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Teorie del complotto: cosa sono e chi è più incline a crederci?

Cosa spinge a credere alle teorie del complotto e perché alcune persone sono più tendenti a cospirare di altre?

Di Micol Agradi

Pubblicato il 14 Set. 2023

Le teorie del complotto

Le teorie del complotto sono delle narrazioni essenzialmente false in cui si ritiene che più agenti stiano lavorando insieme verso fini malevoli. Secondo Douglas e colleghi (2019), esse sarebbero dei tentativi di spiegare le cause ultime di eventi sociali e politici significativi mediante affermazioni di complotti segreti riguardanti due o più entità potenti. Visto che il numero di persone che aderisce alle teorie del complotto sta via via aumentando (in questo, la vaccinazione per il Covid-19 non ha aiutato), la ricerca ha iniziato a spendere maggiore attenzione sull’argomento. La domanda che guida gli studiosi è univoca: quali sono i bisogni che spingono gli individui a credere alle teorie del complotto e perché alcune persone sono più tendenti a cospirare di altre?

Secondo una recente ricerca di Bowes e colleghi (2023), le persone più inclini a credere alle teorie del complotto mostrerebbero una combinazione specifica di motivazioni e tratti di personalità, sebbene molto lontana dal ritratto di individui ingenui e con disturbi mentali dipinto dalla cultura popolare. Visto che le precedenti ricerche su ciò che guida le persone tendenti alla cospirazione avevano per lo più esaminato separatamente la personalità e la motivazione, il suddetto studio si è posto lo scopo di esaminare tali dimensioni congiuntamente, così da arrivare a un resoconto più unificato del motivo per cui le persone credono nelle teorie del complotto.

Da quali bisogni intrinseci sono mossi i complottisti?

Dai risultati dello studio sarebbero emerse alcune motivazioni ricorrenti nelle persone che tendono a aderire al pensiero complottista.

Esigenza di significato e controllo

Le teorie del complotto aiuterebbero a dare un senso agli eventi che vengono considerati confusi, difficili da comprendere o mal spiegati dalle fonti di informazione tradizionali, perché in grado di restituire un senso di chiusura, controllo e sicurezza nel proprio ambiente.

Senso di appartenenza e superiorità

Il bisogno di sentire che la comunità con cui si identificano sia superiore alle altre è un’esigenza importante per chi tende alla cospirazione. A questo proposito, Goreis e Voracek (2019) hanno notato che le teorie del complotto fanno maggiore appello a coloro che si sentono emarginati dalla società, impoveriti dalle loro relazioni e infelici della loro vita.

Identità sociale

Le persone erano più propense a credere a specifiche teorie del complotto quando erano motivate da relazioni sociali. Ad esempio, i partecipanti che hanno percepito minacce sociali erano più propensi a credere nelle teorie del complotto basate sugli eventi, come la teoria secondo cui il governo degli Stati Uniti ha pianificato gli attacchi terroristici dell’11 settembre. Questo risultato converge con un’ipotesi recente secondo cui motivazioni legate all’identità sociale possono far aderire al contenuto di una teoria del complotto specifica, mentre il desiderio di sentirsi unici spingerebbe gli individui a credere maggiormente a teorie del complotto più generali su come funziona il mondo.

Il ruolo dei tratti di personalità

Le motivazioni e i bisogni non sono le uniche dimensioni che spingono i cospiratori a credere al complotto; il ruolo di alcuni tratti di personalità sarebbe cruciale. Nel loro studio, Bowes e colleghi (2023) hanno individuato alcuni tratti personologici correlati a una maggiore tendenza cospiratrice:

  • senso di antagonismo verso gli altri e tendenza manipolatoria;
  • alti livelli di paranoia e sospettosità, a volte legati a pensieri insoliti e convinzioni magiche;
  • insicurezza, instabilità emotiva e introversione, specie nei soggetti evitanti e timorosi di instaurare delle relazioni sociali;
  • impulsività, egocentrismo ed eccentricità, spesso legati a un bisogno narcisistico di far vedere di possedere delle “conoscenze segrete” che gli altri –nemmeno gli esperti– hanno.

Secondo gli autori, nonostante i tratti di personalità del Five Factor Model (estroversione, gradevolezza, apertura, coscienziosità e nevroticismo) abbiano mostrato una relazione molto più debole con il pensiero cospiratorio, non sono da considerarsi irrilevanti ai fini della comprensione della tendenza a credere nelle teorie del complotto.

Direzioni future: come dialogare con i complottisti?

Bowes ha affermato che la ricerca futura dovrebbe essere condotta con la consapevolezza che il pensiero cospiratorio è complicato e che ci sono variabili diverse che dovrebbero essere esplorate nelle relazioni tra pensiero cospiratorio, motivazione e personalità. Comprendere il complesso intreccio alla base della psicologia del complottismo è fondamentale per sapere come dialogare con le persone più inclini a sviluppare questa tendenza. Considerato che queste si ritengono dei pensatori liberi e detentori della verità assoluta, è suggerito non ridicolizzare le loro convinzioni ma, al contrario, discutere con loro con un pensiero critico che sia direzionato a valutare collaborativamente le evidenze e i fatti accertati (Federico Vegetti e Levente Littvay, 2020).

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