expand_lessAPRI WIDGET

Cognitive Disengagement Syndrome: una sindrome indipendente o un sottotipo di ADHD?

Questo articolo si pone lo scopo di sottolineare le differenze tra Cognitive Disengagement Syndrome e ADHD basandosi sulle ricerche recenti

Di Anastasia Denevi

Pubblicato il 21 Dic. 2023

La Cognitive Disengagement Syndrome

Cognitive Disengagement Syndrome (CDS) è la nuova terminologia, coniata nel 2022, per definire la Sluggish Cognitive Tempo, una sindrome caratterizzata da un distaccamento dalla realtà esterna, visibile dall’apparenza assonnata e confusa del bambino, in cui si è osservata anche una lentezza nei movimenti (Becker et al., 2022).

Tale sindrome non è ancora presente all’interno della quinta edizione del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5, manuale di raccolta di tutti i disturbi mentali e rispettivi sintomi) poiché ancora in fase di studio. 

Sin dall’inizio della sua analisi nel 1980, fino a studi odierni, continua il disaccordo tra i ricercatori sul definirla una sindrome indipendente o se identificarla come una sottocategoria del disturbo da deficit dell’attenzione del tipo disattentivo (ADHD-IN) (Barkley, 2013), caratterizzato dalla particolare difficoltà di mantenere l’attenzione a lungo. Alcuni ricercatori, tra cui Barkley, la definiscono come una sindrome distinta, pur avendo molte somiglianze con l’ADHD-IN; diversamente, altri studiosi definiscono la Cognitive Disengagement Syndrome come una dimensione psicopatologica o processo transdiagnostico che, quindi, potrebbe potenzialmente predire rischi o compromissioni legate ad altre patologie (Becker & Willcutt, 2018). 

I sintomi della Cognitive Disengagement Syndrome nei bambini, attribuiti dagli studiosi Barkley e Becker (2018), sono 13:

  • Movimenti lenti 
  • Sguardo fisso
  • Sonnolenza 
  • Sognare ad occhi aperti
  • Come se fosse “perso in una Nebbia” (Barkley & Becker, 2018)
  • Dimenticare ciò che si sta per dire 
  • Stato di confusione
  • Stato di affaticamento 
  • Mancanza di motivazione
  • Difficoltà ad esprimere i propri pensieri
  • Pensiero lento
  • Pigrizia 
  • Disattenzione 

Questo articolo, rivolto sia a operatori della salute mentale che a insegnanti, si pone lo scopo di sottolineare le differenze tra Cognitive Disengagement Syndrome e ADHD basandosi su ricerche recenti, condotte dal 2017 fino ad oggi. 

Differenze sintomatologiche e di comorbidità tra Cognitive Disengagement Syndrome e ADHD

La prima differenza visibile tra le due sindromi, la ritroviamo nella sintomatologia: è possibile osservare infatti una sintomatologia maggiormente esternalizzante (che crea cambiamenti nell’ambiente esterno) per l’ADHD, mentre è possibile notare che quella della Cognitive Disengagement Syndrome rimane su un livello internalizzante (rimangono all’interno del soggetto, senza provocare cambiamenti all’ambiente). 

Lo studio del 2019 di Becker e collaboratori riporta che in entrambe le sindromi si può notare una disregolazione emotiva, eppure i soggetti affetti da Cognitive Disengagement Syndrome presentano una maggiore associazione con sintomi internalizzanti, come bassa autostima, difficoltà nelle strategie di apprendimento e ideazioni suicidarie, rispetto ai soggetti affetti da ADHD (Becker et al., 2019; 2017). La differenza sopra citata si rispecchia all’interno del pattern di comorbidità, cioè la presenza nello stesso momento di due o più disturbi nello stesso soggetto: i soggetti con ADHD tendono ad avere maggiore comorbidità con il disturbo oppositivo provocatorio, mentre individui affetti da Cognitive Disengagement Syndrome sono più propensi a sviluppare depressione o ansia (Becker et al., 2019). Barkley (2018), evidenzia delle compromissioni a livello di programmazione e di completamento dei compiti nei soggetti aventi Cognitive Disengagement Syndrome, deficit presenti anche in bambini con ADHD, i quali, tuttavia, presentano una maggior correlazione con tali difficoltà (Barkley & Becker, 2018). 

