Secondo la prospettiva di Csìkszentmihàlyi la felicità è uno stato intrinseco all’individuo e non può essere ricercato all’esterno, attraverso gratificazioni o piaceri che soddisfano la nostra psiche solo temporaneamente.
Felicità e filosofia
Secondo il filosofo greco Aristotele il benessere o felicità può essere distinto in due diverse concettualizzazioni: quella edonica e quella eudaimonica.
La prospettiva edonica concentra la sua attenzione sull’affetto positivo, sulla felicità, sulla bassa affettività negativa e sulla soddisfazione per la vita, quest’ultima intesa come valutazione personale della propria condizione di vita. Il filosofo considera infatti l’edonia come la massimizzazione del piacere e la minimizzazione del dolore.
La seconda prospettiva, quella eudaimonica, si concentra prevalentemente sul funzionamento psicologico e sullo sviluppo umano. L’eudaimonia è per Aristotele quel processo di autorealizzazione che porta l’individuo a raggiungere il suo pieno potenziale (Disabato, Goodman, Kashdan, Short & Jarden, 2015).
Il benessere eudaimonico è la percezione personale rispetto al significato della propria vita. In base a questo concetto, avere determinate qualità e soddisfare certi bisogni sono un aspetto fondamentale per la crescita personale (Stone, A.A. & Mackie).
Felicità e psicologia
Lo psicologo Martin E.P. Seligman attraverso la Psicologia Positiva ha conciliato il piacere e la buona vita, ossia gli aspetti edonici ed eudaimonici, sottolineandone le correlazioni.
La disciplina psicologica sostiene che la felicità possa essere sperimentata in differenti modi, in base alle diversità soggettive.
Lo psicologo ungherese Mihàly Csìkszentmihàlyi introducendo il concetto di flusso o flow, lo ha definito come lo stato ‘in cui le persone sono così coinvolte in un’attività che non ha più importanza (lo scopo, ndr); l’esperienza è così piacevole che le persone continueranno a farlo anche a caro prezzo, per il puro gusto di farlo’ (Csìkszentmihàlyi, 1990).
La soddisfazione personale e i processi psicologici che regolano la felicità sono stati analizzati dall’autore a partire dalle storie dei reduci della Seconda guerra mondiale che, dopo aver perso il lavoro, la casa e la propria stabilità economica hanno perso anche la capacità di vivere una vita appagante.
In questo caso, come sostenne anche lo psicologo svizzero Carl Gustav Jung in un suo studio, i soggetti protagonisti erano stati traumatizzati dalla guerra stessa.
I traumi possono essere alla base dell’incapacità del soggetto di raggiungere il benessere, ma allo stesso tempo possono rappresentare, se accolti precocemente, terreno fertile per una nuova rinascita.
Se seguiamo la prospettiva di Csìkszentmihàlyi la felicità è uno stato intrinseco all’individuo e non può essere ricercato all’esterno, attraverso gratificazioni o piaceri che soddisfano la nostra psiche solo temporaneamente.
Felicità e Teoria del Flow
Ciò che permette di modificare il livello di felicità è l’introduzione dello stato di flusso. L’autore spiega bene nel suo manuale Flow. Psicologia dell’esperienza ottimale, come la felicità non possa essere considerata come una sensazione statica ed immutabile. Infatti, per provare felicità è necessario uno sforzo volontario.
‘Una briciola di volontà pesa più di un quintale di giudizio e persuasione’. Con questa frase il filosofo Arthur Schopenhauer intende sostenere che la forza di volontà è quell’unico seme interno che può realmente cambiare le sorti di ogni individuo.
La volontà è forse uno degli aspetti principali dell’Io cosciente e, come tale, se si acquisisce la capacità di entrarvi in contatto, essa porta ad importanti cambiamenti, anche sul piano neurochimico e neuropsicologico, che incidono positivamente sulla condizione di salute e benessere degli individui.
Sempre in base alla teoria del flow, la volontà è la chiave che permette di avere un certo grado di controllo sul livello di felicità. Dopo aver condotto diversi studi e aver intervistato artisti e atleti, l’autore ha affermato che l’immersione all’interno di uno stato di flow permette non solo di massimizzare il livello di felicità, ma anche di essere più creativi e produttivi.
Potremmo dunque dedurre che lo stato di infelicità sia dovuto all’assenza di volontà, di concentrazione e di obiettivi rispetto all’attività che si sta svolgendo.
Come raggiungere il Flow State e la felicità
Csìkszentmihàlyi ha analizzato, in particolare, otto caratteristiche per poter raggiungere il Flow State:
- Avere obiettivi chiari. Questo è ciò che permette di agire in modo consapevole utilizzando le strategie più adatte per raggiungere lo scopo desiderato;
- Avere un riscontro immediato. Questo permette alla propria mente di comprendere, tramite dei feedback auto-referenziati che si sta procedendo sulla strada giusta;
- La concentrazione. Questo è l’elemento che permette alla mente di focalizzarsi su una sola attività;
- La possibilità di concludere il compito con successo. Essa è regolata dall’impegno che si mette nell’attività che si sta svolgendo;
- Il coinvolgimento totale che riguarda il puro desiderio di svolgere qualcosa, al di là del denaro o del riconoscimento sociale;
- Perdere la coscienza di sé che permette la fusione tra individuo-compito;
- Sentire di avere il controllo sull’ambiente;
- La distorsione temporale, ossia la percezione che il flusso del tempo si sia modificato, accelerandolo o facendolo scorrere più lentamente.
La felicità, come lo stesso stato di flusso, è portata da cambiamenti a livelli neurofisiologici. Secondo lo scrittore Arne Dietrich una ridotta attivazione della corteccia prefrontale è collegata al Flow State. Quest’area è responsabile dello stato d’animo cosciente, pertanto quando ci si trova in uno stato di massima concentrazione si attiva un processo definito come ipofrontalità transitoria che porta alla distorsione del tempo, alla perdita della coscienza di sé stessi e alla mancanza di critica interna oltreché ad un aumento di creatività.
Ostacoli alla felicità
Oggigiorno, ciò che rende difficile il raggiungimento del Flow e della stessa felicità sono i cosiddetti ‘rapinatori di attenzione’ come gli smartphone, i social media e i videogame. Questi portano ad una gratificazione immediata e ad uno stato di benessere illusorio. Riempiono un vuoto temporaneo e abituano la mente a questo stato di sospensione e di incertezza in modo simile a come altre sostanze come alcool e droghe operano.
In base alla psicologia dell’esperienza ottimale, è essenziale al fine del raggiungimento della felicità o del benessere, uno stato di equilibrio interno. Questo è un ingrediente fondamentale di autorealizzazione individuale.
Trovare la motivazione per svolgere una determinata attività porterà conseguentemente ad uno stato di gratificazione costante che alimenterà il proprio senso di autoefficacia e la propria autostima, incidendo positivamente sull’intero benessere psicofisico.
Il benessere, dunque, non è tanto una meta da raggiungere o uno stato finale, quanto piuttosto un seme da coltivare quotidianamente come processo di realizzazione personale.
In conclusione, la felicità è una questione puramente personale. Questa è infatti il risultato di percorsi diversi che rispecchiano le proprie caratteristiche soggettive.
Cercare di omologarsi alle richieste della società allontana i soggetti dalla gioia portata dall’autenticità e dal rispetto di sé stessi e delle proprie volontà che bisognerebbe difendere a denti stretti.