expand_lessAPRI WIDGET

Self-discrepancy: di cosa si tratta e quali sono i fattori protettivi

Si parla di self-discrepancy quando i concetti di sé reale, sé ideale e sé normativo non coincidono. Essa potrebbe portare a sentimenti di depressione e ansia

Di Micol Agradi

Pubblicato il 01 Giu. 2023

L’individuo sperimenta self-discrepancy quando i concetti di sé reale, sé ideale e sé normativo non coincidono. Tale discrepanza può portare a sentimenti di depressione e ansia. L’attitudine alla resilienza e la capacità di regolare le proprie emozioni risultano fattori protettivi nel fronteggiare la discrepanza percepita.

Cos’è la self-discrepancy

 La discrepanza fra i diversi concetti di sé, o self-discrepancy, e il disagio psicologico che questo crea nell’individuo sono temi esplorati nel tempo da diversi autori (Freud, 1933/1964; James, 1890; Horney, 1950; Rogers, 1961). Tuttavia, solo Higgins (1987) fu in grado di proporre un modello sistematico che fosse capace di mettere in relazione specifici tipi di self-discrepancy con alcune tipiche conseguenze emotive.

Secondo la teoria della self-discrepancy di Higgins (1987), l’individuo possiede tre differenti concetti di sé:

  • Reale, che è definito dagli attributi che la persona crede di avere attualmente;
  • Ideale, che corrisponde all’insieme di caratteristiche che l’individuo idealmente vorrebbe avere, in base a speranze e desideri;
  • Normativo, che rappresenta gli attributi che l’individuo pensa che dovrebbe possedere, in base a doveri e responsabilità.

A completamento della concettualizzazione di Higgins (1987), Ogilvie (1987) propose l’aggiunta di un quarto concetto di sé, il Sé Indesiderato. Questo può essere definito come il peggiore dei sé possibili, come l’istanza che raccoglie in sé tutti gli attributi che la persona non vorrebbe avere. Poiché basato su eventi reali e vissuti, si tratta di un concetto cruciale nei processi di auto-valutazione e di benessere psicologico, a differenza del Sé Ideale, che si concettualizza più come un’idea solo immaginata di sé.

Ansia e depressione come risposte alla self-discrepancy

La teoria assume che, a seconda delle discrepanze fra i concetti di sé, possono emergere vulnerabilità a specifiche emozioni. In particolare:

  • La discrepanza fra il Sé Reale e il Sé Ideale causerebbe un generale sconforto, dunque tristezza, insoddisfazione e depressione;
  • La discrepanza tra il Sé Reale e il Sé normativo causerebbe uno stato di agitazione, dunque ansia, paura e nervosismo.

Di base, maggiore è lo scarto che l’individuo percepisce fra i concetti di sé e il numero di disallineamenti o mancate corrispondenze, maggiore sarà l’intensità del disagio psicologico che proverà.

Numerosi sono stati gli studi che hanno cercato di sondare l’evidenza scientifica delle relazioni suggerite da Higgins (1987) fra specifiche discrepanze del sé e specifiche emozioni, ma i risultati sono apparsi spesso contraddittori. Alcuni studi hanno confermato che soggetti con elevata depressione riportano una self-discrepancy tra il loro Sé Reale e il loro Sé Ideale e soggetti con elevata ansia riportano una self-discrepancy tra il loro Sé Reale e il loro Sé Normativo; una recente meta-analisi (Mason et al., 2019), invece, ha riscontrato che discrepanze relative sia al Sé Ideale sia al Sé Normativo possono far scaturire sia ansia sia depressione, senza che fra essi sussistano dei legami univoci come postulato da Higgins (1987). Secondo l’ipotesi di Ozgul (et al., 2003), dal momento che gli individui internalizzano norme, valori e regole culturali da cui discendono standard ideali e normativi differenti, per la ricerca potrebbe essere difficile tipizzare in senso categoriale e assoluto concetti di Sé Ideale e di Sé Normativo che siano uguali per tutti.

I fattori protettivi: abilità di regolazione emotiva e resilienza

Alla luce dei risultati contraddittori ottenuti, fu lo stesso Higgins (1999) a suggerire agli studiosi di focalizzarsi su una nuova domanda di ricerca: “quando c’è l’effetto?”, ossia “in quali condizioni specifiche discrepanze del sé portano a sviluppare specifiche conseguenze emotive, come predetto dalla teoria?”. Ciò spinse i ricercatori a sondare i possibili fattori in grado di moderare tale relazione. Lo studio di Gurcan-Yilirim e Gencoz (2020), partendo dal presupposto che, in presenza di self-discrepancy, alcune capacità psicologiche risultano dei fattori protettivi contro stati emotivi negativi, si è posto l’obiettivo di valutare la funzione protettiva dell’abilità di regolazione emotiva e di resilienza.