Uno studio pubblicato nel 2018 da Becker e Willcutt, attraverso una ricerca RDoC (Research Domain Criteria, è un tipo di ricerca che analizza un disturbo sia a livello biologico e genetico, sia basandosi sul comportamento osservabile), sottolinea le differenze patofisiologiche, cioè le modificazioni fisiologiche a causa di un disturbo, neuropsicologiche (attività neurale in seguito alla presenza di un disturbo), comportamentali e del funzionamento quotidiano dei soggetti affetti da Cognitive Disengagement Syndrome (Becker & Willcutt, 2018). Lo studio evidenzia una forte associazione tra Cognitive Disengagement Syndrome, ruminazione e sognare ad occhi aperti, i quali sembrano essere collegati a delle interruzioni al livello del circuito cortico-limbico e della corteccia dorsolaterale prefrontale, che sono aree cerebrali deputate al controllo delle emozioni, dell’apprendimento e dell’attenzione. Inoltre, tale studio mette in rilievo i deficit cognitivi dei soggetti affetti da Cognitive Disengagement Syndrome, soprattutto a livello della memoria spaziale, nell’elaborazione veloce di informazioni, nell’attenzione verso un compito e nell’attenzione selettiva, che ci permette di concentrarci su un compito alla volta (Becker & Willcutt, 2018). Nei soggetti con Cognitive Disengagement Syndrome, tuttavia, non si notano deficit a livello della memoria di lavoro e dell’inibizione della risposta, presenti invece nei soggetti con ADHD (Barkley & Becker, 2018). 

Differenze legate al metodo di distrazione e al cambiamento dei sintomi tra Cognitive Disengagement Syndrome e ADHD

L’associazione della Cognitive Disengagement Syndrome con il sognare ad occhi aperti presenta un’ulteriore differenza con l’ADHD poiché non vi è la presenza di tale sintomo, infatti, le persone con ADHD vengono maggiormente distratte dall’ambiente esterno piuttosto che dai loro pensieri (Fredrick et al., 2020). Si sottolinea anche un cambiamento dei sintomi in base all’età d’insorgenza della Cognitive Disengagement Syndrome; infatti si può osservare che i deficit nella velocità di elaborazione delle informazioni e il sognare ad occhi aperti diminuiscono durante la crescita (Jacobson et al., 2017). 

Differenze sul piano sociale e relazionale tra Cognitive Disengagement Syndrome e ADHD

In entrambe le sindromi si notano delle compromissioni a livello sociale, che però, per i soggetti affetti da ADHD sono dovute dai loro sintomi esternalizzanti, come l’incapacità di attendere il proprio turno, che li portano a essere difficilmente accolti all’interno di un gruppo. Diversamente, i soggetti affetti da Cognitive Disengagement Syndrome presentano tali compromissioni dovute da un ritiro sociale volontario, come sottolineato dallo studio di Rondon del 2018. I genitori intervistati riportano alcuni problemi esternalizzanti dei propri figli affetti da Cognitive Disengagement Syndrome, mentre gli insegnanti li descrivono come bambini solitari, silenziosi e distratti (Rondon et al., 2018).

Differenze demografiche tra Cognitive Disengagement Syndrome e ADHD

Infine, nello studio di Barkley (2013) si evidenziano differenze tra ADHD e Cognitive Disengagement Syndrome a livello demografico: mentre l’ADHD è maggiormente presente nella popolazione maschile, una diagnosi di Cognitive Disengagement Syndrome non presenta differenze tra i generi; in più si sottolinea un’associazione con i genitori meno istruiti, divorziati o di appartenenza a classi più povere. Tuttavia, nello studio di Rondon e collaboratori del 2018 (Rondon et al., 2018), tali differenze non sembrano apparire, né a livello di genere né a livello genitoriale o demografico. I ricercatori sottolineano, però, che tale risultato potrebbe essere dovuto alla differenza dei campioni presi in considerazione. 

Spunti per ricerche future su ADHD e Cognitive Disengagement Syndrome

In conclusione, tra l’ADHD e la Cognitive Disengagement Syndrome esistono varie differenze, tuttavia rimangono ancora dubbi sull’indipendenza della Cognitive Disengagement Syndrome. Andrebbero dunque condotti nuovi studi, soprattutto a livello genetico, come studi gemellari, e di funzionamento fisiologico o cerebrale, proprio per analizzare se alla base del loro funzionamento si possano evidenziare ulteriori dissonanze. Infine, si dovrebbero approfondire le discrepanze a livello demografico, le quali non appaiono chiare.

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
NAZIONALE - 201116 - Angoli Clinici 5di9 - Banner5
Sluggish Cognitive Tempo – Il quinto episodio di Angoli Clinici

Quinto episodio della webserie “Angoli Clinici”. Tema dell’incontro: sluggish cognitive tempo, ospite la Dott.ssa Simona Scaini.

ARTICOLI CORRELATI
Il concetto di time blindness: da una definizione nosologica ai risultati della ricerca in psicologia clinica

La cecità temporale (time blindness) è definibile come l'incapacità cronica di seguire lo scorrere naturale del tempo: quali sono le conseguenze?

ADHD: dall’infanzia alla terza età (2021) a cura di C. Termine, M. Uccello e L. Ventriglia – Recensione

Diversi capitoli dedicati alle fasi di vita che trattano in modo approfondito le manifestazioni dell’ADHD e gli interventi mirati a riguardo

WordPress Ads
cancel