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Perché si crede alle teorie del complotto

Le teorie del complotto si basano sull'idea che, cercando a fondo si possano trovare connessioni tra persone, fatti, organizzazioni che spiegano la realtà

Di Ciro D`Ardia

Pubblicato il 24 Feb. 2022

Aggiornato il 04 Set. 2023 10:57

Le teorie del complotto resistono a qualunque prova di falsificazione, non sono quindi verificabili in quanto si basano su assunti e teorie non dimostrabili.

 

Secondo il vocabolario Treccani on line, un complotto è una Cospirazione, congiura, intrigo ai danni delle autorità costituite o di persone private.

I complotti esistono, fin dall’antichità. Fu un complotto quello ordito dai senatori a danno di Giulio Cesare, che fu assassinato il 15 marzo del 44 a.C., così come fu un complotto quello architettato dal presidente americano Richard Nixon – il famoso scandalo Watergate – contro gli avversari democratici, che portò alle sue dimissioni l’8 agosto 1974 (CREST – Centre for Research and Evidence on Security Threats, 2019)

Definizione di teorie del complotto

Se quindi i complotti esistono cosa si intende quindi per teorie del complotto?

Tali teorie prevedono che un gruppo segreto di cospiratori, ordisca e manovri tutto quello che accade (Uscinski, 2017). Nelle teorie del complotto nulla è come sembra e niente accade per caso (COMPACT Education Group, 2020). L’idea di base delle teorie del complotto è che, cercando a fondo, si trovano connessioni tra persone, fatti ed organizzazioni che chiariscono cosa sta succedendo in realtà (COMPACT Education Group, 2020), perché in fondo, “sotto sotto qualcosa non va” (Stephan Lewandosky e John Cook, 2020)

Le teorie complottiste resistono a qualunque prova di falsificazione (Uscinski, 2017). Esse non sono quindi verificabili in quanto si basano su assunti e teorie non dimostrabili.

È comunque importante determinare quando una notizia risulta attendibile visto che talvolta scomode verità sono bollate a fini politici come fake o teorie cospirative (CREST – Centre for Research and Evidence on Security Threats, 2019).

Bisogna poi tenere presente che vi è differenza tra fake news e teorie del complotto. Ciò in quanto, in linea generale, le fake news sono intenzionalmente diffuse, mentre i fautori delle teorie del complotto credono veramente nelle teorie medesime. Inoltre, sempre in linea generale, la narrativa retrostante le fake news non prevede l’intervento di sinistri gruppi di cospiratori, che sono invece sempre presenti nelle teorie del complotto (CREST – Centre for Research and Evidence on Security Threats, 2019).

Le teorie del complotto ‘storiche’

Nella storia del complottismo possiamo individuare alcune teorie ‘storiche’, come quella sull’assassinio del Presidente Kennedy (Karen M. Douglas e altri, 2019). Infatti, in molti credono che Kennedy non sia stato ucciso da Lee Harvey Oswald, ma da un gruppo di cospiratori composto in varie maniere, a seconda della teoria a cui si decide di credere (Posner, 1993) (Adams, 2011). Il tema sull’assassinio Kennedy è molto sentito negli Stati Uniti, dove di tanto in tanto si fanno sondaggi sull’argomento, che danno risultati diversi a seconda del momento storico (AEI Public Opinion Studies, 2013).

Queste variabilità nei risultati sono confortate dagli studi che hanno evidenziato che in periodi di sfiducia nelle istituzioni, si tende a credere di più alle teorie del complotto (CREST – Centre for Research and Evidence on Security Threats, 2019). Nello stesso senso anche nei periodi di incertezza (Karen M. Douglas e altri, 2019) (CREST – Centre for Research and Evidence on Security Threats, 2019) e in quelli di instabilità economica (CREST – Centre for Research and Evidence on Security Threats, 2019).

Altre teorie del complotto, che possiamo definire ‘consolidate’ sono quelle relative al presunto falso sbarco sulla Luna (AEI Public Opinion Studies, 2013) nonché quella relativa all’11 settembre 2001, che molti credono sia stato un ‘inside job’ del governo americano. Anche in quest’ultimo caso, a seconda della teoria, il governo ha lasciato che accadesse o ha partecipato attivamente a organizzare la demolizione delle Torri Gemelle (AEI Public Opinion Studies, 2013).

È stato inoltre visto (CREST – Centre for Research and Evidence on Security Threats, 2019) che i democratici maggiormente credono a queste teorie sull’11 settembre, considerato che all’epoca il presidente statunitense era il repubblicano George Bush Jr.

Le ‘nuove’ teorie del complotto

In questi ultimi anni, ‘nuove’ teorie del complotto si aggiungono alle ‘vecchie’ (Signorelli, 2021) come la teoria di QAnon, che vede Trump come un eroe che combatte segretamente contro i Democratici che, secondo la teoria, sarebbero satanisti e pedofili.

Trovandoci in tempo di pandemia non potevano poi mancare le teorie sul vaccino contro il COVID 19 che si affiancano alle ‘tradizionali’ teorie antivacciniste (Zheng Yang e altri, 2021), regalo di Andrew Wakefield.

Chi crede alle teorie del complotto e perché

È stato visto che i complottisti in genere credono in più di una teoria (CREST – Centre for Research and Evidence on Security Threats, 2019) (Robert Brotherton e altri, 2013). Inoltre è stato osservato che possono anche credere in più teorie che riguardano uno stesso argomento, anche se si contraddicono tra di loro.