Regolazione emotiva

La regolazione emotiva è il processo attraverso cui gli individui sentono, comprendono, gestiscono ed esprimono le loro emozioni. I suoi elementi distintivi sono la comprensione, la consapevolezza e l’accettazione delle emozioni, il controllare i comportamenti impulsivi, quando si sperimentano emozioni negative, e l’avere accesso a delle strategie che aiutino a modulare le risposte emotive.

 All’interno della cornice teorica di Higgins (1987), si presume che le persone che non riescono a raggiungere i loro standard ideali o normativi o a discostarsi dai loro standard indesiderati possono provare ansia e depressione. In questa direzione, la capacità di regolazione emotiva potrebbe proteggere gli individui da tali esiti emotivi negativi: in presenza di self-discrepancy, più un individuo agisce con consapevolezza e accettazione delle proprie emozioni, più riuscirà a regolare efficacemente quelle negative che conseguono la percezione dello scarto fra i differenti sé.

Resilienza

La resilienza è l’abilità di mantenere o riacquistare uno stato di benessere psicofisico nonostante le esperienze avverse vissute. Si tratta di un insieme di attributi personali che permettono all’individuo di crescere anche nel momento in cui si devono fronteggiare eventi di vita negativi: adattabilità, capacità di problem solving, fiducia in se stessi, senso di supporto sociale, tolleranza agli affetti negativi, capacità di definire chiari obiettivi, orientamento all’azione, attitudine ad accettare positivamente il cambiamento e ad avere un forte scopo nella vita.

È possibile ipotizzare che, in presenza di self-discrepancy, tali caratteristiche siano un fattore protettivo che non permette di sviluppare significativo disagio psicologico: di fatto, anche in presenza di emozioni negative, le persone resilienti potrebbero vedere lo stress come un’opportunità per crescere, abbandonandosi a sentimenti negativi per meno tempo.

Conclusioni

Alla luce di quanto considerato, sarebbe auspicabile che nei programmi di benessere psicologico gli interventi prendano in considerazione l’importanza che i diversi concetti di sé rivestono nella vita emotiva dell’individuo. Sarebbe opportuno sia comprendere gli obiettivi e gli standard che le persone hanno relativamente ai loro Sé Ideali, Normativi e Indesiderati, così da aiutarle a ridurre il disagio psicologico in presenza di self-discrepancy, sia concentrarsi sul miglioramento delle loro capacità di regolazione delle emozioni e della resilienza, in qualità di strategie di coping protettive.

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Freud, S. (1933/1964). New introductory lectures on psychoanalysis. In Standard edition (Vol. 22).
  • Gürcan-Yıldırım, D., Gençöz, T. (2022). The association of self-discrepancy with depression and anxiety: Moderator roles of emotion regulation and resilience. Curr Psychol 41, 1821–1834. doi: 10.1007/s12144-020-00701-8.
  • Higgins, E. T. (1987). Self-discrepancy: A theory relating self and affect. Psychological Review, 94(3), 319–340.
  • Higgins, E. T. (1999). When do self-discrepancies have specific relations to emotions? The second-generation question of Tangney, Niedenthal, Covert, and Barlow (1998). Journal of Personality and Social Psychology, 77, 1313–1317.
  • Horney, K. (1950). Neurosis and human growth. New York: Norton.
  • James, W. (1890). The principles of psychology. NewYork: Holt
  • Mason, T. B., Smith, K. E., Engwall, A., Lass, A., Mead, M., Sorby, M., Bjorlie, K., Strauman, T. J., & Wonderlich, S. (2019). Self-discrepancy theory as a transdiagnostic framework: A metaanalysis of self-discrepancy and psychopathology. Psychological Bulletin, 145(4), 372–389.
  • Ogilvie, D. M. (1987). The undesired self:Aneglected variable in personality research. Journal of Personality and Social Psychology, 52, 379–385.
  • Ozgul, S., Heubeck, B., Ward, J., & Wilkinson, R. (2003). Selfdiscrepancies: Measurement and relation to various affective states. Australian Journal of Psychology, 55, 56–62.
  • Rogers, C. R. (1961). On becoming a person. Boston: Houghton Mifflin.
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Immagine: The Loneliness of a Sappy Man. © 2012 Marco Piunti. www.trattogrullo.com
La Solitudine: il modello della Discrepanza Cognitiva in Psicologia

Il modello della Discrepanza Cognitiva definisce il senso di solitudine come derivante dal confronto tra modello ideale e realtà percepita.

ARTICOLI CORRELATI
Psicoterapia: come integrare l'approccio filosofico nella pratica clinica
Livello filosofico e psicoterapeutico: un esempio su come possono interagire nella pratica clinica

La filosofia permette di cogliere la struttura del mondo e questa conoscenza può essere un valido strumento che il terapeuta può usare in psicoterapia.

Disturbi di personalità: il processo di valutazione e diagnosi con il DSM 5
Disturbi di personalità: i cambiamenti nel processo diagnostico dopo l’arrivo del DSM-5

La classificazione dei disturbi di personalità è cambiata nel corso degli anni insieme agli strumenti utilizzati per fare diagnosi

WordPress Ads
cancel