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Realtà Virtuale e Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione: lo stato dell’arte

Numerosi studi si sono occupati di indagare e trattare la sintomatologia dei disturbi alimentari utilizzando strumenti di realtà virtuale

Di Giulia Celii, Irene Certini, Sebastiano Ruozi, Laura Sighinolfi, Erica Simonazzi

Pubblicato il 15 Apr. 2024

Gli utilizzi della realtà virtuale

La realtà virtuale (VR) è una “forma avanzata di interfaccia uomo-computer che consente all’utente di interagire e immergersi in un ambiente generato dal computer in modo realistico (Schultheis & Rizzo, 2001). I dispositivi della realtà virtuale, grazie alla riproduzione di immagini in un ambiente 3D, permettono di rappresentare, attraverso diverse apparecchiature elettroniche, situazioni di vita reali. La persona “immersa” nella realtà virtuale può vedere, ascoltare, toccare e sentire immagini e odori che rappresentano un’esperienza della realtà esterna (Emmelkamp & Meyerbroker, 2021). Caratteristica importante della realtà virtuale è che induce una sorta di “senso di presenza” (sense of presence), termine che definisce lo stato di totale immersione nell’ambiente virtuale. La riduzione della consapevolezza tra ciò che è reale e ciò che è immaginato, risulta particolarmente utile nella valutazione e nel trattamento di alcuni disturbi mentali, ponendo il soggetto che fa esperienza in una situazione di esposizione controllata (Riva, Malighetti, Serino, 2021).

La realtà virtuale solitamente viene applicata insieme ad altre tecniche, quali ad esempio l’esposizione graduale nel trattamento delle fobie o all’interno di training su abilità cognitive e comportamentali. Recentemente sta iniziando a venire utilizzata come strumento di assessment e di cura di altri disturbi clinici, tra cui: il disturbo d’ansia generalizzato, il disturbo d’ansia sociale, il disturbo post-traumatico da stress, il disturbo ossessivo-compulsivo, il disturbo da utilizzo di sostanze, i disturbi psicotici, i disturbi del neurosviluppo e i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA: in particolare: anoressia, bulimia, binge eating) (Emmelkamp & Meyerbroker, 2021).

Questi ultimi sono caratterizzati da “un persistente disturbo dell’alimentazione oppure da comportamenti inerenti all’alimentazione che hanno come risultato un alterato consumo o assorbimento di cibo” (DSM-5-TR: 445). 

Il DSM-5-TR descrive l’Anoressia Nervosa (AN) come la restrizione continua nell’assunzione di calorie, la paura di aumentare di peso o di ingrassare e la presenza di un’alterazione significativa della percezione di sé (peso e forma del corpo); la Bulimia Nervosa (BN) come caratterizzata da episodi ricorrenti di abbuffate, condotte compensatorie per evitare l’aumento di peso, con annessi  livelli di autostima condizionati dal peso e dalla forma del corpo; e, infine, il Binge Eating Disorder (BED) come caratterizzato da episodi di abbuffata ricorrenti, per almeno una volta alla settimana per tre mesi. I tre disturbi si escludono a vicenda (DSM-5-TR: 445).

Applicazioni della realtà virtuale nella cura dei disturbi alimentari

Numerosi studi si sono occupati di indagare e trattare la sintomatologia dei pazienti con disturbi alimentari utilizzando strumenti di realtà virtuale, dimostrando come gli stessi sperimentino un senso di presenza soddisfacente quando esposti agli ambienti virtuali (Gorini et al., 2010; Ferrer-Garcia et al., 2011; Perpiñá et al., 2013). Uno studio del 2021 di Porras-Garcia et al. ha evidenziato come la realtà virtuale, tramite la creazione di avatar tridimensionali, associata ad un trattamento psicoterapeutico, sia particolarmente efficace nel contrastare la paura di ingrassare (fear of gaining weight, FGW) e le distorsioni dell’immagine corporea (body image disturbances, BIDs) tipiche dell’anoressia. I risultati si sono mantenuti anche nel follow-up a tre mesi in termini di diminuzione della sintomatologia del disturbo alimentare e nel determinare un incremento dell’indice di massa corporea. L’esito è stato confermato in uno studio recente di Behrens, Giel et al. (2023): l’esposizione a rappresentazioni di corpi sani e in normopeso può contribuire a migliorare la percezione del corpo e il comportamento alimentare dei pazienti affetti da anoressia.

Altri studi hanno indagato come gli ambienti alimentari virtuali (food-cues) in termini di meccanismi di attivazione, mantenimento e/o ricaduta siano ampiamente associati alla bulimia nervosa e al binge eating disorder, poiché l’esposizione al cibo virtuale può indurre reazioni simili all’esposizione al cibo reale. Ciò avviene perché questi ambienti sono capaci di elicitare risposte emotive, cognitive e comportamentali nei pazienti che usufruiscono della realtà virtuale (Ferrer-Garcia et al. 2015 e Pla-Sanjuanelo et al. 2015). Infine, Ferrer-Garcia et al. (2015) e Ferrer-García e Gutiérrez-Maldonado (2011) hanno potuto confermare che gli ambienti alimentari ad alto contenuto calorico e alcune situazioni sociali producono alti livelli di disagio soggettivo. Perpiñá e Roncero (2016) sostengono che il livello di reattività emotiva alla realtà virtuale aumenta in maniera direttamente proporzionale al senso di presenza nell’ambiente virtuale (Riva et al., 2021).

