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Felici o in imbarazzo per le sfortune altrui: la Schadenfreude e la Fremdschämen

Davanti alla sfortuna o alla figuraccia altrui possiamo provare gioia o imbarazzo, reazioni specifiche chiamate Schadenfreude e Fremdschämen

Di Marina Morgese

Pubblicato il 01 Ago. 2023

Si può essere felici per le disgrazie altrui? La Schadenfreude

Immaginate di incontrare un vostro conoscente che, dopo anni di gavetta e di datori di lavoro non sempre corretti nei suoi confronti, vi riferisce di essere stato assunto per l’azienda dei suoi sogni a delle condizioni davvero ottime. Siete contenti, vero?

Immaginate adesso di incontrare un altro conoscente che negli anni ha rimpiazzato il suo scarso impegno nel lavoro con le conoscenze di famiglia per far carriera. Più volte vi ha ricordato, con un certo sadismo, quanto il suo lavoro fosse senza alcun dubbio migliore del vostro. Vi riferisce ora, con una tristezza che fa a pugni col suo solito egoismo, che è stato licenziato. Siete contenti, vero?

Ammesso che la vostra risposta sia affermativa in entrambi i casi, quanto vi risulterà facile rispondere sì nel primo caso? Sarà altrettanto facile rispondere di sì al secondo? Chi ammetterebbe mai di essere felice per le disgrazie altrui?

Più volte a noi psicologi preme ricordare quanto le emozioni siano dei fenomeni naturali che si manifestano a seguito di uno stimolo ambientale per aiutare gli individui a fronteggiare quel determinato stimolo. È quindi normale provare rabbia se qualcuno ci fa un torto, è normale provare gioia se raggiungiamo qualcosa che desideravamo da tanto, così come è normale provare paura se qualcosa ci mette in pericolo. Ma è altrettanto normale essere felici per l’infelicità altrui?

La risposta potrebbe sorprendervi, ma anche questa emozione è molto più diffusa di quanto pensiamo, tanto da avere un termine ad hoc per indicarla, ovvero Schadenfreude.

La Schadenfreude è, per l’appunto, la gioia per l’infelicità e le disgrazie altrui.

Perché proviamo Schadenfreude?

I ricercatori hanno cercato di individuare i motivi che ci portano a provare Schadenfreude, giungendo a diverse spiegazioni.

Una prima spiegazione fa riferimento all’idea di merito: se pensiamo che qualcuno abbia raggiunto uno stato di felicità non meritato, siamo contenti quando questa felicità viene meno. Dato che l’imprevedibilità è una condizione che spesso ci causa sconforto e sofferenza, cognitivamente cerchiamo (illudendoci!) di dare un ordine al mondo e di creare un senso di equità che possano ridurre al minimo la minaccia di una vita imprevedibile. In base a questo, siamo portati a pensare che spesso, quando a un’azione positiva segue un risultato positivo, allora tale risultato è meritato. Al contrario, quando a seguito di un’azione negativa abbiamo un risultato positivo, questo risulterà immeritato. Credere che nella vita ciò che accade sia quasi sempre meritato ci aiuta ad allontanare la sofferenza derivante dalla consapevolezza di quanto il mondo sia imprevedibile: dare ordine e senso agli eventi ci aiuta a vivere meglio. Quando quindi qualcuno raggiunge obiettivi a nostro dire non meritati, può capitare di provare gioia quando questi obiettivi vengono persi: la giusta punizione per chi ha osato sfidare la nostra illusione di un mondo prevedibile!

Un’altra spiegazione fa riferimento all’invidia. Proviamo invidia verso qualcuno che ha qualcosa che vorremmo, questo ci porta a provare un malessere generato dal senso di inferiorità derivante dal confronto con la persona invidiata. La Schadenfreude, secondo questa teoria, partirebbe dall’invidia: quando l’altro perde quel qualcosa per cui tanto l’abbiamo invidiato, la nostra autovalutazione migliora e non possiamo che essere felici, ecco la Schadenfreude. Ma c’è anche un altro modo, secondo i ricercatori, in cui la Schadenfreude potrebbe legarsi all’indivia: provare invidia per qualcuno non è piacevole, quando l’altro perde il suo “status da invidiato” per via di una sfortuna/disgrazia, il fatto di non provare più invidia ci porta a provare un piacevole sollievo, sensazione che può essere simile a quella, per l’appunto, tipica della Schadenfreude.

