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Siccità (2022). Un film di Paolo Virzì – Recensione

'Siccità' tocca vari temi attuali: dalla pandemia al rapporto uomo-pianeta, dall’osservazione della politica sterile al ruolo degli specialisti e ai social

Di Giuseppe Femia

Pubblicato il 20 Feb. 2023

“Siccità” si rivela essere una pellicola dagli obiettivi ambiziosi: la ricostruzione di un momento traumatico segnato da dolore e stress, che punta i fari sulle vulnerabilità più intime muovendosi fra ricchezza, fallimento narcisistico, amori fantasmatici, nevrosi e dilemmi familiari. 

 

 Manca l’acqua nella capitale e un virus dall’animale arriva all’uomo procurandogli torpore, morte, allucinazioni e stati dissociativi. Come un fulmine a ciel sereno ci si ritrova a fare i conti con ciò che si tralasciava da tempo. Camminiamo in una Roma borderline segnata da vuoto, solitudine, impulso, frenesia, amori altalenanti; dall’esistente stallo in cui si vive, scuote un evento imprevedibile che prepotente irrompe.

Amaro e ironico, questo film tocca temi attuali: dalla pandemia appena vissuta sino al rapporto fra uomo e pianeta, passando per l’osservazione della politica polemica e sterile e al ruolo centrale ricoperto dagli specialisti che rincorrono solo la gloria del momento, per finire offrendo uno scorcio sul mondo dei social connesso al tema del riconoscimento del sé a tutti i costi.

Una commedia che incentra l’attenzione sulla persona che intreccia debolezze e risorse, desideri e conflitti. Mentre tutti vivono un disagio comune, ognuno combatte con i propri mostri interiori e relazionali: nonostante il disagio universale ognuno rimane bloccato nella propria nevrosi, immutabile e resistente. Eppure all’improvviso qualcosa scuote e genera movimento, riflessione e cambiamento psicologico nei diversi personaggi proposti: una madre che in piena siccità annaffia una povera pianta che rappresenta qualcosa di prezioso, un padre che cerca approvazione sui social in modo ridicolo, il loro figlio adolescente che vive distanza e conflitto, una dottoressa in carriera che non riesce a seguire i propri affetti più cari, una ragazza che ama la musica e tenta di recuperare un padre sommerso da una strana angoscia esistenziale. Una carrellata di personaggi che cercano felicità, affannati e contorti.

Non si può non associare il vissuto della pandemia, la morte, l’angoscia della malattia, la condivisione del disagio che genera altruismo, solidarietà e, al contempo, distacco.

 Il film reclama il traumatico recente vissuto, triggera il nostro bagaglio emotivo legato alla vicenda pandemica che ancora stiamo elaborando. Si riavvolge il nastro di un’esperienza che ci ha da poco segnati. La pellicola ha il sapore della solitudine, l’odore di quella psicologia adrenalinica che tanto ci ha scosso negli ultimi due anni. I personaggi sono tutti scossi da ansia, fallimento, rotture e vita affettiva che si muovono come temi sommersi che fotografano una realtà verosimile, una realtà prossima in cui specchiandosi ci si riconosce.

Intenso e aspro, spinge su temi complessi: il lutto amoroso interrotto da una marcata ambivalenza che lega i genitori alla figlia adolescente, il papà vulnerabile con temi di narcisismo immaturo che non vede la sofferenza del figlio e che, di fronte a un disagio collettivo, persevera nel suo egocentrismo, le fantasie amorose come antidoto alla tristezza, il tradimento come pillola antidepressiva, il padre potente che svaluta e schiaccia, la donna fragile passivo-aggressiva con tratti di dipendenza e ostilità, l’antisociale che ruba, una serie di personaggi indeboliti e resilienti al contempo.

Una società metaforicamente assetata di valori, affetto, motivazione. Questa pellicola, a tratti confusa nella sua organizzazione, sembra invece descrivere bene la crisi e il malessere che abbiamo vissuto a causa della pandemia.

Un’analisi, quella prodotta dal regista, in cui si osserva l’impatto di un evento simil traumatico che espone la collettività a una restrizione che similmente a quella appena vissuta, induce tutta la città di Roma a cambiare abitudini, a innumerevoli costrizioni e restringimenti che inducono sofferenza e difficoltà di diverso ordine. Sottotraccia la storia di un padre omicida che uscito per sbaglio dalle carceri, disorientato, cerca la figlia per espiare il senso di colpa che lo attanaglia, ha bisogno di essere assolto!

Questa fotografia cinematografica certamente assolve al suo compito: riattiva il recente vissuto traumatico sollecitando lo spettatore all’elaborazione psichica: una lente d’ingrandimento che dà la possibilità di osservare la propria esperienza da un punto di vista neutro che mediante il decentramento stimola la capacità riflessiva del fruitore.

 

SICCITÀ – Guarda il trailer del film:

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Gangarossa, L., Gianani, M:, Mieli, L. (produzione) & Virzì, P. (regia). (2022). Siccità [film]. Italia: Wildside, Vision Distribution
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