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Gli effetti delle differenze di genere in medicina: la sottostima dei sintomi che colpiscono la popolazione femminile

La medicina ha avuto a lungo un’impostazione centrata sull’uomo più che sulla donna, sottostimando i sintomi che colpiscono la popolazione femminile

Di Maria Gazzotti

Pubblicato il 30 Set. 2024

Differenze di genere in medicina

Un numero crescente di studi sembra suggerire che gli effetti della salute mentale abbiano un grosso impatto sul corpo delle donne (Beard, 2024), impatto che a lungo è stato trascurato, dal momento che nella storia della medicina la maggior parte degli studi si sono concentrati sull’organismo maschile. 

La prassi medica ormai codificata dalla Evidence Based Medicine (EBM) e da Linee Guida è basata su prove ottenute da grandi sperimentazioni condotte quasi esclusivamente su un solo sesso, prevalentemente quello maschile. (Ministero della Salute. Piano per l’applicazione e la diffusione della Medicina di Genere)

La ricerca scientifica e la sperimentazione farmacologica hanno avuto a lungo un’impostazione che può essere definita androcentrica, cioè centrata sull’uomo più che sulla donna (Istituto Superiore di Sanità), che ha portato a trascurare patologie prettamente femminili, si pensi per esempio alla vulvodinia, o a complicare nelle donne alcune diagnosi come l’autismo, i cui criteri diagnostici sono relativi alla manifestazione tipicamente maschile (Autismo al femminile). Le conseguenze di tutto ciò rimandano all’invisibilità del corpo e della sofferenza femminili, spesso sminuita e sottostimata.

Come afferma l’Istituto Superiore di Sanità:

Una crescente mole di dati epidemiologici, clinici e sperimentali indica l’esistenza di differenze rilevanti nell’insorgenza, nella progressione e nelle manifestazioni cliniche delle malattie comuni a uomini e donne, nella risposta e negli eventi avversi associati ai trattamenti terapeutici, nonché negli stili di vita e nella risposta ai nutrienti. 

I disturbi mentali e i loro effetti sull’organismo nelle donne

La ricercatrice McKenzie Beard ha scritto a proposito un interessante articolo pubblicato su The Washington Post sugli effetti di ansia e depressione sul corpo della popolazione femminile.

Recenti risultati presentati all’American College of Cardiology (2024), riporta Beard, indicano che la depressione e l’ansia possono costituire un importante fattore di rischio per malattie cardiovascolari per le giovani donne e per le donne di mezza età. I ricercatori hanno seguito per 10 anni 71.214 persone che hanno aderito al programma di ricerca della Mass General Brigham Biobank, che ha lo scopo di aiutare i ricercatori a capire come la salute delle persone è influenzata dai loro geni, dallo stile di vita e dall’ambiente. 

Dallo studio è emerso che le persone con una storia di ansia o depressione avevano circa il 55% in più di probabilità di sviluppare pressione alta, colesterolo alto o diabete rispetto a quelle senza; questo è risultato ancora più evidente nelle donne con ansia o depressione sotto i 50 anni, che avevano quasi il doppio delle probabilità di sviluppare fattori di rischio cardiovascolare rispetto a qualsiasi altro gruppo (Beard, 2024).

La Beard aggiunge inoltre che, indipendentemente da età, etnia e status socioeconomico, ci sono numerosi casi di donne i cui sintomi vengono ignorati o minimizzati, solo per scoprire in seguito che avevano avuto un infarto o avevano sviluppato una malattia cardiovascolare.

Cosa possiamo concludere sulla trascuratezza delle differenze di genere in medicina?

Il fatto che la medicina abbia trascurato a lungo le differenze di genere non ha permesso di notare come negli uomini e nelle donne molte patologie presentino spesso diversa incidenza, sintomatologia, gravità e risposta alle terapie. Con uno sguardo più inclusivo, incoraggiato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Ministero della salute, 2019), sarà possibile comprendere più a fondo le manifestazioni femminili di diverse patologie e intervenire per tempo, riducendo sempre di più l’atteggiamento volto a sottostimare la gravità di alcuni sintomi lamentati dalla popolazione femminile, sintomi che, come spiegato sopra, non venivano tenuti in considerazione spesso proprio perché il campo stesso della medicina non vi aveva dato spazio.

Siamo solo all’inizio di un processo che potrà portare a una sempre maggiore uguaglianza in campo medico, con la speranza che il divario di genere possa essere colmato da nuove ricerche che diano al corpo femminile l’attenzione dovuta.

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Maria Gazzotti

Redattrice di State of Mind

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