Una definizione di pensiero magico
Perché crediamo che toccare un oggetto di ferro allontanerà la sfortuna o che mangiare lenticchie l’ultima notte dell’anno ci porterà prosperità e denaro?
Identificare i processi psicologici che portano le persone a credere alla correlazione tra determinati eventi nonostante razionalmente sappiano che non possono essere veri potrebbe aiutarci a rispondere a queste domande.
Il pensiero magico è definito come la convinzione che determinate azioni possano influenzare oggetti o eventi, in assenza però di una connessione causale empirica tra di loro. Per distinguerle da altre credenze infondate, però, è utile specificare che le credenze superstiziose e magiche non sono solo scientificamente sbagliate, ma soprattutto scientificamente impossibili (Risen, 2016).
Contrariamente a quanto sostenuto per anni, le superstizioni e il pensiero magico non sono limitate ad un numero ristretto di individui ma sono molto diffuse e pertanto, psicologi clinici e antropologi continuano ad indagare il ruolo che il pensiero magico gioca nell’esperienza degli esseri umani.
Il pensiero magico: non solo tipico dell’infanzia o di un disturbo psicopatologico
Le pratiche magiche sono state originariamente studiate nel campo dell’antropologia culturale e per molto tempo sono state considerate un tipo di credenze antiquate tipiche del Paleolitico o dei tempi successivi quando gli uomini rivolgevano le proprie suppliche agli Dei o agli spiriti cercando di elemosinare favori come bel tempo, buona salute o fortuna nella caccia (Subbotsky, 2014).
Il tema del pensiero magico è stato anche ripreso nell’ambito della psicologia dello sviluppo da autori come Jean Piaget. Secondo lo psicologo le credenze magiche sono presenti nello sviluppo cognitivo di ogni bambino. Piaget considerava il pensiero magico come un errore che il bambino commette nelle relazioni causa-effetto, dovuto alla mancanza di una conoscenza specifica delle situazioni che vive quotidianamente. Sosteneva che il pensiero magico sarebbe stato gradualmente sostituito con un pensiero più logico e scientifico man mano che le strutture cognitive diventavano più differenziate e complesse (Miller, 2016). Infatti è tra i 6 e i 9 anni che le credenze magiche dei bambini diminuiscono realmente; questo potrebbe essere il risultato della combinazione di diversi fattori, come l’aumento della competenza sociale, lo sviluppo intellettuale e l’educazione scientifica o religiosa che il bambino riceve (Namdiero-Walsh et al., 2022).
Il pensiero magico, inoltre, è stato considerato come un deficit cognitivo o addirittura una forma di psicopatologia. In effetti, i pensieri dei pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) seguono le leggi del pensiero magico e le ricerche cliniche suggeriscono che i pazienti schizofrenici presentano credenze magiche in misura notevolmente maggiore rispetto alla popolazione generale e ai pazienti non schizofrenici (Subbotsky, 2014).
Tuttavia, numerose ricerche hanno dimostrato come le credenze magiche sono ampiamente diffuse nelle società moderne, svolgendo un ruolo determinante nella vita dell’individuo. Namdiero-Walsh e colleghi (2022) suggeriscono che il pensiero magico può influenzare le decisioni economiche individuali, oppure, a proposito di salute, molto frequentemente le persone iniziano ad evitare un determinato alimento per la certezza che questo provochi effetti indesiderati. Ulteriormente, ricerche condotte su studenti universitari hanno riscontrato come circa un terzo di questi si impegna regolarmente in superstizioni legate agli esami; allo stesso modo, è estremamente comune per gli atleti mettere in atto rituali superstiziosi (Risen, 2016).
Gli studi sopra esposti suggeriscono, pertanto, come il pensiero magico non sia limitato a determinate persone ma sia una caratteristica stabile della mente umana che è presente nel corso della storia, delle culture e della vita dell’individuo, manifestandosi in diversi ambiti.
I processi psicologici del pensiero magico
La teoria del doppio processo (Stanovich & West, 2000) può aiutarci a comprendere perché tutto ciò avviene. Secondo la teoria, tutte le informazioni sul mondo vengono elaborate su due diversi livelli: il primo comprende tutti i processi psicologici non verbali, rapidi e subconsci (elaborazione del Sistema 1), mentre il secondo livello include tutti i processi verbali, consapevoli e razionali (elaborazione del Sistema 2). Pertanto, è possibile fare una distinzione tra processi rapidi automatici (Sistema 1) e processi di ragionamento di ordine superiore (Sistema 2). In questa ottica, si può prevedere come, ad un livello riflessivo e conscio del ragionamento, le persone riconoscano che le credenze magiche non hanno senso, mentre ad un livello più subconscio i pensieri magici vengono mantenuti ed influenzano la vita dell’individuo.
Ad esempio, la maggior parte degli appassionati di calcio sa razionalmente che il proprio comportamento nel salotto di casa non può influenzare il gioco sul campo, ma insistono comunque per sedersi in un posto particolare, indossare una certa maglietta o mangiare uno spuntino specifico. Questi fan riconoscono che la loro convinzione è irrazionale, ma scelgono lo stesso di rispettare le loro credenze.
Vi è, inoltre, un processo mentale definito ‘’bias di conferma’’ secondo cui le persone tendono a selezionare tutte quelle informazioni che confermano le proprie convinzioni e le proprie ipotesi, ignorando o sminuendo invece le informazioni che le contraddicono. In tal senso, rispetto al pensiero magico e superstizioso è probabile che gli individui recuperino dalla loro memoria solo esempi che supportano la credenza. Inoltre, è molto probabile che le persone ripetano il comportamento piuttosto che provare a metterne in atto uno nuovo che potrebbe potenzialmente falsificare l’ipotesi. Ad esempio, se una persona è convinta che la sua squadra del cuore riesca a fare goal quando si siede al centro del divano, difficilmente si siederà in un altro posto. Infine, il bias di conferma spinge l’individuo ad interpretare le prove ambigue come confermative anche quando queste vanno chiaramente contro l’ipotesi (Risen, 2016).
Qual è il ruolo del pensiero magico?
Namdiero-Walsh e colleghi (2022) hanno suggerito che l’incertezza e la paura sono gli elementi principali che mantengono il pensiero magico. In tal senso, il comportamento superstizioso ha lo scopo di ridurre la tensione associata all’incertezza e di riempire il vuoto dell’ignoto. In accordo con questo, la ricerca di Risen (2016) riferisce come il pensiero magico tende a presentarsi principalmente in quelle situazioni in cui si sperimentano incertezza, stress e ansia. Al contrario, la sensazione di poter comprendere, prevedere e controllare il proprio ambiente conferisce all’individuo benefici psicologici.
Il pensiero magico, infatti, non fa altro che offrire alla persona un senso di comprensione anche quando non ci sono informazioni sufficienti per sviluppare una spiegazione causale accurata, illudendolo di possedere il controllo sulla situazione.
Concludendo, possiamo notare come tutto ciò suggerisce che, di fatto, il pensiero magico non è poi così magico e straordinario, ma è sorprendentemente ordinario: si tratta di una caratteristica della mente umana, per lo più subconscia, che in determinate circostanze, si fa avanti per dirigere il ragionamento, facendo credere alla persona di avere il controllo della situazione anche se in realtà…non è così!