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Sano come un pesce: benessere a misura d’acquario

Gli acquari, soprattutto se ricchi di biodiversità, sembrano innescare risposte psicofisiche indicative di effetti calmanti e riduzione dello stress

Di Elisabetta Carbone

Pubblicato il 17 Nov. 2023

La pet therapy: acquario e benessere psicofisico

Che sia d’acqua dolce o salata, l’acquario è da sempre un amatissimo elemento d’arredo, sia perché ravviva l’ambiente sia perché per molti rappresenta una vera e propria passione. Oltre ad essere un gradevole passatempo, si è rivelato utile per il benessere: diverse ricerche hanno evidenziato i benefici psicofisici di questo piccolo specchio d’acqua domestico. 

La pet-therapy è d’uso comune in diversi luoghi, come case di riposo, scuole, comunità terapeutiche, centri di salute mentale e ospedali, spesso in affiancamento alle cure tradizionali. 

Oltre agli animali più noti (come cani, asini, cavalli e conigli), alcune ricerche hanno messo in luce come anche gli acquari siano in grado di regalare benefici psicofisici. La particolarità di questo intervento risiede nel fatto che, sebbene l’acquario non sia in senso stretto un ambiente naturale, ne riproduce una piccola parte: la sua osservazione è in grado di generare emozioni positive e ristoro psicofisico, in modo del tutto analogo a quanto accade negli ambienti naturali veri e propri. 

Rilassati e fluttuanti

Quando osserviamo i pesci fluttuare in acqua ne rimaniamo ipnotizzati, soprattutto per la loro natura serena e pacifica: nell’acquario spazio e tempo sembrano fermarsi in un mondo di pace e tranquillità. Forse non ci facciamo troppo caso, ma gli acquari sono molto presenti nella vita quotidiana: secondo le stime di World Association of Zoos and Aquariums  (Waza, 2015) ogni anno circa 700 milioni di persone visitano gli acquari pubblici, senza considerare tutti quelli presenti nelle case, nei luoghi di cura e di lavoro (Gusset & Dick, 2011). L’aspetto estetico diventa quasi trascurabile rispetto all’esperienza di calma, benessere e meraviglia provata da chi osserva un acquario: basti pensare alla sua presenza in numerosi studi medici, e a quanto l’osservarne i dettagli ci distragga, seppure per un momento, da ansia e preoccupazione. 

È noto che l’essere umano sia attratto dagli ambienti naturali e che ne tragga beneficio, dato che producono effetti calmanti riducendo il livello di stress (Hartig et al., 2003). Lo stesso discorso vale per gli acquari: sembrerebbe infatti che abbiano il potere di ridurre la frequenza cardiaca, aumentare il tono dell’umore e il livello di attenzione, in particolare nelle persone che non possono accedere agli analoghi naturali degli ambienti riprodotti nella vasca. Inoltre, gli studi suggeriscono che una maggiore ricchezza di specie è associata ad un maggiore benessere psicologico: più l’acquario è completo dal punto di vista della biodiversità (piante, pesci, piccoli organismi acquatici, rocce e così via) più cattura l’attenzione e induce un effetto di rilassamento, portando a benefici psicofisici inaspettati. 

Acquario e benessere: un binomio vincente

Oltre agli enormi acquari pubblici, gli acquari più piccoli sono presenti nelle case, nelle strutture sanitarie e nelle aziende: anche se molte persone li allestiscono a scopo educativo, intrattenimento, passione o per avere semplice compagnia, il potenziale per aumentare il benessere psicologico è considerevole.

Questi ecosistemi domestici, infatti, possono innescare risposte psicofisiche indicative di effetti calmanti e di riduzione dello stress: le persone ottengono rilassamento e benessere non solo dai grandi acquari pubblici, ma anche da quelli più piccoli e domestici, tanto che il 70% dei proprietari di acquari ha descritto un effetto calmante e un senso di soddisfazione nella gestione dei propri ecosistemi in miniatura (Kidd & Kidd, 1999).

