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Il preferito di mamma e papà

I genitori generalmente cercano di evitare favoritismi e di comportarsi allo stesso modo con tutti i figli, ma questo non è sempre possibile

Di Maria Gazzotti

Pubblicato il 09 Lug. 2024

Esistono i favoritismi in famiglia?

I favoritismi in famiglia si verificano quando i genitori trattano un figlio in modo diverso rispetto ad uno o più altri figli. Questa differenza può essere reale o percepita, in ogni caso sentirsi il figlio non favorito, può influenzare l’autostima e la qualità dei rapporti familiari, sia tra figlio e genitori, sia tra fratelli.

Il favoritismo può esprimersi in modi diversi, concedendo più privilegi, adottando regole meno rigide, passando più tempo insieme, dando ragione a un figlio piuttosto che all’altro nelle discussioni.

I genitori generalmente cercano di evitare favoritismi e di comportarsi allo stesso modo con tutti i figli, ma non sempre è possibile. 

Quali sono gli effetti dei favoritismi?

Essere il “figlio sfavorito” può associarsi a bassa autostima, maggiori comportamenti esternalizzanti (rabbia, aggressività), ma anche a conseguenze sul piano internalizzante come ansia e umore depresso (Santos, 2021). Inoltre, il bambino che beneficia dei favoritismi rischierà di sentirsi in colpa, mentre l’altro rischierà di sentirsi arrabbiato, deluso, triste (Suitor, 2009).

Molte di queste conseguenze persistono a lungo dopo che i bambini sono cresciuti e si sono separati dalla famiglia d’origine, influenzando la loro autostima e le loro relazioni anche in età adulta.

Lo studio di Suitor e collaboratori (2009) ha approfondito gli effetti del favoritismo sulle relazioni tra fratelli in età adulta: i ricordi di preferenze durante l’infanzia o la percezione di favoritismi attuali sono correlati a tensione tra fratelli in età adulta. Questi risultati confermano quanto emerso dagli studi sull’età evolutiva, che mostrano come le relazioni tra fratelli siano migliori quando i bambini hanno la percezione di essere trattati in modo equo.

Quando non si tratta di semplice favoritismo

Come spiega lo psicologo sociale Ilan Shrira (2009) non sempre è possibile trattare tutti i figli allo stesso modo, anzi, assumere un comportamento diverso può essere una modalità genitoriale appropriata!

I bambini infatti, proprio come tutti gli esseri umani, sono diversi l’uno dall’altro e anche i fratelli possono essere molto diversi tra loro; pertanto, un genitore ha la responsabilità di adattarsi ai bisogni e al funzionamento del bambino, anche se questo implica una diversità nel modo in cui si relaziona ad un figlio rispetto all’altro.

Per esempio, può accadere che uno dei figli attraversi una malattia fisica o una malattia psicologica, per cui avrà bisogno di maggiori cure; se una situazione di questo tipo si verifica, è opportuno spiegare a grandi linee agli altri figli quanto sta accadendo, in modo da renderli consapevoli del fatto che eventuali differenze non esprimono una preferenza dei genitori, ma sono motivate dalle circostanze. Nel fare questo è opportuno, da genitori, restare ricettivi a ciò che i figli rimandano, accettando anche eventuali critiche senza reagire andando sulla difensiva o all’attacco.

Un altro esempio è quello di bambini con disturbi del neurosviluppo come autismo o ADHD, che possono avere alcune necessità specifiche, che i genitori possono più o meno facilmente tenere presenti adattando le modalità genitoriali, senza che questo implichi una preferenza.

E’ anche appropriato ricordare che a nessuno piace essere trattato come tutti gli altri, senza attenzione alla sua specificità. La soluzione quindi non è comportarsi allo stesso modo con tutti i figli, ma comportarsi nel modo più equo possibile, avvicinandosi alle esigenze del bambino, spiegando eventuali differenze e ribadendo come questo non sia determinato dal maggiore o minore affetto che si prova.

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Maria Gazzotti
Maria Gazzotti

Redattrice di State of Mind

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