Secondo un circolo vizioso, parlare in modo perseverativo dei propri problemi produrrebbe maggiori sintomi internalizzanti e rapporti interpersonali più intimi, che a loro volta porterebbero a maggiore co-ruminazione.
Cos’è la co-ruminazione
Una credenza diffusa nell’immaginario comune è che parlare dei problemi personali faccia sentire meglio; in effetti, cercare supporto sociale aumenta il nostro benessere psico-fisico (Schwartz-Mette et al., 2020; Taylor, 2011). Se portato all’estremo, però, condividere le difficoltà in maniera ripetitiva con l’altro può diventare problematico (Rose, 2021). In psicologia, questo stile di comunicazione viene detto “co-ruminazione” e configura il discutere eccessivamente dei propri problemi con un interlocutore, con il quale ripetere più volte le stesse questioni, incoraggiarsi a vicenda ad approfondirle e soffermarsi su sentimenti negativi (Rose, 2002).
La maggior parte della letteratura sull’argomento è basata sugli studi sulla ruminazione, definita come uno stile di pensiero ripetitivo in cui l’individuo, con lo sguardo rivolto al passato, si sofferma sugli stati negativi interni e sulle loro conseguenze negative. Fra gli adulti, essa è spesso legata alla depressione o ad altri sintomi internalizzanti (Nolen-Hoeksema, 1991), dal momento in cui le persone che ruminano hanno difficoltà a lasciare andare i propri pensieri (Koster et al., 2011). Pochi studi, tuttavia, si sono spinti a indagare questo costrutto nella popolazione infantile e adolescenziale, ed è da questa lacuna nella letteratura che ha preso le mosse la revisione di Rose (2021). Partendo dalla premessa che la ruminazione spesso non basta a se stessa, perché cercare supporto nella condivisione con l’altro delle proprie turbe aumenta la sensazione di benessere, la domanda di ricerca è stata pensata come segue: anche fra bambini e adolescenti si verifica un modo di parlare dei propri problemi che risulta perseverativo e maladattivo?
Costi e benefici del circolo vizioso della co-ruminazione
Come la ruminazione, la co-ruminazione nelle relazioni amicali è legata allo sviluppo di sintomi internalizzanti (Hankin et al., 2010; Rose et al., 2014); entrambi i processi cognitivi condividono lo stesso focus perseverativo e negativo. Tuttavia, diversamente dalla prima, la seconda presenterebbe anche una componente di tipo sociale. Si parte dal presupposto che la rivelazione di sé è una caratteristica centrale nelle amicizie infantili e, ancor di più, in quelle adolescenziali (Rose e Rudolph, 2006), dove i pari diventano le principali risorse di supporto sociale (Rose, 2021). Confidarsi e aprirsi all’altro a proposito di questioni personali veicola fiducia e permette all’amico di offrire sostegno, promuovendo relazioni interpersonali di maggior qualità e vicinanza (Rose et al., 2016). Ma se la co-ruminazione comporta la rivelazione all’altro di parti di sé, allora essa è legata alla formazione di relazioni amicali inevitabilmente più intime (Felton et al., 2019; Rose et al., 2007).
Per questi motivi, la co-ruminazione porterebbe con sé sia dei benefici sociali sia dei costi emotivi dati dalle simultanee associazioni con un positivo adattamento sociale, da una parte, e una negativa regolazione emotiva, dall’altra. (Rose, 2021). Alla luce di queste correlazioni, si può ipotizzare che la co-ruminazione predica l’incremento dei sintomi internalizzanti e una maggior vicinanza e qualità amicale che insieme, a loro volta, porterebbero a maggiore necessità di co-ruminazione. In questo circolo vizioso, quindi, sarebbe la stessa natura auto-rinforzante della co-ruminazione a spiegare perché, nonostante le implicazioni negative, bambini e adolescenti continuano a co-ruminare. Di preciso:
- I benefici sociali della co-ruminazione, primo fra tutti una positiva qualità relazionale con i pari, sarebbero un rinforzo positivo a continuare a co-ruminare. In uno studio di Rose e colleghi (2014) è stato riscontrato che gli amici che co-ruminano rispondono ai problemi dell’altro in un modo positivo e coinvolto, che fa aggiungere ulteriori dichiarazioni in merito ai propri problemi e, così, ricominciare il ciclo dialogico. In questo senso, gli amici che co-ruminano si confiderebbero in un modo che rinforza ed estende la conversazione e che fa sentire l’uno emotivamente vicino all’altro (Rose et al., 2016).
- I costi emotivi della co-ruminazione non sono sufficienti a scoraggiare la co-ruminazione stessa. Come gli individui che ruminano (Koster et al., 2011), quelli che co-ruminano presentano difficoltà nel distaccarsi dai pensieri negativi e per sé rilevanti. Nonostante questo modo di comunicare porterebbe a vedere i problemi come più grandi e difficili da risolvere, sviluppando così sintomi internalizzanti, i co-ruminatori tenderebbero a ignorare questa connessione e a gratificarsi solo dei più immediati sentimenti positivi esperiti nella relazione amicale (Rose, 2021).
- Nonostante la co-ruminazione si potrebbe focalizzare su qualsiasi tipo di problema, i co-ruminatori, specie adolescenti, speculerebbero più su problematiche di tipo interpersonale (ad esempio, famiglia o pari; Rose et al., 2021). Esse, per la loro natura intrinsecamente ambigua, darebbero ai giovani materiale su cui speculare a lungo: conoscere la causa di tali tematiche potrebbe essere complesso, specie se l’altra parte nega il problema o non lo desidera affrontare; inoltre, contemplare la reazione dell’altro non è mai un’operazione facile.
Conclusioni
Nell’enuclearne i benefici a livello sociale e i costi a livello emotivo, la revisione di Rose (2021) considera il ruolo evolutivo della co-ruminazione utile a sviluppare capacità di relazione nella fase infantile e adolescenziale; al contempo, stimola l’approfondimento della questione per suggerire linee di ricerca future. In particolare, sarebbe interessante indagare perché alcuni giovani, più di altri, sviluppano uno stile comunicativo co-ruminativo e se questa tendenza sia correlata allo stesso stile co-ruminativo genitoriale (Waller e Rose, 2013). Inoltre, potrebbe essere utile capire come le diverse modalità di comunicazione dei bambini e degli adolescenti moderni, sempre meno abituati all’interazione faccia a faccia e più agli strumenti virtuali (videochiamate, messaggistica elettronica), impattino sulla co-ruminazione. Infine, l’autrice sottolinea l’importanza di suggerire strategie di soluzione ai costi emotivi analizzati. Fra queste, la psico-educazione ai genitori potrebbe essere ottimale per informare sulle derive negative di un’eccessiva co-ruminazione nei rapporti amicali dei loro figli; anche la promozione di strategie di coping alternative, come il problem solving o una sana distrazione, potrebbe essere un tentativo ugualmente efficace.