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Trovare la motivazione al trattamento quando si è depressi

La depressione influenza pensieri ed emozioni attraverso distorsioni cognitive che rendono difficile chiedere aiuto e affrontare la cura

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 13 Feb. 2025

La depressione: sintomi e pensieri negativi

La depressione è una condizione psichica patologica, che si differenzia dalla tristezza, emozione di base che ha una propria funzione e utilità. Nella depressione sono presenti sintomi di natura emotiva, cognitiva e somatica che hanno a che fare con molteplici aspetti. Vediamone alcuni: la demotivazione e la passività, la perdita del piacere e dell’interesse in attività quotidiane (persino in quelle che prima del disturbo risultavano piacevoli), il senso di inutilità e di incapacità, il senso di impotenza e la mancanza di speranza. 

Per il depresso, non esiste nemmeno una prospettiva temporale realistica: le condizioni attuali sono immutabili, la sofferenza rimarrà tale, potrà solo peggiorare e certamente non migliorare. Prevale il pessimismo: “Andrà tutto male, non cambierà nulla”. La depressione inficia la capacità decisionale: persino semplici decisioni quotidiane possono trasformarsi in fonte di stress, decidere è difficile, e allora si delega o si procrastina la decisione e la scelta. 

Il contatto sociale diviene una fatica enorme, prevale l’evitamento e la tendenza all’isolamento, la mente è schiacciata da pensieri ripetitivi negativi che esauriscono le risorse emotive e cognitive; l’attenzione è tutta rivolta a questi pensieri di negatività sul sé, sul mondo e sul futuro (quella che Beck ha definito la triade cognitiva della depressione). I pensieri negativi sul mondo si traducono spesso in un senso di ingiustizia e ostilità, con la convinzione che gli altri saranno criticanti, giudicanti e umilianti.  

L’attenzione selettiva orienta la mente verso informazioni che confermano le proprie credenze negative, rafforzando schemi di pensiero disadattivi che mantengono e peggiorano i sintomi all’interno di circoli viziosi. 

I pensieri negativi relativi a scarsa autostima fanno propendere verso passività, evitamenti e atteggiamenti rinunciatari. In questo modo, vengono meno le opportunità concrete per disconfermare le convinzioni negative su sé e sul mondo. 

Le difficoltà di chi soffre di depressione nel chiedere aiuto

Stanti queste premesse, è semplice immaginare quanto possa essere difficile per un individuo depresso trovare la motivazione a contattare un terapeuta e ad iniziare un trattamento.

Il paziente con depressione potrebbe pensare che non serve a nulla tentare trattamenti e terapie: questo è un sintomo, ovvero il senso di sfiducia, di mancanza di speranza, il senso di inutilità rispetto a trattamenti che non saranno in grado di modificare un presente che anche nel futuro rimarrà solo negativo e carico di sofferenza. 

In secondo luogo, il pensiero potrebbe rivolgersi al sé in modo negativo nel costruire scenari di incapacità anche in terapia: non sono capace e non sono in grado di affrontare la terapia. Inoltre, può essere estremamente faticoso credere che ci sia qualcuno o qualcosa in grado di far migliorare la condizione di sofferenza, con una lettura negativa dell’altro e dei possibili interventi, terapeuta incluso. 

Il tutto accompagnato spesso da una buona dose di autobiasimo: “Se mi sono ridotto così è solo colpa mia”, “È questione di buona volontà: dipende solo da me, se non riesco a uscirne è perché sono incapace”.  

Le distorsioni cognitive tipiche della depressione

Per sostenere tutte queste credenze negative entrano in atto le cosiddette distorsioni cognitive, ovvero errori di ragionamento. 

Nel caso della depressione, incontriamo spesso le seguenti distorsioni cognitive: 

  • Catastrofizzazione: immaginare conseguenze non solo negative ma addirittura catastrofiche e terribili di un dato evento, sovrastimando la probabilità e la gravità; la depressione stessa può essere letta come evento negativo che non si risolverà e che rimarrà cronica senza possibilità di remissione. 
  • Pensiero tutto o nulla: è il pensiero dicotomico. Gli eventi sono valutati in forma estrema, del tipo bianco o nero. Ad esempio, se commetto un errore allora significa che sono un fallito; se qualcosa va storto, tutta la situazione è gravemente compromessa. 
  • Attenzione selettiva: la mente accede e si sofferma soltanto su evidenze e informazioni che confermano i pensieri negativi, tralasciando quelle informazioni che sarebbero invece in grado di modificarli. Ad esempio, non considerare quelle evidenze che ci dimostrano che i trattamenti per la depressione possono essere efficaci e aiutare le persone a uscire dalla sofferenza. 
  • Generalizzazione: si giunge a una conclusione generale partendo da un evento particolare. La persona propende a generalizzare esiti e situazioni negative. 
  • Ingigantire e minimizzare: la tendenza a esagerare gli aspetti negativi di una situazione, riducendo al minimo il positivo.

Le distorsioni cognitive agiscono dunque influenzando l’idea che la condizione sia immutabilmente negativa, cronica e inguaribile e che i trattamenti saranno inutili.

Per superare questa impasse, è importante divulgare e spiegare a chi ancora paziente non è che queste modalità di pensiero sono proprio l’essenza dei sintomi del disturbo. E che è proprio la loro presenza che dovrebbe spingere a maggior ragione a chiedere un aiuto specialistico. Ricordiamo che le linee guida internazionali NICE indicano che la depressione è un disturbo psichico trattabile con diverse tipologie di trattamento psicoterapico e farmacologico basate sull’evidenza scientifica. 

Per la persona affetta da depressione dunque è importante tentare di assumere una prospettiva esterna e decentrata per consentire anzitutto di identificare e riconoscere in sé stessi queste credenze e queste distorsioni cognitive come parte del problema stesso. 

Prima ancora di tentare di modificarle da sé (che per il paziente con depressione potrebbe risultare complesso), è importante essere consapevoli che possiamo chiedere aiuto e iniziare la terapia portando in sede di primo colloquio in primis proprio tutti i dubbi, l’impotenza, la demotivazione e la mancanza di speranza per l’efficacia della terapia.

Riferimenti Bibliografici
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