Pur non rientrando nelle categorie diagnostiche del DSM-5-TR, si considerano gli interventi sull’obesità: gli studi hanno mostrato che la realtà virtuale può aiutare i pazienti obesi ad avere una percezione più realistica del proprio corpo così come quelli con disturbi alimentari a ridurre la loro insoddisfazione corporea (Manzoni et al. 2009).

Limiti e prospettive future su realtà virtuale e disturbi alimentari

La letteratura, in termini quantitativi, nonché le opportunità nella pratica clinica offerte dalla realtà virtuale, presentano ancora qualche limite, almeno per quanto riguarda il trattamento dei disturbi alimentari. In primo luogo, l’utilizzo dei dispositivi di realtà virtuale richiede un certo livello di conoscenza tecnologica che è possibile ottenere esclusivamente attraverso ulteriori formazioni, solitamente non disponibili nei corsi universitari, limitandone quindi l’utilizzo nei contesti clinici (Riva et al., 2021). Inoltre, i costi di installazione sono spesso elevati ed i centri che utilizzano queste apparecchiature necessitano della continua assistenza di personale tecnico (Riva et al., 2021). Infine, è importante sottolineare che una piccola percentuale di pazienti esposti ad ambienti virtuali sperimenta alcuni effetti collaterali tipici del fenomeno noto con il nome di cybersickness (Regan & Price, 1994) che comprende sintomi quali vertigini, nausea, stanchezza e disorientamento, derivati dalla mancata coerenza tra il movimento percepito visivamente e le informazioni fornite dal sistema vestibolare che, al contrario, rileva l’assenza di movimento. Nonostante siano necessarie ulteriori ricerche, alcuni studi rilevano significativi miglioramenti evidenziando come la sintomatologia potrebbe comparire solo per brevi periodi, che poi diverrebbero sempre meno intensi man mano che l’immersione viene ripetuta (Quintana et al., 2015).

In ottica futura, in base alle ricerche analizzate, sarebbe interessante indagare l’utilizzo della realtà virtuale oltre che nella cura degli altri disturbi alimentari (come la PICA, il disturbo da ruminazione e il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo), anche per quanto riguarda il trattamento del Disturbo da dismorfismo corporeo (BDD). Difatti, risultano ancora poche le ricerche che si focalizzano su quest’ultimo: molti degli studi sopra citati mostrano che ciò che viene utilizzato maggiormente nella realtà virtuale per la cura dei disturbi alimentari è la variabile di distorsione dell’immagine corporea, componente fondamentale per la diagnosi di disturbo da dismorfismo corporeo.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Al-Rasheed, A., Alabdulkreem, E., Alduailij, M., Alduailij, M., Alhalabi, W., Alharbi, S., & Lytras, M.(2022). Virtual reality in the treatment of patients with overweight and obesity: a systematic review. Sustainability, 14(6), 3324.
  • American Psychiatric Association (2022), Manuale diagnostico e statistico dei disturbi Mentali, tr. Quinta edizione (DSM-5-TR), trad. it. Raffaello Cortina, Milano 2023.
  • Behrens, S.C., Tesch, J., Sun, P. J., Starke, S., Black, M. J., Schneider, H., et al. (2023). Virtual Reality Exposure to a Healthy Weight Body Is a Promising Adjunct Treatment for Anorexia Nervosa. Psychotherapy and Psychosomatics, 92(3), 170-179. 
  • De Carvalho, M.R., Dias, T.R.d.S., Duchesne, M., Nardi, A.E., Appolinario, J.C. Virtual Reality as a Promising Strategy in the Assessment and Treatment of Bulimia Nervosa and Binge Eating Disorder: A Systematic Review. Behav. Sci. 2017, 7, 43. 
  • Emmelkamp, P.M.G., & Meyerbroker. K. (2021). Virtual Reality Therapy in Mental Health. Annual Review of Clinical Psychology, 17:495–519
  • Ferrer-Garcia, M., Gutiérrez-Maldonado, J., & Riva, G. (2011). Virtual reality based treatments in eating disorders and obesity: a review. Journal of Contemporary Psychotherapy, 43, 207-221.
  • Gorini, A., Griez, E., Petrova, A., & Riva, G. (2010). Assessment of the emotional responses produced by exposure to real food, virtual food and photographs of food in patients affected by eating disorders. Annals of general psychiatry, 9(1), 1-10.
  • Manzoni, G. M., Pagnini, F., Gorini, A., Preziosa, A., Castelnuovo, G., Molinari, E., & Riva, G. (2009). Can relaxation training reduce emotional eating in women with obesity? An exploratory study with 3 months of follow-up. Journal of the American Dietetic Association, 109(8), 1427-1432.
  • Perpiñá, C., Roncero, M., Fernández-Aranda, F., Jiménez-Murcia, S., Forcano, L., & Sánchez, I. (2013). Clinical validation of a virtual environment for normalizing eating patterns in eating disorders. Comprehensive psychiatry, 54(6), 680-686.
  • Porras-Garcia, B., et al. (2021). AN-VR-BE. A Randomized Controlled Trial for Reducing Fear of Gaining Weight and Other Eating Disorder Symptoms in Anorexia Nervosa through Virtual Reality- Based Body Exposure. Journal of Clinical Medicine, 10, 682, 1-23. 
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