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Female sex offender, il fenomeno delle donne abusanti – FluIDsex

Con il termine female sex offender si indica il fenomeno di comportamento sessuale deviante messo in atto da una donna ai danni di un minore

Di Greta Riboli, Taslima Grossi, Rosita Borlimi, fluIDsex

Pubblicato il 26 Ott. 2022

Nel corso degli anni in letteratura sono apparse numerose classificazioni allo scopo di differenziare i vari tipi di donne abusanti e i fattori motivazionali associati.

 

 Nell’immaginario collettivo il termine “abuso sessuale” viene automaticamente associato alla figura maschile, ma questo tipo di reato può essere compiuto anche dalle donne, malgrado tipicamente la figura femminile venga raffigurata come madre amorevole e compassionevole. Purtroppo però la letteratura riguardante l’argomento è attualmente esigua, poiché il numero di donne incarcerate per abusi sessuali è molto meno consistente se paragonato al genere maschile (Bunting, 2006). Oltre alla difficoltà nel reperire un campione adeguato per gli studi, l’idea di un abuso sessuale perpetrato da donna è categoricamente negato dalla società, che tendenzialmente raffigura le donne come il sesso più “debole” e provviste di istinto materno innato. Allo stesso tempo, nel caso in cui abusi sessuali perpetrati da donne su minori attirano l’attenzione mediatica, si considera subito la donna come affetta da disturbi psicopatologici o alterazioni psichiche. Così facendo, questo fenomeno non verrà mai approfondito, privando sia le vittime che le responsabili di adeguati trattamenti terapeutici.

La letteratura si riferisce a questo tipo di donne come female sex offender, abuser o molester. Questo fenomeno comporta un comportamento sessuale deviante messo in atto da una donna ai danni di un minore, che sia bambino o adolescente. Secondo Finkelhor and Williams (1988), rispetto agli uomini, le donne abusanti tendono a essere più integrate socialmente, con un livello di educazione più elevato e aventi meno disturbi psicopatologici pregressi rispetto agli uomini, per cui è più difficile che vengano scoperte e incarcerate.

Diversi autori hanno evidenziato una linea comune nel background di tutte le female sex offender, ovvero un abuso sessuale infantile che ha inibito uno sviluppo psicosessuale adeguato, rendendo loro impossibile stabilire relazioni intime con partner coetanei (Briere e Elliott, 1993; Saradjian, 1996).

Female sex offender e abuso intrafamiliare

La maggior parte degli abusi avviene all’interno dell’ambiente familiare, identificando proprio nei parenti delle vittime i/le sex offenders; un abuso all’interno del contesto familiare viene definito intrafamiliare ed è la forma di abuso maggiormente diffusa e con conseguenze più devastanti per la vittima, poiché, trattandosi solitamente di incesto, snatura il rapporto interpersonale figlio/a-genitore. (Caputo et al., 1999).

Hershkowitz e colleghi (2007) hanno individuato dei patterns affini in diverse famiglie incestuose, ovvero la presenza di una struttura familiare patriarcale, uno stile genitoriale autoritario, rigido e aggressivo; la rigidità influenza il livello di apertura al cambiamento e alle novità, rendendo questi nuclei familiari estremamente chiusi e impermeabili all’ambiente esterno. Infatti, un altro fattore risultato rilevante è la mancanza di individualizzazione a carico di tutta la famiglia, così da creare un alto grado di interdipendenza per quanto riguarda il soddisfacimento di bisogni emotivi e sessuali tra i componenti della famiglia; i nuclei familiari aventi questo tipo di struttura vivono l’auto-differenziazione come mancanza di lealtà verso i membri stessi della famiglia, portando all’isolamento sociale e all’assenza di contatto con la comunità di riferimento (Finkelhor e Baron, 1986; Kantor e Lehr, 1975).

Female sex offender e abuso extrafamiliare

Quando invece si parla di sfruttamento sessuale a fini di lucro si tratta di madri che vendono le prestazioni sessuali dei figli in cambio di denaro, per prostituzione o pedopornografia, partecipando più o meno attivamente all’abuso. Il mondo della pedopornografia infatti, ha un enorme ricavo economico. Nel 2003 sono stati scoperti i primi siti di pedopornografia dedicati a un pubblico femminile.

 L’abuso extrafamiliare, invece, è definito come abuso compiuto da un adulto esterno al nucleo familiare e può essere perpetrato dai partner dei genitori, i partner dei fratelli/sorelle, babysitter, insegnanti, conoscenti e sconosciuti. In questo caso, i bambini target provengono da famiglie caotiche e disorganizzate, in cui i genitori sono assenti o disinteressati, come per esempio genitori single, con problemi di salute o dipendenze. L’assenza di una figura di riferimento e di un’adeguata supervisione da parte del caregiver comporta nel minore un forte senso di indipendenza, autonomia e mancanza di responsabilità; queste caratteristiche predispongono a un eccessivo desiderio di attenzioni da parte di adulti anche sconosciuti (Finkelhor, 1984). Contrariamente a quanto avviene per gli abusi intrafamiliari, è proprio l’eccessiva apertura alle influenze esterne a predisporre il minore agli abusi.

