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Sentirsi completamente assorti in un’attività: cos’è il Flow

Il Flow si verifica quando c’è equilibrio fra le richieste del compito e le nostre risorse e può aumentare la produttività e la creatività

Di Micol Agradi

Pubblicato il 11 Ott. 2023

Aggiornato il 13 Ott. 2023 12:35

Che cos’è il Flow?

A ognuno di noi sarà capitato di perdere la concezione del tempo e, in un certo senso, dello spazio, mentre siamo assorti nel compiere un’attività. Di solito, questo stato si sperimenta quando siamo intensamente concentrati in un compito mentre i pensieri e le azioni necessarie per portarlo a termine si susseguono in maniera naturale e senza intoppi. Accade quando stiamo eseguendo un’attività piacevole per la quale desideriamo istintivamente dedicarci senza riserve, al di là di qualsiasi pianificazione. Spesso, non a caso, questa esperienza si riscontra nei grandi atleti, nei musicisti e negli artisti quando sono interamente assorti nelle loro prestazioni. Questo insieme di condizioni delineano quella che il Dott. Csikszentmihalyi ha chiamato Flow o Teoria dell’esperienza ottimale (1975). Secondo la sua definizione, il Flow sarebbe:

uno stato in cui la persona si trova completamente assorta in un’attività per suo personale piacere e diletto […], fino ad essere incapace di pensare ad altro.

Il nome della teoria prende spunto dalla metafora che le persone utilizzano per raccontare l’esperienza del Flow, ossia quella di un flusso d’acqua che li trascina.

Affinché una persona possa trovarsi a sperimentare questa condizione, tuttavia, dovrebbero sussistere alcune caratteristiche necessarie (Csikszentmihalyi, 1975):

  • Il compito è concreto e raggiungibile;
  • Siamo nella condizione di poterci dedicare in maniera concentrata all’attività;
  • Gli obiettivi del compito sono definiti e chiari;
  • È possibile ottenere dei feedback diretti ed immediati;
  • Riusciamo ad agire senza sforzo e liberi da preoccupazioni;
  • Percepiamo il controllo sulla situazione e questo ci fa temere meno eventuali errori o fallimenti;
  • Abbiamo la sensazione di perdere la consapevolezza di noi, in quanto le nostre energie fisiche e psichiche sono completamente focalizzate sulla realizzazione del compito;
  • Siamo sinceramente curiosi verso il processo e il risultato a cui conduce l’attività.

A partire da queste condizioni, lo stato di Flow si può verificare quando c’è un equilibrio fra le sfide richieste dall’attività e le abilità di cui disponiamo per affrontarle. Senza questo bilanciamento, la persona potrebbe provare ansia, se le richieste eccedono le risorse disponibili, noia, quando la sfida richiede minimo sforzo rispetto alle risorse di cui si è capaci, o apatia, se sia le richieste sia le abilità sono ugualmente basse.

I benefici sulla prestazione e la creatività

Sulla base delle caratteristiche prima citate, è impossibile non prevedere che il Flow porti a grandi benefici. Oltre a restituire un senso di soddisfazione personale, tale esperienza è in grado di impattare positivamente sulla prestazione e la produttività. Secondo uno studio di McKinsey, i manager aziendali che hanno lavorato in uno stato di Flow hanno incrementato la loro produttività di ben cinque volte rispetto alla media. Di fatto, quando l’individuo è nel flusso, riesce a funzionare a pieno delle sue capacità, portando a vantaggi anche alla sua creatività. Come osservato dalle ricerche dell’Harvard Business School, l’area cerebrale deputata all’autocontrollo e all’invio dei segnali di dubbio e disprezzo è funzionalmente placata durante l’esperienza ottimale del Flow. Parallelamente, la noradrenalina e la dopamina aumenterebbero la capacità di collegare le idee in modo nuovo. Di conseguenza, l’individuo riuscirebbe ad essere meno critico e più coraggioso verso se stesso e il compito che ha di fronte, lasciandosi maggiormente trasportare dall’immaginazione e da nuove possibilità di problem solving.

Flow e dissociazione: facciamo chiarezza

Occorre però stare attenti all’apparente controparte disfunzionale di questo stato mentale che, per certi aspetti, potrebbe essere ingannevolmente confuso. Si tratta della dissociazione, ossia un’esperienza di disconnessione dei processi psichici che alcune persone posso vivere in condizioni di stress o all’interno di una psicopatologia più ampia. È facile vivere nella vita quotidiana dei momenti di dissociazione dove, analogamente al Flow, abbiamo la sensazione di perdere la concezione del tempo e di svolgere le attività in automatico. E’ importante ricordarsi che lo stato di Flow è, per definizione, un’esperienza ottimale in grado di incrementare il nostro benessere psicologico e la qualità della nostra prestazione. Al contrario, la dissociazione è una vera e propria sindrome all’interno della quale si manifestano dei sintomi di disconnessione dal sé che, in casi significativi, necessitano di un’attenzione clinica specialistica.

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