Sintomi depressivi nei pazienti oncologici: la logoterapia come intervento psicologico
Una tra le principali problematiche emergenti nella società odierna è l’incidenza sempre più diffusa di tumori (Siegel et al., 2014); secondo i risultati della ricerca, il tasso di tumori nel 2008 è stato di 7-12 milioni, ed è previsto che entro il 2030 si raggiungeranno i 22,2 milioni (Bray et al., 2012).
I pazienti oncologici mostrano sintomi significativi di depressione (Smith, 2015; Griffiths et al., 2016), i quali impattano negativamente sul benessere e la qualità di vita (Purkayastha et al., 2017; Jafari et al., 2018).
Nel corso degli anni sono state utilizzate molte terapie farmacologiche (Rodin et al., 2007) e comportamentali (Wu et al., 2014; Jasemi, Aazami & Zabihi, 2016) per ridurre la depressione nei pazienti oncologici; per quanto riguarda il trattamento farmacologico, è ampiamente diffuso l’uso di antidepressivi (Ell et al., 2007; Kennedy & Rizvi, 2009). Mentre per quanto riguarda gli interventi psicologici, la psicoterapia si dimostra un trattamento efficace per ridurre i sintomi depressivi nei pazienti oncologici (Williams & Dale, 2006; Rodin et al., 2007).
In particolare modo, nello studio condotto da Williams e Dale (2006) è stata dimostrata l’efficacia della terapia cognitiva-comportamentale (CBT) sulla diminuzione dei sintomi depressivi in pazienti oncologici. Un altro intervento psicologico funzionale per la riduzione della depressione in pazienti affetti da cancro è la logoterapia, che aiuta i pazienti oncologici ad attribuire un significato alla loro sofferenza, promuovendo un adattamento psicologico alla loro condizione di malattia che causa sintomi depressivi (Hagighi, Khodaei & Sharifzadeh, 2012; Lahiji et al., 2022; Soetrisno et al., 2016).
Cos’è la logoterapia?
La logoterapia risale agli anni Trenta con Viktor Frankl (1905-1997) e affonda le sue radici nella psicoanalisi freudiana e individuale di Adler. La logoterapia, tuttavia, si distingue dalla psicoanalisi per l’uso di una metodologia meno retrospettiva (Frankl, 1959). La logoterapia non è orientata al passato piuttosto al futuro, in quanto si focalizza su obiettivi futuri da realizzare, attribuendo così significato e valore alla propria vita (Boeree, 2006). Tale intervento si basa su un approccio innovativo, definito come la “Terza Scuola Viennese di Psicoterapia”, ossia la psicoterapia basata empiricamente sul significato (Batthyány , 2016).
La logoterapia affonda le sue radici filosofiche e scientifiche nell’analisi esistenziale; quest’ultima analizza la dimensione umana e postula che la ricerca del significato rappresenti la motivazione primaria dell’uomo. È fondamentale precisare che i logoterapeuti non prescrivono un significato generale della vita, bensì guidano l’individuo a trovare un suo senso di realizzazione adattato ai suoi specifici princìpi valoriali (Thorne & Henley 2005).
L’approccio di Frankl si basa su tre concetti filosofici e psicologici: la libertà di volontà, la volontà di significato e il senso della vita (Batthyány, 2016). Il primo principio afferma che anche in situazioni immutabili, le quali sono al di fuori del proprio controllo, rimane la libertà di scegliere come rispondere a tali circostanze: soccombere alla sofferenza, oppure trascendere il dolore, attribuendo un significato alla realtà, elaborandola in accordo a determinati princìpi o valori. Pertanto, una realtà non mutevole non implica necessariamente il soccombere ad essa (Wong, 2012). Il secondo principio sostiene che la principale forza motivazionale di un individuo sia il desiderio di trovare un senso alla vita. Questa forte volontà di significato consente agli individui di sopportare sofferenze inimmaginabili e di persistere nel perseguire i propri obiettivi (Wong, 2012; Frankl, 2014). Infine, il terzo principio afferma che ogni situazione, anche la più dolorosa, racchiude in sé un significato che va colto ed elaborato. La vita infatti è portatrice di significato in ogni circostanza, inclusa quella di sconforto. Gli esseri umani sono chiamati, in virtù della responsabilità individuale, ad impegnarsi nel rintracciare ed elaborare i significati che si susseguono nell’arco temporale di una vita (Wong, 2012).
Nel momento in cui non è possibile realizzare la propria “volontà di significato” nella rispettiva esistenza, si sperimenta un senso di vuoto, dato dall’assenza di significato. Questa condizione genera la cosiddetta “frustrazione esistenziale”, la quale dà origine a sintomi depressivi, generando o aggravando malattie psicosomatiche e disturbi nevrotici (Fabry, 1970).
L’efficacia della logoterapia in pazienti oncologici con sintomi depressivi
Nello studio condotto da Hagighi, Khodaei e Sharifzadeh (2012) è stata dimostrata l’efficacia della logoterapia sulla riduzione dei sintomi depressivi in 22 pazienti affetti da cancro al seno, divisi in due gruppi. I pazienti nel gruppo sperimentale hanno ricevuto sessioni di gruppo di logoterapia, mentre al gruppo di controllo è stata somministrata la chemioterapia senza alcun supporto psicologico. E’ stata rilevata una diminuzione significativa dei sintomi depressivi nei pazienti che hanno ricevuto interventi di logoterapia (p < .001), rispetto al gruppo di controllo (Hagighi, Khodaei & Sharifzadeh, 2012).
