“Reflect”, diretto da Hillary Bradfield, è il nuovo corto della Disney che in pochi minuti affronta in modo potente e diretto il tema dell’accettazione di sé, oltre i pregiudizi e l’ideale di magrezza così diffuso e interiorizzato nella nostra cultura.
La protagonista è Bianca, una giovane ballerina con un corpo non conforme agli standard (irrealistici) comunemente richiesti dal mondo della danza.
Il corto si apre con la protagonista che danza da sola, è brava, ha talento e si diverte a fare quello che fa. L’incanto si rompe quando arrivano i compagni e l’insegnante. Iniziano gli esercizi alla sbarra e alle parole di ammonimento dell’insegnante “pancia in dentro e collo lungo” il riflesso di Bianca si frantuma e diventa mostruoso e angosciante. Bianca però non si lascia sopraffare, continua a danzare ed è nella danza che trova le risorse affinché il suo riflesso non sia più condizionante e determinante.
Il messaggio è potente: il valore personale non è legato al peso e alla forma del corpo ed è possibile andare oltre i pregiudizi e le richieste irrealistiche della società e accettarsi per come si è, senza giudizio.
Il corto porta quindi alla luce un tema fondamentale: le persone con corpi non conformi subiscono quotidianamente pregiudizi connotati da credenze che le dipingono come pigre, negligenti, senza volontà, senza talento. Tali stereotipi rendono queste persone vittime di atteggiamenti discriminatori da parte di insegnanti, datori di lavoro, personale medico, familiari, amici e conoscenti e ciò può portarle a interiorizzare lo stigma sul peso, potrebbero cioè finire per credere che il peso sia controllabile, che sia qualcosa di influenzabile con la volontà, con conseguenti sentimenti di colpa e svalutazione di sé e comportamenti estremi di controllo del peso e della forma del corpo.
I media sono molto influenti rispetto allo sviluppo di determinati atteggiamenti e pregiudizi e purtroppo a lungo hanno proposto una rappresentazione del corpo impregnata di stereotipi: le persone con obesità per esempio sono state spesso rappresentate come persone che mangiano cibo spazzatura e che sono pigre. Vengono invece proposte come di successo, attraenti e interessanti le persone con corpi caratterizzati dalla magrezza.
Tali rappresentazioni mediatiche rafforzano stereotipi che alimentano lo stigma del peso. È pertanto necessario un impegno per spostare la narrazione del peso e del corpo da una narrazione pervasa di pregiudizi a una equa, accurata e non stigmatizzante.
Il corto della Disney sembra essere un piccolo passo per mettere in discussione quella rappresentazione basata su modelli irraggiungibili di irrealistica perfezione che, in molte persone, continua a creare una sofferenza tale da portarle a rinunciare ai propri sogni e ai propri talenti.