Ad esempio, molti credono che la Principessa Diana sia morta per mano dell’MI6 – il servizio segreto britannico – ma che abbia anche simulato la sua morte (Karen M. Douglas e altri, 2019) (Karen M. Douglas e altri, 2012). In senso analogo c’è chi crede che Osama Bin Laden fosse già morto al momento del blitz degli americani ma che, nel contempo, non è vero che sia morto (Karen M. Douglas e altri, 2012).

In linea generale, i complottisti si collocano ai margini della società (Karen M. Douglas e altri, 2019) (Karen M. Douglas e altri, 2017) e sono insoddisfatti della loro situazione. Essi, quindi, cercano di attribuire la colpa della loro situazione ad altri, in genere alle istituzioni pubbliche (CREST – Centre for Research and Evidence on Security Threats, 2019).

È stato però anche osservato che gli aderenti alle teorie cospiratorie, talvolta cercano di soddisfare bisogni di socializzazione (CREST – Centre for Research and Evidence on Security Threats, 2019).

In ogni caso, credere in una teoria porta a far parte di gruppi nei quali prevale la logica del ‘noi’ contro ‘loro’ (Karen M. Douglas e altri, 2019). Alcuni studi, in particolare statunitensi, hanno poi evidenziato che gli afroamericani sono in genere più propensi a credere alle teorie complottiste (CREST – Centre for Research and Evidence on Security Threats, 2019).

Ulteriori motivi per credere alle teorie del complotto sono il bisogno di sentirsi unici e ‘diversi’ dagli altri (Anthony Lantian e altri, 2015), nonché la convinzione di avere conoscenze ‘segrete’ che nemmeno gli esperti hanno (Karen M. Douglas e altri, 2019). È stato poi osservato che gli aderenti alle teorie del complotto hanno scarse capacità di pensiero logico (CREST – Centre for Research and Evidence on Security Threats, 2019; Viten Swami e altri, 2014) e bassi livelli di istruzione. Talvolta l’adesione a teorie complottiste soddisfa dei bisogni narcisistici di gruppo (Karen M. Douglas e altri, 2019).

Le conseguenze delle teorie del complotto

L’adesione alle teorie del complotto può comportare molte conseguenze, in generale da evitare.

Può quindi aversi un minore impegno in politica o anche una mancata adesione alle azioni per la lotta contro il cambio climatico (CREST – Centre for Research and Evidence on Security Threats, 2019).

È stato poi evidenziato che i soggetti che aderiscono alle teorie no-vax sono ovviamente contrari alla vaccinazione, sia in linea generale, sia per quella specifica contro il COVID 19 (Zheng Yang e altri, 2021). Il paradosso che risulta da alcune ricerche è che comunque l’anti vaccinista, pur non negando l’esistenza del COVID 19, rifiuta di mettere in atto le politiche di prevenzione, come l’uso della mascherina ed il distanziamento sociale (Kinga Bierwiaczonek e altri, 2020). Quanto detto comporta, ovviamente, grossi rischi sia per lo stesso no-vax, sia per la salute pubblica.

I complottisti, peraltro, lungi dall’essere un puro fenomeno di folclore, si sono resi spesso responsabili di azioni violente (CREST – Centre for Research and Evidence on Security Threats, 2019). Ad esempio, in tempi recenti (6 gennaio 2021) gli aderenti alla teoria di QAnon, hanno invaso il Campidoglio a Washington causando cinque morti.

Ulteriori esempi sono poi dati dalle follie di Timoty Mc Veigh e Anders Breivik (Karen M. Douglas e altri, 2019). Il primo è responsabile per l’attentato di Oklahoma City del 19 aprile 1995, che causò la morte di 168 persone. Breivik, norvegese, è invece l’autore degli attentati del 22 luglio 2011 in Norvegia, che determinarono 77 vittime (Karen M. Douglas e altri, 2019) a causa dell’adesione alle teorie dell’islamizzazione (CREST – Centre for Research and Evidence on Security Threats, 2019).

Tali azioni omicide sono coerenti con i risultati di alcune ricerche (Federico Vegetti e Levente Littvay, 2020) le quali hanno evidenziato che i complottisti ritengono accettabile l’uso della violenza. I ‘mezzi forti’ sono comunque ritenuti accettabili più dagli uomini che dalle donne (Federico Vegetti e Levente Littvay, 2020)

In alcuni casi è stato però evidenziato che la ‘spinta’ delle teorie del complotto può influenzare in senso positivo l’azione delle istituzioni pubbliche, inducendo ad una maggiore trasparenza delle stesse (CREST – Centre for Research and Evidence on Security Threats, 2019).

Come parlare ai complottisti

Non è facile parlare ai complottisti perché il loro modo di ragionare si basa sul sospetto e sul rifiuto delle prove (Stephan Lewandosky e John Cook, 2020). Considerato che i complottisti ritengono di essere liberi pensatori, è stato suggerito che ci si dovrebbe appellare all’utilizzo del pensiero critico, per poi ridirezionarlo al fine di valutare in maniera adeguata le evidenze ed i fatti accertati (Federico Vegetti e Levente Littvay, 2020).

Si ritiene comunque opportuno evitare di ridicolizzare i complottisti (Stephan Lewandosky e John Cook, 2020). Sempre molto elevati sono poi i rischi di ‘backfire effect’ cioè il rifiuto di qualsiasi evidenza e l’utilizzo della stessa come prova del complotto (Federico Vegetti e Levente Littvay, 2020).

 

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