Nella concettualizzazione LIBET sono centrali le credenze metacognitive di intollerabilità e condizionabilità del tema doloroso. Un approccio che tipicamente tratta le metacredenze cognitive è la terapia metacognitiva (MCT), che propone interventi misti comportamentali/esperienziali che sono previsti anche nella cornice del modello clinico LIBET.
Il modello di concettualizzazione clinica dei disturbi emotivi Life themes and plans Implications of biased Beliefs: Elicitation and Treatment (LIBET) è uno strumento che si basa su due concetti fondamentali: i Temi Dolorosi e i Piani Semi-adattivi. In particolare, i Temi Dolorosi sono definiti come stati mentali percepiti come intollerabili dalle persone e rappresentati nella coscienza come core beliefs (es. Io incapace/non amabile/debole), ovvero come descrittori di sé e della propria storia (self-knowledge e self-beliefs) (Sassaroli, Caselli, Ruggiero, 2016; Sassaroli et al. 2021). A differenza dei modelli CBT e costruttivisti, che concettualizzavano i self beliefs come variabili di partenza del processo psicopatologico, il modello LIBET assume che il concetto clinico di “tema doloroso” sia un esito di processi metacognitivi disfunzionali che inducono il soggetto a mantenere fissa l’attenzione su stimoli a cui è vulnerabile e poi ad utilizzarli per creare o rinforzare rappresentazioni di se stesso e della propria storia personale, che cronicizzano ulteriormente la sua vulnerabilità a certi stimoli e rafforzano le sue strategie tipiche di pensiero e comportamento (Sassaroli, Caselli, Ruggiero, 2016). Ad esempio una persona con genitori criticanti di fronte all’errore, potrebbe crearsi un’idea di sé come “incapace” (tema doloroso), vissuta come intollerabile e fortemente condizionante, e pertanto sviluppare una particolare sensibilità a tutte le situazioni e gli stimoli che potrebbero esporlo all’errore e farlo venire a contatto con il dolore della sua vulnerabilità. Per proteggersi da questo è possibile che tenda ad evitare tali situazioni o rimuginare su possibili scenari per controllarli/ prevenirli (piano).
Sono quindi centrali nella LIBET le credenze metacognitive di intollerabilità e condizionabilità del tema. Un approccio che tipicamente tratta le metacredenze cognitive è la terapia metacognitiva (MCT), la quale propone interventi misti comportamentali/esperienziali che sono previsti anche nella cornice del modello clinico LIBET (Ruggiero e Sassaroli, 2013)
Secondo l’approccio metacognitivo, alcune persone rimangono imprigionate nel vortice della loro sofferenza emotiva in quanto la loro metacognizione di fronte a determinate esperienze interiori, dà vita ad un particolare modello di risposte che contribuisce a mantenere e a rinforzare la sofferenza. In altre parole, la sofferenza psicologica sarebbe legata all’attivazione di un pattern disfunzionale di cognizione (Cognitive Attentional Syndrome, CAS), che consiste nell’attenzione focalizzata su di sé, stili perseveranti di pensiero (rimuginio/ruminazione), strategie attentive di monitoraggio della minaccia e comportamenti di coping che non riescono a modificare le credenze erronee.
In tale cornice teorica, il trattamento mira a modificare il CAS attraverso il cambiamento dello stile cognitivo (Wells, 2005). Una strategia per raggiungere questo obiettivo è la detached mindfulness (DM), o consapevolezza distaccata, la quale indica uno stato di consapevolezza dei pensieri e il distacco da questi in assenza di elaborazione concettuale. La detached mindfulness condivide alcuni elementi caratteristici delle forme di meditazione mindfulness ma si differenzia per alcune caratteristiche: non prevede alcun ancoraggio corporeo come il respiro, non si concentra sulla consapevolezza del momento presente né sull’assenza di giudizio nei confronti di sé, non richiede una pratica continua ed estensiva. La consapevolezza distaccata risulta quindi focalizzata in modo specifico sull’acquisizione di consapevolezza metacognitiva, sulla separazione del senso di sé dai fenomeni cognitivi e sull’abbandono di risposte rimuginative (Caselli, Ruggiero e Sassaroli, 2017). La detached mindfulness mira quindi a modificare il modo in cui le persone si relazionano alle proprie cognizioni e soprattutto uno degli obiettivi è proprio quello di impedire che i pensieri influenzino il concetto di sè (Wells, 2009). A tale scopo la detached mindfulness propone diverse tecniche ed esercizi esperienziali, tra i quali le libere associazioni (Free Association Task) e la ripetizione verbale (Verbal Loop).
Nello specifico, la tecnica delle libere associazioni prevede che il terapeuta chieda al paziente di sedersi in silenzio ad osservare il fluire dei propri pensieri o ricordi, che emergono spontaneamente durante l’ascolto di stimoli verbali. L’obiettivo non è quello di rievocare altri ricordi o di pensare attivamente a qualche argomento ma di osservare ciò che accade, o non accade, nella propria mente.
La tecnica della ripetizione verbale invece consiste nel presentare ripetutamente al paziente i suoi pensieri, avvalendosi o meno di uno strumento di registrazione, per farne decrescere la salienza e il significato. Questo avviene perché i pensieri cominciano ad essere percepiti più come dei suoni che come qualcosa che trasmette informazioni interne (Wells, 2009).
Attualmente la letteratura in merito all’impatto e all’efficacia delle tecniche di detached mindfulness è piuttosto limitata. In particolare, non sono presenti studi che confrontino l’efficacia di due tecniche di Detached Mindfullness sulla diminuzione delle credenze negative sul sè e sull’intollerabilità e condizionabilità del tema, tuttavia è presente uno studio (Gkika, S., & Wells, A., 2015) in cui è stato sottolineato come le associazioni libere abbiano una influenza significativa sulla diminuzione dei pensieri negativi, compresi quelli su se stessi.
Alla luce del quadro teorico sopra esposto, Studi Cognitivi sta attualmente conducendo una ricerca con lo scopo di valutare l’impatto e verificare eventuali differenze tra due esercizi proposti dall’MCT nel promuovere la consapevolezza distaccata dai temi personali indagati con il modello LIBET.
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