I servizi di salute mentale sono in Italia, ed in altri paesi europei, organizzati a seconda dell’età dell’utenza che sono preposti ad assistere.
Questa organizzazione comporta che i giovani che iniziano un percorso devono, man mano che crescono, lasciare il servizio che li ha presi in carico per affidarsi alle cure di un altro servizio.
Questa organizzazione in servizi destinati ai bambini, agli adolescenti e agli adulti può creare una discontinuità nel percorso di cura che i pazienti intraprendono.
Una recente ricerca pubblicata su The Lancet Psychiatry (Gerritsen et al., 2022) indaga, attraverso uno studio di coorte longitudinale, la salute mentale dei giovani di 8 paesi europei (Belgio, Croazia, Francia, Germania, Italia, Irlanda, Paesi Bassi e Regno Unito) che hanno ricevuto cure da differenti servizi.
La coorte esaminata dai ricercatori, detta Milestone, comprende 736 giovani con un’età media di 17,5 anni, 60% femmine e 40% maschi. Nello studio sono stati presi in considerazione i dati ottenuti conducendo un follow-up di 24 mesi. Durante questo periodo il 6,3% di partecipanti si sono ritirati dallo studio.
Per la valutazione dei partecipanti è stata utilizzata la Health of the Nation Outcome Scale for Children and Adolescents e la Youth Self-Report and Adult Self-Report.
In base ai punteggi riportati dai giovani, i ricercatori hanno potuto constatare che la loro salute mentale, quando presi in carico dai differenti servizi, in 24 mesi è globalmente migliorata. Tuttavia, il 24,4% dei giovani ha presentato un aumento delle problematiche ed il 5,3% un aumento delle problematiche clinicamente rilevanti.
Lo studio ha messo in evidenza che circa la metà dei giovani che raggiungono l’età massima per essere in carico ad un determinato servizio, non passa ad un altro servizio ma interrompe il percorso. Questa interruzione però non si associa ad un peggioramento della salute mentale. I giovani che rimangono più a lungo in carico ai servizi sono quelli con problemi clinicamente più rilevanti.
I risultati ottenuti da questa ricerca suggeriscono che gli investimenti nei servizi di salute mentale destinati ai giovani, dovrebbero essere mirati al sottogruppo di giovani che presentano un aumento di problematiche e non ricevono un trattamento continuativo.