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Si può avere paura di essere felici? Che cos’è la cherofobia

Che sia un problema culturalmente determinato o condizione clinica, la cherofobia rischia di interferire con la qualità di vita

Di Micol Agradi

Pubblicato il 24 Lug. 2023

Aggiornato il 27 Lug. 2023 14:32

Che cos’è la cherofobia?

Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha desiderato essere pienamente felice. Respiriamo il culto della felicità fin da piccoli, quando sentiamo le favole concludersi a suon di “E vissero per sempre felici e contenti”. Nella nostra società, la felicità è considerata l’obiettivo da conseguire per dimostrare a se stessi di condurre una vita di successo. Infatti, nella cultura occidentale, la felicità è concepita come il valore più importante che guida la vita degli individui, che fanno di tutto per raggiungere questa condizione. In mezzo a questa corsa alla felicità, tuttavia, diversi studi recenti hanno dimostrato come alcune persone tendano ad avere un’idea negativa della gioia o, addirittura, paura di essa. Si tratta della cherofobia, costrutto psicologico con il quale si fa riferimento all’avversione alla felicità che alcuni individui manifesterebbero attraverso l’evitamento attivo.

Come interpretare la cherofobia: approccio culturale e approccio clinico

All’interno della ricerca, due sono i principali filoni che hanno cercato di inquadrare il fenomeno della cherofobia: culturale e clinico.

Secondo l’approccio culturale, esisterebbero notevoli differenze nel modo in cui le diverse culture concepiscono la felicità e, per questo, la cherofobia non rappresenterebbe un problema clinico quanto un diverso modo di rapportarsi alla felicità, culturalmente determinato. In alcune culture orientali, l’espressione delle emozioni positive è inibita dalla preoccupazione di far soffrire qualcuno che non è riuscito a raggiungere lo stesso risultato (Joshanloo e Weijers, 2013). In occidente, invece, visto che la felicità è una conquista di cui l’uomo è in gran parte responsabile, chi non riesce ad ottenerla potrebbe sentire di aver sperimentato uno dei fallimenti più dolorosi possibili.

Secondo l’approccio clinico, quando la cherofobia arriva a compromettere significativamente la qualità di vita della persona nell’ambito lavorativo, sociale, sentimentale e familiare, si parla di una condizione dai contorni patologici che è bene attenzionare in senso specialistico. Secondo alcuni autori, l’avversione alla felicità potrebbe essere concettualizzata come una forma di disturbo d’ansia, in cui l’individuo manifesterebbe agitazione per la partecipazione attiva a contesti gioiosi e per la produzione di stati d’animo positivi. Questo non significa che la persona sia depressa, ma che tende a rifuggire da ciò che lo potrebbe rendere felice. A livello sintomatologico, la cherofobia si esprimerebbe attraverso una specifica triade cognitiva, comportamentale ed emotiva:

  • Ansia al pensiero di partecipare ad attività che producono divertimento;
  • Evitamento delle opportunità che potrebbero portare a cambiamenti di vita positivi;
  • Pensieri negativi e catastrofici relativi alla felicità e alle sue conseguenze (come “La felicità mi renderà una persona cattiva” o “Cercare di essere felici è uno spreco di tempo”).

Perché abbiamo paura di essere felici

Come indagato da Joshanloo e Weijers (2013), ci sono almeno quattro principali ragioni per cui le persone cherofobiche hanno paura di essere felici.

Essere felice farà accadere con maggiore probabilità cose negative

Gli individui che temono la felicità credono che le avversità e la sofferenza tendano ad accadere alle persone felici. Dato che, nella loro concezione, la felicità è intrinsecamente seguita da condizioni negative, le persone cherofobiche preferiscono vivere in uno stato emotivo neutro. Ben-Shahar (2002) e Holden (2009) sostengono che le persone potrebbero essere contrarie alla felicità perché temono la perdita di essa più di quanto apprezzino il suo effettivo conseguimento.

Essere felici rende una cattiva persona

Gli individui che temono la felicità tendono a considerare le persone felici come “intellettualmente leggere”, in contrasto con le persone più “serie” che, invece, sarebbero più coscienti della sofferenza nel mondo. Naturalmente, la felicità non causa necessariamente ignoranza sulla sofferenza, ma i cherofobici si preoccupano del fatto che la gioia possa occupare le loro menti, distogliendoli da questioni più importanti.

Esprimere felicità fa male a sé e agli altri

In maniera diversa a seconda delle culture, le persone che manifestano cherofobia tendono ad essere contrarie all’espressione della felicità, temendo che essa possa far rimanere male le persone intorno a sé o che queste possano risentirsi per la gioia dell’altro.

Inseguire la felicità fa male a sé e agli altri

Le persone cherofobiche ritengono che sia disfunzionale perseguire attivamente la felicità, specie se in modo individualistico e basato sul piacere immediato, a causa delle conseguenze negative che questo avrebbe per sé e per le persone che le circondano. La ricerca della felicità in forma irriflessiva ed estrema sarebbe quindi preoccupante perché spesso seguita da una situazione di sconfitta, da cui l’individuo uscirebbe insoddisfatto ed esaurito per lo sforzo compiuto.

Da cosa deriva la cherofobia?

È possibile identificate tre principali cause alla cherofobia (Spinelli, 2019):

  • Evento traumatico. Chi ha vissuto un’esperienza traumatica, soprattutto all’interno delle relazioni di attaccamento, potrebbe crescere con la convinzione che un imprevisto negativo sia sempre dietro l’angolo e che, quindi, la condizione di serenità possa interrompersi da un momento all’altro.
  • Perfezionismo. Il perfezionista, essendo costantemente impegnato in un duro lavoro al fine di raggiungere elevati risultati prestazionali, potrebbe pensare che dedicare il proprio tempo ad attività secondarie legate al piacere sia superficiale ed inutile.
  • Introversione. La persona introversa, temendo l’interscambio sociale con gli altri, potrebbe sviluppare una tendenza alla cherofobia per via delle proprie condotte di evitamento ed isolamento sociale.

Come intervenire sulla cherofobia

Non essendo inquadrata come una psicopatologia franca, la cherofobia non è ancora stata oggetto di trial clinici che ne definiscano il trattamento d’elezione. Tuttavia, la psicoterapia cognitivo-comportamentale sembra essere l’approccio più indicato per questo tipo di problematica, quando invalidante. Attraverso la ristrutturazione cognitiva, le strategie di rilassamento e gli interventi di esposizione a eventi che provocano la felicità, la persona può essere aiutata a mettere in dubbio le proprie credenze irrazionali e ad accettare il fatto che la felicità non è necessariamente conseguita da esperienze catastrofiche.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Ben-Shahar, T. (2002). The question of happiness: On finding meaning, pleasure, and the ultimate currency. New York: Writers Club Press.
  • Caselli, G. (2012). La paura della felicità e i suoi rischi. State of Mind.
  • Holden, R. (2009). Be happy: Release the power of happiness in you. New York City: Hay House Inc.
  • Joshanloo, M., Weijers, D. (2013). Aversion to Happiness Across Cultures: A Review of Where and Why People are Averse to Happiness. Journal of Happiness Studies,15, 717–73.
  • Spinelli, C. (2019). La paura di essere felici: descrizione, sintomi, trattamento della cherofobia.
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