L’invecchiamento della popolazione
Articolo scritto in collaborazione con inTherapy
L’aumento della longevità e l’invecchiamento della popolazione pongono nuove sfide alla psicoterapia, che si trova chiamata a dare risposta a bisogni e problematiche specifiche legate alla fase di vita della terza età. Secondo la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, per parlare di anzianità si può fare riferimento a una nuova definizione dinamica del concetto che la colloca tra i 65 anni e i 75 anni. Tale intervallo dinamico che va a definire l’età anziana meglio rispecchia le performance fisiche e mentali dell’uomo e della donna che vivono attualmente in paesi ad alto sviluppo economico. L’invecchiamento “riferito all’uomo indica il complesso delle modificazioni cui l’individuo va incontro, nelle sue strutture e nelle sue funzioni, in relazione al progredire dell’età” (Cesa-Bianchi, 1987). L’invecchiamento è un processo comune a tutti gli esseri viventi e la sua elevata variabilità individuale è connessa a molteplici fattori (genetici, ambientali, psicologici).
Va sottolineato che la progressiva perdita di funzionalità è estremamente variabile a livello interindividuale e risente dell’influenza di fattori psicologici, stimolazioni ambientali, interazioni con l’ambiente, eventi stressanti e stili di vita. La prospettiva psicologica odierna mira a superare un’idea di invecchiamento come esclusiva deficitarietà e a promuovere invece le possibilità di ricostruzione e ampliamento di risorse, funzionalità e abilità solo parzialmente compromesse in questa fase del ciclo di vita.
Tuttavia, l’avanzare dell’età implica sfide specifiche per l’individuo, quali ad esempio il declino fisico (patologie fisiche acute o croniche), disabilità fisica, assunzione di ruolo di caregiver per il proprio partner, lutti e perdite, pensionamento dal lavoro, cambiamenti nello stile di vita e nella condizione abitativa, solitudine e isolamento sociale.
Psicoterapia in età avanzata
La letteratura e gli studi evidence-based sottolineano come la psicoterapia possa essere un valido ed efficace aiuto anche per le persone in età avanzata. Le sfide evolutive tipiche di questa fase di vita possono rappresentare fattori di rischio per l’esordio o il riacutizzarsi di difficoltà psicopatologiche, quali disturbi d’ansia, depressione, disturbi dell’umore, disturbi da stress traumatico, dipendenza da sostanze (es. alcol). Inoltre, in generale l’invecchiamento può portare con sé sofferenza e disagio esistenziale.
È importante sottolineare che alcune condizioni rendono applicabile la psicoterapia in età avanzata, ovvero laddove vi sia un livello di integrità psichica e cognitiva del paziente (in tal senso, in alcune situazioni può essere utile un assessment di carattere neuropsicologico) unitamente alle capacità di insight. Inoltre, negli interventi di psicoterapia con persone di età avanzata è importante considerare le abilità e le capacità ancora attive, le limitazioni sensoriali, il rallentamento cognitivo e aspetti di calo nella memoria di lavoro. L’elevata prevalenza di disturbi di carattere medico deve far considerare possibili fattori fisici legati ai sintomi psichici, inclusi anche effetti collaterali di alcuni medicinali che possono influenzare la sfera psichica.
Stanti queste premesse, gli studi scientifici sostengono l’efficacia della psicoterapia nell’anziano. Ad esempio, un recente studio (Saunders, Buckman, Stott et al., 2021) che ha analizzato dati su più di 100.000 pazienti trattati con la psicoterapia nei servizi di salute mentale in Gran Bretagna, ha dimostrato che i pazienti anziani (cioè, di età superiore a 65 anni) avevano maggiori probabilità di recupero e di miglioramento sintomatologico rispetto ai pazienti di età compresa tra i 18 e i 64 anni. In particolare, tali effetti sarebbero più pronunciati in pazienti con disturbi d’ansia rispetto a pazienti con disturbi depressivi.
In particolare, la psicoterapia cognitivo-comportamentale appare efficace e una delle psicoterapie molto utilizzate anche con persone di età avanzata. In una serie di studi con pazienti anziani negli Stati Uniti (Teri et al, 1994), la psicoterapia cognitivo-comportamentale si è dimostrata altamente efficace nel trattare persone con diagnosi di depressione, sia in setting individuali che di gruppo. Altre ricerche ne evidenziano l’efficacia nel trattare i sintomi ansiosi in questa popolazione di pazienti (Barrowclough, King and Colville et al, 2001).
Accanto alla psicoterapia cognitivo-comportamentale anche le terapie psicodinamiche, la terapia interpersonale e le terapie di terza ondata (es. Acceptance Commitment Therapy -ACT, Metacognitive Therapy -MCT) si sono dimostrate utili per migliorare i sintomi psichici e promuovere il benessere mentale nell’anziano.
Per agevolare l’accesso spontaneo dei pazienti di età avanzata alla psicoterapia è fondamentale adottare una prospettiva che superi gli stereotipi legati all’invecchiamento, quali l’associazione tra età avanzata, inflessibilità, impossibilità di apprendimento, cambiamento e appropriazione di abilità e modalità alternative.
In conclusione, la psicoterapia rappresenta un valido strumento per riconfigurare aspetti identitari ed esistenziali, supportare strategie di coping e di regolazione emotiva efficace di fronte alle sfide che accompagnano l’età avanzata. Le prove scientifiche supportano l’efficacia della psicoterapia nel trattamento di depressione, ansia e altri disturbi mentali nella popolazione anziana, ponendo un’adeguata attenzione alle specifiche esigenze di questa fascia di età, con l’obiettivo di migliorare il benessere psicologico e la qualità della vita.