Perché le persone con una tolleranza al dolore più elevata sono maggiormente a rischio suicidario?
Ogni anno, più di 700.000 persone muoiono per suicidio (Bachmann, 2018).
Risulta quindi di fondamentale importanza identificare i fattori di rischio clinicamente rilevanti per prevenire tentativi di suicidio ed eventualmente i decessi.
I ricercatori si sono soffermati negli ultimi anni sulla relazione tra dolore fisico e rischio di suicidio.
È stato dimostrato che il dolore fisico cronico aumenta il rischio di tentativi di suicidio e di morte, infatti, i pazienti con dolore cronico sono due volte più a rischio di tentare il suicidio rispetto agli altri pazienti (Calati et al., 2015).
È stato anche ipotizzato che i pazienti meno inclini a provare dolore durante l’autolesionismo risultino maggiormente a rischio di comportamenti suicidari (Van Orden et al., 2010).
Secondo le teorie che sostengono che l’ideazione suicidaria e il passaggio dal desiderio di uccidersi all’azione siano due processi distinti (ideation-to-action suicide theories), gli individui con tendenze suicidarie con una tolleranza al dolore molto elevata hanno un maggior rischio di compiere un tentativo di suicidio letale o quasi letale (Klonsky e May 2015; O’Connor, 2011; Van Orden et al., 2010), visto che la forte tolleranza al dolore permetterebbe di sopportare il dolore durante il tentativo di suicidio (Chu et al., 2017).
Differenze tra la tolleranza al dolore e la soglia del dolore
Per tolleranza al dolore si intende la massima intensità dello stimolo percepita come dolore intollerabile dall’individuo. Per soglia del dolore, invece, si fa riferimento alla più piccola intensità dello stimolo percepita come dolorosa dall’individuo (Nielsen et al., 2009).
La soglia del dolore è considerata un indicatore della tolleranza al dolore poiché sono correlati ed è più facile da misurare, oltre che più etica, poiché non induce un dolore intollerabile nel soggetto sperimentale (Nielsen et al., 2009; Rogers et al., 2021b).
Le procedure sperimentali del dolore mostrano una correlazione da bassa a moderata con le misure soggettive del dolore e ciascuna misura può fornire informazioni su diversi meccanismi fisiologici e psicologici (Dodd et al., 2021; Meiselles et al., 2017).
La tolleranza al dolore varia tra gli individui sani e gli individui con una storia psichiatrica?
Molti dati sono stati pubblicati utilizzando procedure sperimentali sulla sensibilità al dolore nei pazienti con una storia di tentativi di suicidio, sia sulla tolleranza al dolore che sulla soglia del dolore. Tuttavia, molti di questi studi non hanno analizzato la differenza tra un campione psichiatrico (PC) e un campione sano (HC), rappresentando potenzialmente un limite, visto che la sensibilità al dolore è diversa negli individui con una storia psichiatrica (ad esempio, disturbo depressivo maggiore o schizofrenia) rispetto ai controlli sani (Thompson et al., 2016).
Pertanto, una meta-analisi condotta dal professore e ricercatore Nathan Risch e i suoi colleghi (Risch et al., 2023) ha cercato di indagare e confrontare la tolleranza al dolore e la soglia in pazienti con una storia di tentativi di suicidio, in pazienti psichiatrici e in persone con nessuna psicopatologia.
È emerso che la tolleranza al dolore e la soglia del dolore erano comparabili tra pazienti con una storia di tentativi di suicidio e pazienti psichiatrici. Al contrario, la tolleranza al dolore, ma non la soglia del dolore, era più alta nei pazienti con una storia di tentativi di suicidio rispetto al gruppo di persone sane.
I risultati dello studio quindi non supportano l’ipotesi di un’alterata percezione del dolore come fattore di vulnerabilità suicidaria, ma piuttosto suggeriscono un’alterata percezione del dolore correlata alla vulnerabilità psichiatrica.