In “Raccontiamo ai più piccoli” Anna Antoniazzi, insegnante in storia dell’educazione e pedagogia, ci accompagna in un viaggio di conoscenza attraverso l’universo delle narrazioni rivolte ai bambini, a partire dall’idea che esse non siano mai puri atti di intrattenimento, bensì dei mezzi per portare a termine degli importanti atti educativi o di facilitazione dell’apprendimento.
Il libro è suddiviso in quattro capitoli. Il primo ci fornisce una panoramica di tutto ciò che afferisce all’area delle “narrazioni orali”: le ninne nanne con i loro temi spesso tristi e malinconici, a volte addirittura inquietanti o di denuncia sociale, le canzoni dei cantautori, espressione dei sentimenti e delle speranze dei genitori e infine le canzoni dello zecchino d’oro, incentrate invece sulla prospettiva dei bambini.
Il secondo capitolo esplora le possibilità narrative offerte dal libro, partendo dall’idea che i migliori prodotti in questo ambito, se rivolti all’infanzia, debbano prima di tutto poter essere oggetti da manipolare, esplorare e conoscere, al fine di stimolare l’esplorazione e l’assunzione di prospettive diverse da parte dei bambini.
Il terzo capitolo è volto ad aiutare il lettore ad orientarsi nel mare magnum dell’animazione: cortometraggi, serie tv, film. Interessante in questa sezione la distinzione che gli autori fanno tra cartoni che propongono più direttamente modelli educativi (più o meno validi) e cartoni più orientati a rappresentare la dimensione infantile autentica, lasciando più spazio all’immaginazione, alla creatività, all’apprendimento che si realizza tramite l’esplorazione diretta della realtà.
L’ultimo capitolo sorprende il lettore, inserendo nel panorama generale delle narrazioni il settore del digitale e in particolare delle app, che spesso riprendono e danno nuova vita e nuove possibilità narrative a personaggi nati in altri settori della narrazione (ad esempio libri o cartoni), con il vantaggio ulteriore di far sentire i piccoli parte integrante ed attiva della storia.
In conclusione, il testo invita gli educatori e i genitori a porsi come mediatori tra i produttori di narrazioni ed i bambini, non abdicando al loro ruolo, nemmeno nella apparentemente banale proposta di un libro o di un cartone.