Gli studi della Wells (2005) mostrano che osservare un acquario, grande o piccolo che sia, può portare a svariati benefici al sistema cardiocircolatorio, riducendo il battito cardiaco e la pressione sanguigna, nonché il livello d’ansia, di stress e tristezza, sia nei bambini che negli adulti. Dopo un compito stressante, contemplare un acquario riduce l’attivazione psicofisica proprio perché la vicinanza agli ambienti naturali (anche se riprodotti) migliora il tono dell’umore e riduce l’impulsività, fattori che influenzano il livello di benessere percepito, consentendo di sperimentare emozioni positive.

Gli effetti in ambito sanitario

Almeno una volta nella vita ci siamo trovati seduti impazientemente in un ufficio sovraffollato o una sala d’attesa di un medico che ospita un acquario: osservare quel mondo acquatico in miniatura ci distrae, facendoci sentire meno agiati e ansiosi – proprio come confermato dai ricercatori che hanno scoperto i benefici degli acquari sulla salute. Studi effettuati dall’Università di Plymouth da Deborah Cracknell hanno evidenziato come la presenza di un acquario all’interno di studi medici, dentistici, ospedali, uffici e luoghi pubblici ad alta affluenza possa essere positiva per il benessere (Cracknell et. al., 2016). Soffermarsi ad osservare i pesci diminuisce la pressione sanguigna, regolarizza i battiti cardiaci e allenta le contratture muscolari.

In effetti, l’ipotesi che gli acquari siano presenti molto frequentemente in ambito sanitario date le loro proprietà rilassanti e calmanti, ha spinto la ricerca in questo settore. Già Katcher, Segal e Beck nel 1984 hanno rilevato che contemplare un acquario prima di un intervento odontoiatrico consente di sperimentare un maggiore rilassamento e una maggiore riduzione dell’ansia rispetto alle condizioni di controllo: il gruppo di pazienti in sala d’attesa con l’acquario ha riportato livelli d’ansia e stress decisamente inferiori rispetto al gruppo di controllo, in sala d’attesa senza acquario, risultato addirittura sovrapponibile a quello di pazienti sottoposti ad ipnosi!

Acquari: un valido aiuto per la terza età

L’utilizzo degli acquari ha riscontrato un notevole successo anche con gli anziani, che spesso sono impossibilitati ad entrare in contatto diretto con la natura. Riddick (1985) dopo aver aggiunto un acquario al domicilio di 7 anziani non istituzionalizzati ha riscontrato una significativa diminuzione della pressione arteriosa diastolica rispetto ai gruppi di controllo senza un acquario di cui prendersi cura.

Anche pazienti anziani con malattia di Alzheimer beneficiano dell’introduzione dell’acquario nelle sale comuni, soprattutto nella sala da pranzo: i pazienti che tendevano a vagare senza meta hanno passato più tempo seduti a osservare i pesci; quelli invece più letargici si sono mostrati più vigili grazie all’aumento dei livelli di attenzione e di interesse. Queste risposte comportamentali hanno portato anche ad un aumento significativo di assunzione di cibo, con la conseguente diminuzione dell’integrazione nutrizionale, del costo sanitario e dell’aumento di peso (Edwards e Beck, 2002).

I ricercatori hanno replicato l’esperimento nel 2013, mostrando gli straordinari effetti positivi di un piccolo acquario nella zona pranzo su 70 pazienti anziani affetti da demenza. Durante 10 settimane i pazienti esposti alla contemplazione dell’acquario hanno riguadagnato interesse nell’alimentazione autonoma, aumentando di peso corporeo e riducendo la necessità di supplementi nutritivi.

Sembra evidente che osservare vasche colorate abitate da varie specie di pesci, piante e ornamenti, oltre a far diminuire l’agitazione psicofisica, aumenti i livelli di attenzione, di rilassamento e la memoria a breve termine.

Ma la cosa più sorprendente è che anche i pazienti con demenza in stato avanzato hanno risposto all’esposizione agli acquari, mostrando che l’attrazione verso l’ambiente naturale è talmente innata da sopravvivere alla demenza.