In un’ulteriore ricerca condotta da Soetrisno e colleghi (2016) è stata dimostrata l’efficacia della logoterapia sulla riduzione dei sintomi depressivi in pazienti con tumore cervicale avanzato. Tale ricerca, attraverso un disegno a gruppo di controllo pre test – post test, ha selezionato 30 partecipanti dividendoli in due gruppi: un gruppo sperimentale, che ha ricevuto il trattamento di logoterapia, e un gruppo di controllo. Nel gruppo sperimentale è stata rilevata una riduzione significativa dei sintomi depressivi (p > .05) rispetto al gruppo di controllo, dimostrando che la logoterapia è maggiormente efficace nel ridurre i sintomi depressivi nei pazienti oncologici rispetto alla terapia standard proposta per tali pazienti (Soetrisno et al., 2016).
In un altro studio più recente condotto da Lahiji e colleghi (2022) è stata dimostrata l’efficacia della logoterapia insieme alla consulenza nutrizionale sul benessere psicologico, sulla qualità della vita (QoL) e sull’assunzione dietetica tra 90 pazienti sopravvissute al cancro al seno diagnosticate con depressione. Le partecipanti sono state assegnate in modo randomizzato in due gruppi per ricevere consulenza nutrizionale e logoterapia o solo consulenza nutrizionale per otto settimane. La logoterapia insieme all’educazione nutrizionale ha permesso la riduzione significativa dei sintomi ansiosi (p < .001) e depressivi (p < .001) e migliorato la qualità di vita (p < .001), rispetto alla sola consulenza nutrizionale (Lahiji et al., 2022).
Pertanto, a partire dai risultati di questi studi, l’integrazione della logoterapia con un trattamento regolare per pazienti oncologici è un’alternativa efficace per ridurre i loro sintomi depressivi (Hagighi, Khodaei & Sharifzadeh, 2012; Lahiji et al., 2022; Soetrisno et al., 2016).
Le quattro fasi della logoterapia con pazienti oncologici
L’intervento su tali pazienti comprende quattro fasi (Lukas, 1979; Fabry, 1994; Lukas, 1995). Nella logoterapia è indispensabile che i pazienti non si identifichino eccessivamente con la diagnosi a loro assegnata.
Durante la prima fase si aiuta il paziente a prendere distanza dai propri sintomi. Li si invita a tenere presente che possiedono la libertà di scelta su come reagire a una data situazione e la capacità di individuare un significato per la loro sofferenza.
Durante la seconda fase si mira al cambiamento dell’atteggiamento del paziente verso la propria condizione di malattia. In tale sessione si fa perno sulla libertà di volontà del paziente, promuovendo lo sviluppo di un atteggiamento adattivo nei confronti della sofferenza per evitare che egli soccomba al dolore.
La terza fase riguarda la riduzione dei sintomi. Spesso, questa coincide con il cambiamento degli atteggiamenti nei confronti della propria sofferenza.
L’ultima fase prevede il mantenimento della salute mentale, orientando l’attenzione al futuro, ricercando obiettivi da perseguire che diano significato alla propria esistenza (Schulenberg et al., 2008).
Limiti della logoterapia
In letteratura, gli studi sulla logoterapia prendono in esame principalmente soggetti di religione musulmana, pertanto è necessario verificare l’efficacia della terapia in un campione più variegato (Alreda et al., 2022; Hagighi, Khodaei & Sharifzadeh, 2012; Lahiji et al., 2022; Mohabbat-Bahar et al., 2014; Soetrisno et al., 2016). Il concetto di logoterapia rispecchia l’insegnamento islamico, il quale interpreta l’esistenza umana come una prova in cui ciascun individuo è chiamato ad affrontare le sfide quotidiane, accettando la volontà divina (Soetrisno et al., 2016).
Nonostante Frankl sottolinei l’importanza della separazione tra logoterapia e religione, è presente una profonda connessione tra queste due. Questa associazione tra religione e psicoterapia è stata fortemente criticata da terapeuti umanistici ed esistenziali (May, 1978). Ad esempio, Weisskopf-Joelson (1975) non considera la logoterapia come una scuola psicoterapeutica scientifica, bensì come una religione, siccome è presente una stretta connessione tra la natura spirituale della logoterapia e l’eccessivo incoraggiamento verso il paziente ad accettare, anzichè combattere attivamente, il suo stato di malessere.
Punti di forza della logoterapia
Nelle condizioni dove non è possibile ridurre la sofferenza dei pazienti oncologici, risulta efficace ricorrere alla logoterapia per aiutare i pazienti ad acquisire la capacità di sopportare la sofferenza, lavorando sulla loro abilità di adattamento alla situazione di malattia. Questa strategia riduce i sintomi depressivi dei pazienti oncologici, aiutandoli a trovare un significato alla loro sofferenza (Hagighi, Khodaei & Sharifzadeh, 2012; Lahiji et al., 2022; Soetrisno et al., 2016). La logoterapia può favorire l’adattamento ai cambiamenti del loro stile di vita causati dalla malattia, cercando di trovare un senso alla propria vita (Tang et al., 2013). Tale ricerca di significato della propria esistenza rappresenta un fattore protettivo contro la depressione e la disperazione (García-Alandete et al., 2014).