.
Tenetelo a mente al prossimo pranzo di Natale.