Con la virtualizzazione imposta dalla pandemia, le Zoom call sono diventate parte integrante della nostra vita lavorativa e privata. Guardare continuamente la propria immagine durante le videochiamate, però, potrebbe portare ad auto-oggettivarci più facilmente, con effetti non indifferenti sulla salute mentale, specialmente delle donne.
La virtualizzazione post-pandemica
Con la pandemia da Covid-19 e le conseguenti limitazioni alla libertà di movimento, negli ultimi anni siamo stati costretti a passare più tempo nelle nostre case, reinventando un modo per continuare a lavorare e a interagire con gli altri. Gli strumenti per videochiamare le persone a distanza esistevano già, ma mai come nel periodo pandemico abbiamo utilizzato piattaforme come Zoom, Face-Time o Google Teams che ci consentissero di vedere e comunicare con gli altri. Sono strumenti sicuramente utili a imitare gli incontri di persona, ma sempre con una cruciale differenza: se nella vita reale non abbiamo costantemente l’opportunità di guardarci in uno specchio mentre interagiamo, nelle videochiamate il sistema consente di mostrare agli utenti anche un video di se stessi durante la conversazione. Visto che la virtualizzazione della vita quotidiana sembra uno scenario destinato a durare a lungo, avremo ancora per molto la possibilità di guardare noi stessi per ore durante la giornata, fra una riunione online e l’altra.
Di fronte a questa realtà, ciò che gli psicologi si stanno chiedendo è riassumibile nella seguente domanda: è davvero totalmente positiva questa soluzione virtuale o ci sono degli effetti collaterali a livello di salute mentale che abbiamo il dovere di prendere in considerazione?
Guardarsi nelle Zoom call: il rischio dell’auto-oggettivazione
L’ipotesi mossa da alcuni psicologi è che le lezioni, le riunioni o, in generale, gli incontri virtuali, se costanti e mantenuti nel lungo termine, portino a sviluppare un’attenzione continua nei confronti del proprio aspetto, con effetti dannosi sulla salute mentale, specialmente nelle donne.
Il meccanismo potenzialmente responsabile di questa relazione negativa sarebbe la cosiddetta auto-oggettivazione, ossia la tendenza a trattarsi come oggetti da guardare. Nella società moderna è innegabile che le donne continuino ad essere inserite in una cultura che dà priorità al loro aspetto, come evidente dalla maggiore oggettivazione del corpo femminile rispetto a quello maschile (ad esempio, per fini pubblicitari). Se questi sono i contenuti della cultura di appartenenza, non sorprende che le donne, interiorizzando l’idea di essere per l’altro un oggetto, finiscano per essere le prime a considerarsi come tali.
Gli effetti cognitivi, emotivi, comportamentali, fisici e fisiologici dell’auto-oggettivazione sono tuttavia molteplici e non sempre positivi. Alcuni di essi hanno uno stretto legame con forme di disagio mentale, soprattutto nelle donne, che tendono a subire più conseguenze negative:
- Dal punto di vista cognitivo, una ricerca ha mostrato che, quando le donne indossano un costume da bagno e si guardano allo specchio, in una conseguente prova di matematica danno risultati peggiori rispetto agli uomini, poiché influenzate dall’esperienza oggettivante;
- Dal punto di vista emotivo e comportamentale, lo studio di cui sopra ha rivelato che provare un costume da bagno può produrre sentimenti di vergogna che portano le donne a mangiare con più moderazione;
- Dal punto di vista fisico, l’auto-oggettivazione porterebbe le donne a prendere le distanze dal proprio corpo, causando un peggioramento delle prestazioni motorie e difficoltà a riconoscere i propri stati corporei;
- Dal punto di vista fisiologico, una ricerca avrebbe dimostrato che le donne che tendono ad auto-oggettivarsi avrebbero maggiori difficoltà a riconoscere la propria temperatura corporea: più una donna è concentrata sul proprio aspetto, minore è la connessione tra la quantità di vestiti che indossa e il freddo che sente.
In generale, in alcune donne l’auto-oggettivazione, diventando il modo predefinito di pensare a se stesse nel mondo, sarebbe associata a conseguenze negative sulla salute mentale, come sintomi di alimentazione disordinata, ansia, depressione e dismorfismo corporeo.
Nascondere il video personale per smettere di auto-oggettivarsi
Alcuni ricercatori hanno dimostrato che essere vicino a uno specchio, scattare una foto a se stessi e sentire che il proprio aspetto viene valutato da altri aumenta la tendenza all’auto-oggettivazione e, a ben pensare, quando entriamo in una chiamata Zoom possiamo essenzialmente fare tutte queste cose contemporaneamente.
Visto che, nel bene e nel male, le chiamate Zoom continueranno ad essere degli strumenti utili nel mondo del lavoro, un modo per ridurre gli effetti negativi delle riunioni online sulla salute mentale potrebbe essere quello di utilizzare la funzione “Nascondi vista personale”, nascondendo così la propria immagine a sé, ma non agli altri. Si tratta tuttavia di una soluzione ancora dibattuta e poco convincente del tutto. Secondo alcuni studiosi disattivare la vista di sé può aiutare le persone più inclini all’auto-oggettivazione a controllare meno la propria immagine, mentre secondo altri tale soluzione potrebbe far sentire quelle stesse persone in una posizione di maggiore svantaggio. Questi ultimi sarebbero dell’idea che essere consapevoli del proprio aspetto dia più benefici che problemi: una grande mole di letteratura mostra che apparire attraenti ha degli innegabili rinforzi sociali ed economici tangibili (per le donne più che per gli uomini) e, sulla base di questo, monitorare il proprio aspetto consentirebbe di anticipare come si potrà essere valutati dagli altri, aiutando a regolarsi di conseguenza.
Per queste ragioni, in futuro non sarà così improbabile continuare a vedere le persone con la fotocamera accesa per tutta la durata delle loro chiamate Zoom. Consapevoli dei rischi dell’auto-oggettivazione e del loro impatto specifico sulla popolazione femminile, però, è importante essere a conoscenza del fatto che qualsiasi piccola tregua dal fissare la propria immagine sullo schermo può essere davvero un grande beneficio per il proprio benessere mentale.