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Quando non è solo un capriccio: la fobia scolastica, un disturbo di cui parlare

Nella fobia scolastica l’angoscia è intensa e prolungata e si accompagna a sintomi somatici: mal di testa, mal di pancia, palpitazione, tensione muscolaree

Di Denise Milone

Pubblicato il 04 Ott. 2022

Aggiornato il 07 Ott. 2022 13:23

La fobia scolastica è descritta come una manifestazione d’angoscia, che può essere accompagnata dal panico, e impedisce la presenza scolastica nelle forme abituali.

 

L’esperienza scolastica positiva

 L’esperienza scolastica riveste una grande importanza nel processo di crescita dell’individuo e richiede un notevole investimento di energie cognitive, emotive e relazionali.

Si può definire un’esperienza scolastica positiva quel percorso in cui si favoriscono nell’alunno sentimenti di autoefficacia, stima di sé e gratificazione per i propri successi; in cui si acquisiscono regole sociali e si costruiscono punti di riferimento valoriali; in cui si instaurano relazioni significative con le figure adulte e con i pari.

È importante, infatti, che il giovane riesca a sperimentare nel contesto della scuola fiducia nelle proprie risorse e capacità, imparando così a gestire le sfide che la vita, anche al di fuori, gli presenterà.

Il sistema scolastico deve rappresentare, pertanto, un luogo sicuro in cui poter esplorare, sperimentare e costruire parti di sé. Tuttavia, non sempre questo succede; a volte andare a scuola può trasformarsi in un vero e proprio incubo.

Sempre più frequentemente si verifica negli alunni una particolare resistenza ad andare a scuola, o a rimanerci, che può esprimere fatica a relazionarsi con i compagni, timore di non essere capiti e accettati, paura di sbagliare e di fallire.

È importante sottolineare che situazioni di ansia e frustrazione sono fenomeni comuni e naturali. Per questo è opportuno distinguere atteggiamenti di preoccupazione tipici di qualsiasi percorso di crescita e di sviluppo, da condizioni cliniche più severe e persistenti.

La fobia scolastica

La fobia scolastica, sebbene non compaia come sindrome a sé stante nei manuali diagnostici, viene inclusa nella più generale categoria delle fobie. È descritta come una manifestazione d’angoscia, che può essere accompagnata dal panico, e impedisce la presenza scolastica nelle forme abituali (De Masi, F., Moriggia, M., & Scotti, G., 2020).

Si tratta, quindi, di un vero e proprio disturbo che si traduce in comportamenti problematici, fino ad un progressivo rifiuto e ritiro dalle attività scolastiche. Infatti, di fronte allo stimolo fobico (in questo caso rappresentato dalla scuola) l’individuo mette in atto comportamenti evitanti, che possono produrre una marcata compromissione funzionale sia sul piano emotivo che sociale. L’angoscia è intensa e prolungata e si accompagna a sintomi somatici, come mal di testa, mal di pancia, palpitazione, tensione muscolare, etc.

La sua insorgenza sembra spesso immotivata in quanto si tratta, nella maggior parte dei casi, di studenti con buona resa scolastica. L’esordio si presenta solitamente in seguito ad eventi percepiti come particolarmente stressanti, che si sono verificati a casa o a scuola. Tra questi si può annoverare la propria malattia o quella di un membro della famiglia, la separazione tra i genitori, relazioni conflittuali in famiglia, problemi con il gruppo dei pari o con un insegnante, oppure il ritorno a scuola dopo una lunga interruzione. Altri momenti particolarmente critici sembrano essere i passaggi da un grado scolastico all’altro (Redazione APC, n.d.). Si stima che le tappe evolutive, come l’ingresso nella scuola elementare (5-6 anni) o alle scuole medie (10-11 anni), siano momenti delicati in cui questo disagio può presentarsi (De Masi, F., Moriggia, M., & Scotti, G., 2020).

 Nei più piccoli, può essere utile indagare la fobia scolare alla luce di una forte ansia da separazione nei confronti dei caregivers (per esempio, genitori o nonni). In altri casi può indicare un maggiore timore del giudizio dei compagni e dell’insegnante. Tipicamente, nei più piccoli si esprime con insistenti capricci, scoppi d’ira, crisi di pianto e/o sintomi somatici ricorrenti (De Masi, F., Moriggia, M., & Scotti, G., 2020)..

Negli adolescenti è invece maggiormente correlata ad una costante apprensione verso i successi scolastici o a dinamiche ostili con i pari e può tradursi in frequenti assenze o addirittura nell’abbandono del percorso di studi (ibidem).

Non si tratta quindi di un banale capriccio o di una mancata motivazione allo studio, tantomeno di difficoltà nell’apprendimento, ma di un vero e proprio disagio più complesso caratterizzato da ansia e paura generalizzata, pervasiva e invalidante. È un’esperienza di grande turbamento, la cui disperata ricerca di equilibrio può condurre anche a forme patologiche più severe nel futuro.

Intervenire sulla fobia scolastica

Spesso, di fronte a tali comportamenti, il genitore assume una posizione drastica e severa, perché esasperato e preoccupato a sua volta. Tuttavia, i tentativi di costrizione aggravano ulteriormente la situazione; la fobia può diventare così intollerabile al punto da sfociare, per esempio, in condotte aggressive e auto-aggressive.

È necessario, pertanto, individuare tempestivamente i sintomi del rifiuto scolare e mirare ad un intervento preciso in un prospettiva ecologica di collaborazione e co-responsabilità (Rubbino, 2017).

È infatti auspicabile un lavoro di rete tra insegnanti, famiglia e psicoterapeuta, affinché si possa perseguire una strategia comune di obiettivi condivisi, al fine di ristrutturare un’esperienza scolastica positiva, di apprendimento e crescita.

Sebbene sia necessario dunque un intervento psicologico e psicoterapeutico, grande responsabilità è affidata anche alla scuola, la quale deve offrire un clima favorevole, che faccia attenzione alle esigenze del singolo.

 

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