Effetti della mindfulness sul senso di colpa
Un team di ricercatori (Hafenbrack et al., 2022) che ha pubblicato un recente articolo su Journal of Personality and Social Psychology ha voluto indagare la complessità degli effetti della pratica di mindfulness in rapporto alla regolazione delle emozioni negative, focalizzandosi in particolare sull’emozione della colpa.
La mindfulness
Le pratiche di mindfulness si basano sulla consapevolezza non giudicante del momento presente (Brown & Ryan, 2003). Moltissimi contributi ne evidenziano l’efficacia nella riduzione dello stress e delle emozioni negative. La pratica di mindfulness con consapevolezza sul respiro è molto diffusa in termini di ricerca e applicativi. In queste pratiche di consapevolezza del respiro nel momento presente, l’attenzione della persona è rivolta su sé stessi, sul proprio respiro, notando le sensazioni fisiche, i pensieri e le emozioni, adottando una prospettiva di accettazione non giudicante (Pagis, 2019). La pratica di questi esercizi di consapevolezza aiuta a ridurre gli stati emotivi negativi (Arch & Craske, 2006; Hafenbrack et al., 2014).
In letteratura si evidenzia che la mindfulness può promuovere comportamenti prosociali perché facilita il “perspective taking” e l’empatia (Hafenbrack et al., 2020). D’altro canto, la mindfulness mitiga le emozioni a valenza negativa (Khoury et al., 2013; Sedlmeier et al., 2012). In alcune condizioni le emozioni a valenza negativa sono comunque adattive, hanno una loro funzione poiché sono necessarie alla regolazione delle interazioni e delle relazioni sociali. Dunque, praticare una meditazione focalizzata sul respiro e sui propri stati interni potrebbe inficiare il livello di attenzione posta sulle emozioni dell’altro e sulle relazioni sociali.
La domanda dei ricercatori
La domanda dei ricercatori, quindi, è la seguente: nei casi in cui una persona prova un’emozione negativa (per esempio, il senso di colpa, che generalmente induce a comportamenti riparatori), se la mindfulness va a mitigare l’emozione, questo potrebbe portare a una sorta di impedimento o diminuzione di comportamenti riparatori attivati dal senso di colpa e rivolti all’altro?
La colpa è un’emozione che insorge nel momento in cui la persona viola i propri standard morali e in qualche misura arreca danno agli altri (Cryder et al., 2012); alla colpa possono seguire comportamenti prosociali riparatori che vadano a compensare/riparare il danno arrecato all’altro, assumendo quindi una funzione protettiva delle relazioni sociali.
Se la mindfulness riduce l’emozione della colpa, allora c’è il rischio che si riduca anche la tendenza (generalmente motivata dal senso di colpa) a mettere in atto comportamenti riparatori rivolti all’altro? Dalle ipotesi dei ricercatori, e dai risultati ottenuti, la risposta non sarebbe univoca, ma dipende dal tipo di meditazione e mindfulness (che può essere focalizzata più sul sé o sugli altri) che viene praticata in determinate condizioni (Pagis, 2019).
Le evidenze su mindfulness, colpa e comportamenti riparatori
Nell’articolo vengono presentati otto esperimenti che hanno coinvolto più di 1400 partecipanti e in cui viene approfondita a livello empirico la relazione tra mindfulness, colpa e comportamenti riparatori prosociali; in particolare, l’obiettivo dell’insieme degli studi era verificare se e come certe pratiche di mindfulness possano influenzare la tendenza ad attuare comportamenti riparatori attivati dal senso di colpa a seguito di danni causati ad altri.
Ad esempio, nell’esperimento 1 si conferma anzitutto l’efficacia della pratica di mindfulness focalizzata sul respiro nel ridurre l’emozione della colpa. A seguito di induzione dell’emozione di colpa, ai soggetti è stato chiesto di praticare 8-15 minuti di mindfulness focalizzandosi sul respiro e sulle sensazioni corporee. Dai risultati è emerso che il gruppo di soggetti praticanti mindfulness, rispetto al gruppo di controllo, riferiva una significativa riduzione del senso di colpa.
I successivi esperimenti hanno voluto verificare se gli stati di mindfulness fossero in grado di diminuire il desiderio e l’intenzione di impegnarsi in comportamenti prosociali riparatori in situazioni in cui era stata elicitata l’emozione di colpa. I risultati evidenziano che i soggetti che avevano praticato mindfulness focalizzata sul respiro, riferivano intenzione e desiderio di impegnarsi in comportamenti finalizzati al danno arrecato all’altro, seppure in una situazione di simulazione.
L’aspetto interessante è che nell’ultimo esperimento è stato dimostrato che la pratica di una particolare forma di mindfulness, definita “loving kindness meditation” (Hafenbrack et al, 2020), indurrebbe a una maggiore quota di comportamenti riparatori rispetto a forme di mindfulness focalizzate sul sé e sul respiro. Questa forma di mindfulness promuove la focalizzazione dell’attenzione e della consapevolezza con atteggiamento accettante e non giudicante sull’altra persona più che sul sé, ad esempio richiede di immaginare che possano accadere eventi positivi agli altri (Hafenbrack et al., 2020). Questa forma di mindfulness in cui l’attenzione viene spostata anche sull’altro e sulle altrui emozioni si è dimostrata più efficace nel promuovere comportamenti prosociali riparatori (a seguito della riattivazione di senso di colpa al ricordo di trasgressioni morali effettuate in passato) rispetto a pratiche di mindfulness principalmente focalizzate sul proprio respiro e sui propri stati interni e rispetto a una condizione di controllo.
In conclusione, l’insieme di questi esperimenti che hanno utilizzato molteplici metodologie, campioni differenti, e diverse variabili dipendenti, hanno approfondito il complesso rapporto tra mindfulness, colpa e intenzioni di attuare comportamenti riparatori. I ricercatori quindi in qualche misura portano in evidenza quanto sia importante anche riconoscere la funzione delle emozioni a valenza negativa, nella misura in cui in molte situazioni le emozioni hanno un ruolo importante nella regolazione delle interazioni e delle relazioni sociali. Forme specifiche di mindfulness, più orientate all’altro e alla focalizzazione dell’attenzione e della consapevolezza nel momento presente sugli stati emotivi altrui con una prospettiva di gentilezza, possono risultare meno defocalizzanti per l’attuazione di comportamenti riparatori della relazione sociale attivati dall’emozione di colpa (e in relazione alla violazione dei propri standard morali in situazioni interpersonali).