
Durante il diffondersi del COVID-19, al contrario di quanto è accaduto per i vaccini di altre malattie, sono intervenuti molti altri fattori che hanno aumentato l’esitazione vaccinale; tra questi vi sono la velocità insolitamente rapida dello sviluppo, l’incertezza sulle informazioni mediche e le preoccupazioni sulla sicurezza dei vaccini.
Il vaccino per il COVID-19
Durante il COVID-19, per arrestarne la rapida diffusione, è stata proposta la vaccinazione globale della popolazione. Dopo i primi mesi di pandemia (marzo-aprile 2020), la scienza ha cominciato a studiare rimedi e i governi hanno sostenuto la comunità accademica e l’industria farmaceutica per identificare un vaccino sicuro ed efficace (Kaur e Gupta, 2020). Lo scopo di un vaccino è infatti quello di ridurre l’ospedalizzazione, la trasmissione della malattia e il numero di pazienti ricoverati nelle terapie intensive degli ospedali. Nonostante i numerosi benefici apportati dal vaccino, la vaccinazione globale non è facile da raggiungere in quanto sono necessarie strategie per rassicurare la popolazione generale e promuovere la fiducia nel sistema sanitario, nella ricerca biomedica, nel vaccino e in coloro che lo propongono (Palamenghi et al., 2020). Poiché la trasmissione del COVID-19 è stata molto rapida, le evidenze scientifiche sono state spesso contraddittorie e incerte tanto da portare sfiducia da parte di molte persone nei confronti della conoscenza scientifica.
L’esitazione vaccinale è considerata una delle principali minacce per la salute globale (Sallam et al., 2021) ed è definita come il ritardo, il rifiuto o la riluttanza ad accettare un vaccino nonostante la disponibilità (Mannan e Farhana, 2020). Le persone esitanti si collocano lungo un continuum tra coloro che accettano e coloro che rifiutano totalmente di sottoporsi ad un vaccino (Sato, 2018). Alcuni studi in letteratura hanno mostrato come diversi fattori socio-demografici tra cui il sesso, l’età, il livello di istruzione e le credenze religiose sono associati all’esitazione o al rifiuto dei vaccini (Murphy et al., 2021). Inoltre, la fiducia nei vaccini è influenzata anche da fattori psicologici come lo stress percepito e l’ansia. È noto, infatti, come durante la pandemia siano aumentati notevolmente alcuni sintomi come angoscia, depressione e paura della morte; le persone si sono quindi trovate in una condizione di vulnerabilità e insicurezza che, unite alla rabbia e all’ostilità per le misure di isolamento e quarantena, hanno portato con sé livelli più elevati di fiducia nella vaccinazione contro il COVID-19 (Patelarou et al., 2021). Altri studi, però, dimostrano invece come rabbia ed emozioni negative siano risultate correlate ad una minore accettazione del vaccino e come sintomi psicologici simili possano quindi portare a risposte differenti (Sun et al., 2021). Per comprendere i meccanismi con cui alcune variabili psicologiche aumentano l’esitazione vaccinale mentre altre la riducono, è necessario considerare alcuni fattori come la diffidenza, lo scetticismo e le credenze di cospirazione (Chou e Budenz, 2020).
Fiducia e complottismo in relazione al vaccino
Oltre a ciò, anche la fiducia nella medicina e nella scienza è un fattore che influenza la propensione al vaccino. Nel contesto della vaccinazione, il concetto di fiducia può essere suddiviso in tre livelli: fiducia nel prodotto (e.g. un vaccino), fiducia nel fornitore (e.g. gli operatori sanitari), e infine fiducia nei responsabili politici (e.g. il sistema sanitario). Ciascuno di questi livelli influenza in modo differente la percezione della sicurezza e dell’efficacia del vaccino da parte delle persone e, di conseguenza, l’adesione alle campagne di vaccinazione.
Durante il diffondersi del COVID-19, al contrario di quanto è accaduto per i vaccini di altre malattie, sono intervenuti molti altri fattori che hanno aumentato l’esitazione vaccinale; tra questi vi sono la velocità insolitamente rapida dello sviluppo, l’incertezza sulle informazioni mediche e le preoccupazioni sulla sicurezza dei vaccini. Questi minano la fiducia delle persone nei confronti delle istituzioni e riducono la loro volontà di impegnarsi in comportamenti sanitari preventivi (Chou e Budenz, 2020).
Anche le credenze nelle teorie del complotto sono associate alla sfiducia nella scienza e allo scetticismo; queste sono definite come un “sottoinsieme di false credenze in cui si ritiene che la causa ultima di un evento sia dovuta a un complotto di più attori che lavorano insieme con un obiettivo chiaro in mente, spesso illegalmente e in segreto” (Swami e Furnham, 2014, p. 220). Frequentemente le credenze di cospirazione sono causate da una sfiducia nelle istituzioni pubbliche, che provoca una resistenza negli interventi medici e porta le persone a concentrarsi sul proprio benessere negando il problema e talvolta addirittura l’esistenza del Coronavirus.
Messaggio pubblicitario Infine, l’ultimo fattore che influenza la diffidenza vaccinale è l’informazione relativa ad un vaccino; relativamente a quello per il COVID-19, sono infatti ancora sconosciuti gli effetti a lungo termine (Sherman et al., 2021). Spesso le persone scettiche usano piattaforme online per sostenere gli effetti negativi della vaccinazione: il 50% dei tweet contiene convinzioni anti-vaccino, e questo aumenta la percezione dei rischi (Hussain et al., 2018). Uno studio di Simione e colleghi del 2021 aveva l’obiettivo di esplorare la propensione al vaccino nella popolazione italiana ed esplorare la sua relazione con le variabili socio-demografiche, psicologiche, e con le credenze errate sul COVID-19. Ad un campione di 374 adulti italiani sono stati somministrati l’Inventario delle credenze sul COVID-19 e dei questionari che misuravano l’ansia e depressione (Kar et al., 2021), l’ansia da morte e malattia (Simione e Gnagnarella, 2020), la somatizzazione (Shigemura et al., 2020), la rabbia (Trnka e Lorencova, 2020), l’ideazione paranoide (Lopes et al., 2020) e i sintomi psicotici (D′Agostino et al., 2021). L’analisi fattoriale esplorativa sulle credenze sul COVID-19 ha evidenziato tre fattori quali credenza nelle teorie cospirative, sfiducia nelle informazioni mediche e sfiducia nella medicina e nella scienza, correlati positivamente con il sesso femminile, le credenze religiose, l’età, le condizioni psichiatriche e i sintomi psicologici; mentre negativamente con il livello di istruzione. Inoltre è emerso che l’ansia da morte, mediata dalla credenza nelle teorie cospirative, riduceva la propensione a vaccinarsi; la paranoia, invece, mediata dalla sfiducia nella scienza riduceva l’adesione alla vaccinazione. Infine, il disagio psicologico ha ridotto la propensione alla vaccinazione aumentando sia le convinzioni di cospirazione che la sfiducia, mentre l’ansia ha avuto l’effetto contrario, diminuendo le convinzioni e la sfiducia.
Conclusioni
In conclusione il seguente studio approfondisce il complesso modello di relazione che lega il disagio psicologico e la paranoia alla diffidenza e quindi all’adesione alle teorie del complotto, evidenziando il ruolo di tali fattori nel predire la propensione al vaccino. Comprendendo tale modello è più semplice combattere le posizioni di sfiducia, riducendo lo stigma e l’isolamento dei sostenitori della cospirazione e aumentando la fiducia nelle organizzazioni scientifiche e nei politici in tempi difficili come la pandemia da Coronavirus.
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