Una terza spiegazione fa riferimento alle interazioni intergruppo: quando la sfortuna colpisce i membri di un altro gruppo (out-group), questo fortifica i legami all’interno del proprio gruppo di appartenenza (in-group), preservando l’identità sociale dei singoli membri (pensiamo alla gioia che ogni tanto proviamo quando la squadra avversaria perde).

Queste spiegazioni sono abbastanza diverse tra loro ma, nel complesso, ci consentono di comprendere le varie sfaccettature della Schadenfreude, non solo individuali ma anche quelle più sociali.

L’imbarazzo per le figuracce altrui: la Fremdschämen

La Schadenfreude ha anche il suo rovescio della medaglia, ovvero la Fremdschämen, quella che i più giovani conosceranno col termine “cringe”. 

La Fremdschämen (o Fremdscham) è un’emozione di imbarazzo vicario che si prova osservando qualcuno comportarsi in modo inappropriato o imbarazzante. È la tipica emozione che ci porta a cambiare canale quando qualcuno in tv sta facendo una pessima figura, per intenderci. 

E infatti, sebbene le ricerche sull’argomento siano ancora limitate, i ricercatori hanno delineato due tipi di situazioni che possono suscitare Fremdschämen

  • Violare le norme di interazione sociale (ad esempio se vediamo qualcuno rivolgere battute molto esplicite a una persona autorevole) 
  • Esibirsi di fronte a un pubblico (ad esempio quando vediamo un cantante che stona durante un’esibizione)

Fremdschämen vs empatia

Perché allora parlare di Fremdschämen e non di empatia? Quando proviamo Fremdschämen proviamo imbarazzo nell’osservare qualcuno che si comporta in modo inappropriato ma non è detto che la persona osservata in quel momento provi imbarazzo. Dunque, al contrario dell’empatia, non sentiamo ciò che sente l’altro, ma proviamo imbarazzo a prescindere dall’emozione provata dalla persona che osserviamo. 

Perché a volte proviamo Schadenfreude e altre volte Fremdschämen?

Cosa ci porta a provare Schadenfreude in alcune occasioni e Fremdschämen in altre?  Secondo i ricercatori molto dipende dalla situazione, in particolare è più facile provare Fremdschämen se osserviamo una situazione a noi più vicina o della quale abbiamo fatto esperienza in passato. Un’altra variabile coinvolta sembra essere lo status sociale dell’altro: più elevato sarà il suo status, più è probabile provare Schadenfreude anziché Fremdschämen. Anche l’antipatia o la simpatia che proviamo verso l’altro sembrerebbero avere il loro peso.

Accettare le emozioni, anche quelle “meno nobili”

La Schadenfreude può risultare più difficile da accettare, per chi la prova, rispetto alla Fremdschämen. Essere in imbarazzo per qualcun altro è più tollerabile del gioire per le sue sfortune. A questo proposito mi torna in mente la frase di un mio didatta di specializzazione che diceva “Validare le emozioni, intervenire sulle reazioni”. Se proviamo Schadenfreude e se questa non ci porta ad agire scorrettamente nei confronti di noi stessi o degli altri, possiamo accettarla per quello che è: un’emozione, concediamoci di provarla e magari, una volta accolta, possiamo chiederci perché è arrivata. Chissà se, comprendendone i motivi, non riusciamo perfino a cambiare i pensieri che l’hanno suscitata, iniziando magari anche a provare un po’ di empatia per l’altro o, tutt’al più, della “più accettabile” Fremdschämen!

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Marina Morgese
Marina Morgese

Caporedattrice di State of Mind

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