Ndr – La Dott.ssa Rosaria Nocita, Psicoterapeuta presso la Clinica Disturbi Alimentari Milano, commenta in questo articolo i recenti fatti di cronaca relativi alle restrizioni alimentari imposte alle giovani ginnaste.
In alcune discipline sportive e artistiche, come la ginnastica e la danza, è presente un’enfatizzazione dell’ideale di magrezza che può condurre una persona più vulnerabile a tale ideale a interiorizzarlo in modo assoluto, al punto da condizionare la propria autostima e sviluppare un vero e proprio Disturbo Alimentare.
L’incitazione alla rinuncia di cibi cosiddetti ‘vietati’, come strategia per tenere sotto controllo il peso e la forma del corpo, rappresenta una pressione psicologica che può minare l’equilibrio psicofisico della persona. Inoltre, il controllo da parte degli insegnanti, volto a verificare che le rinunce alimentari siano seguite con rigore, può rinforzare ulteriormente l’adesione a regole dietetiche non salutari.
È noto che in alcune discipline sportive e artistiche, come la ginnastica e la danza, è tipicamente condiviso lo standard del basso peso corporeo come garante di un’elevata performance sportiva o artistica. Nelle suddette discipline, infatti, è presente un’enfatizzazione dell’ideale di magrezza che può condurre una persona più vulnerabile a tale ideale a interiorizzarlo in modo assoluto, al punto da condizionare la propria autostima e sviluppare un vero e proprio Disturbo Alimentare.
I clinici esperti in Disturbi Alimentari non possono non possono non far sentire la propria voce, anzi è doveroso che si facciano promotori della diffusione di conoscenze scientificamente valide. Per questa ragione ci sentiamo di riportare che gli studi scientifici dimostrano come lunghi periodi di restrizione dietetica esercitano conseguenze negative sulla crescita, sulla funzionalità cognitiva, sulla prestazione fisica (diversamente da quanto si creda!).
Inoltre, ci preme sottolineare che tra i principali fattori di rischio per i Disturbi Alimentari ci sono: l’interiorizzazione dell’ideale di magrezza, l’adozione di una dieta ferrea, l’eccessiva importanza attribuita al peso, alla forma del corpo e al controllo dell’alimentazione per valutare se stessi come persone degne di valore e atleti promessi campioni. La pressione a perdere peso che induce a restringere l’alimentazione, nonché l’impatto del comportamento di controllo degli allenatori possono rappresentare, quindi, fattori di rischio per l’esordio di un Disturbo Alimentare.
Diviene fondamentale, quindi, che allenatori, genitori e atleti stessi approfondiscano la conoscenza dei Disturbi Alimentari e dei falsi miti che ruotano attorno a questo tema, così da poter rilevare eventuali i campanelli di allarme ed attivare interventi tempestivi ed efficaci.