Biodiversità e salute: il caso dell’United Kingdom’s National Marine Aquarium

Un pesce solitario, una piantina finta o un galeone di plastica non sono sufficienti: ciò che sta dentro l’acquario è fondamentale, soprattutto in termini di biodiversità. Infatti, non è solo la presenza dell’acqua a fornire benessere, ma sono la flora e la fauna che la popolano, e più diversi sono meglio è: insomma, per un maggior benessere è necessaria una maggiore ricchezza di specie. Quindi la biodiversità, intesa come differenza di contenuto e composizione della vasca, è centrale per comprenderne gli effetti psicologici.

Il ripopolamento dell’United Kingdom’s National Marine Aquarium ha permesso alla Cracknell (2016) di condurre una ricerca per indagare il rapporto tra biodiversità e benefici psicofisici negli osservatori. Sono state considerate le emozioni positive, il senso di calma, il livello di interesse e di coinvolgimento per lo scenario acquatico. Parallelamente sono state misurate la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca e la quantità di tempo trascorso dai visitatori davanti alle vasche, popolate da un numero via via crescente di flora e fauna.

Le situazioni sperimentali sono state tre:

  • con l’acquario non fornito, ossia con solo acqua e decorazione artificiale;
  • parzialmente fornito, con livelli moderati di biodiversità;
  • completamente popolato, con il doppio di specie rispetto al livello precedente.

È stato quindi analizzato il rapporto tra il livello di benessere percepito e il numero di varietà di specie viventi nell’ambiente, rilevando che all’aumento del numero di biotipi corrisponde un maggiore benessere psicofisico e una sensazione soggettiva di maggior felicità e calma.

Infatti, se la vista dell’ambiente acquatico favorisce sensazioni di rilassamento e di ristoro, la presenza di biodiversità accresce l’interesse e il coinvolgimento verso l’acquario: già nei primi 5 minuti di contemplazione la pressione sanguigna si riduce e la frequenza cardiaca si regolarizza. Sostando più a lungo, si sperimentano più emozioni positive e calma, mentre all’aumentare dei biotipi aumentano anche le emozioni positive e il livello di interesse sperimentato.

In media, le persone si soffermano più a lungo davanti ad acquari con alto livello di flora e fauna: siccome il comportamento riflette le preferenze, significa che hanno tratto maggiori benefici e sperimentato maggiore benessere quando l’acquario era ricco di biodiversità.

Da un punto di vista psicobiologico, a maggiori livelli di biodiversità, quindi, corrispondono maggiori livelli di interesse e attrattiva, ed il più grande calo della frequenza cardiaca si è verificato proprio nella condizione di maggiore biodiversità.

Questo studio fornisce interessanti spunti per l’introduzione di acquari nei luoghi in cui la riduzione dello stress psicofisiologico è un obiettivo indispensabile: non solo nelle strutture sanitarie tradizionali, ma anche nei luoghi quotidiani carichi di stress, come scuole o uffici ad alta affluenza.

I limiti nella letteratura

È evidente che l’effetto rilassante degli acquari, sia in persone sane che in soggetti con patologie conclamate, raggiunga il suo massimo solo con la contemplazione di ambienti ricchi di biodiversità. Tuttavia, la letteratura che ne riporta i benefici è estremamente limitata, spesso si concentra solo sui grandi acquari pubblici o sulle possibilità offerte dagli ambienti terrestri rispetto a quelli acquatici, proprio perché le persone hanno maggiori possibilità di visitarli.

Un altro limite importante è rappresentato dalla letteratura inerente gli ambienti rilassanti, dato che si concentra quasi unicamente sugli ecosistemi naturali reali o simulati (come video, fotografie o documentari) rispetto a quelli presenti nei contesti urbanizzati: pochi studi hanno analizzato gli ambienti naturali riprodotti dall’uomo come giardini botanici, parchi faunistici, zoo, biosfere o giardini zoologici, tutti luoghi che possono fornire un contatto con la natura non normalmente accessibile. Le opportunità di allestire dei luoghi ad hoc per riconnettere la popolazione urbana agli ambienti naturali potrebbe fornire benessere psicologico, migliorare la percezione del valore degli ecosistemi naturali e incoraggiare gli sforzi verso la conservazione della natura.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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