È da annoverare anche il fenomeno del turismo sessuale femminile: alcune donne con perversioni sessuali pedofiliche preferiscono andare in località esotiche e lontane, come il sud est asiatico e l’america-latina, per abbandonarsi alla libido (Newman et al., 2011).

Le tipologie di female sex offender

Nel corso degli anni in letteratura sono apparse numerose classificazioni allo scopo di differenziare i vari tipi di donne abusanti (Nathan e Ward, 2001; Sandler e Freeman, 2007; Lambert e Hammond, 2009):

  • Madri/sorelle maggiori incestuose: donne alla ricerca di vicinanza emotiva per evitare la solitudine;
  • Babysitter/sperimentatrice: adolescenti incapaci di avere un rapporto tra pari, attratte dai bambini;
  • Insegnante-amante: donne che abusano della propria posizione o idealizzano l’alunno/a credendo nell’amore reciproco;
  • Male-coerced: donne abusate dai propri partner, ai quali forniscono una vittima o partecipano sotto coercizione agli abusi per evitare di subire ulteriori violenze;
  • Male-accompanied: donne che partecipano attivamente agli abusi sessuali;
  • Incline intergenerazionale: donna abusata in infanzia che, per vari meccanismi cognitivi e motivazionali, infligge a sua volta abusi su minori, così da ricreare un circolo vizioso intergenerazionale;
  • Psicotiche: donne con problemi psichiatrici (in percentuale irrisoria);
  • Omosex: donna che identifica in una bambina il proprio Sé infantile, rivestendolo di attenzioni di cui è stata privata in infanzia.

I fattori motivazionali nelle female sex offender

Alcuni autori hanno provato ad individuare i fattori motivazionali che spingono una donna a commettere un abuso sessuale infantile (Saradjian, 1996; Gannon et al, 2010; Briere e Elliott, 1993).

  • Potere e controllo: dopo essere stata precedentemente vittimizzata, la donna ricerca una posizione di dominio, tentando di scacciare le emozioni negative dovute all’abuso subìto tramite l’acquisizione di potere.
  • Vendetta: ri-perpetrare il ciclo di abusi subito così da soddisfare le proprie fantasie vendicative.
  • Abuso commesso come atto di amore: data l’incapacità di stringere legami con adulti coetanei, i bambini diventano fonte di gratificazione sessuale e ricerca di affetto.
  • Scambiare la ricerca di contatto per desiderio sessuale: alcune donne abusanti si convincono che il minore abusato fosse consenziente o addirittura fosse lui/lei a sedurle, mal interpretando il normale desiderio di vicinanza del bambino.
  • Paura del partner: donne seviziate dal partner, il quale costringe la donna ad abusare il bambino/a da sola o insieme a lui. In alcuni casi è la donna a portare il minore al partner abusante così da evitare di subire ulteriori violenze.
  • Invischiamento in una relazione tossica: necessità di compiacere il partner abusante per timore di essere abbandonate.
  • Rabbia e gelosia: madri insicure e ossessive che tendono a oggettificare i figli come se fossero di loro proprietà.
  • Soldi: vendita di materiale pedopornografico o prostituzione.

Ward e Keenan (1999), hanno teorizzato l’esistenza di una implicit theory (IT), nella quale sono contenute cognizioni e desideri che influenzano l’interpretazione di eventi interpersonali. Gli autori hanno identificato cinque implicit theories nei sex offenders:

  • Bambini come oggetti sessuali: anche i più piccoli siano in grado di provare piacere sessuale;
  • Diritto: alcuni individui sono innatamente superiori ad altri per cui i loro desideri devono essere soddisfatti;
  • Pericolosità del mondo: il mondo è spaventoso e le persone sono malvagie, così che sia l’attacco preventivo che la sottomissione risultano una forma di protezione preventiva;
  • Incontrollabilità: il mondo e gli eventi sono incontrollabili;
  • Natura del danno: alcuni atti lesivi, tra cui quelli sessuali, portano benefici alla vittima.

Per quanto riguarda le vittime, le conseguenze a lungo termine degli abusi risultano essere: bassa autostima, ritiro sociale, disturbi d’ansia e fobie, disturbi del sonno, disturbi dell’alimentazione, disturbi dell’apprendimento, depressioni, fughe, tentati suicidi, circolo vizioso di abusi in cui il bambino diventato adulto ripeterà lo schema di violenze subìto (Shen et al., 2021)

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Briere, J., & Elliott, D. M. (1993). Sexual abuse, family environment, and psychological symptoms: On the validity of statistical control. Journal of Consulting and Clinical Psychology, 61(2), 284-288.
  • Bunting, L. (2006). Females who sexually offend against children: Responses of the child protection and criminal justice systems. Executive summary. London: NSPCC.
  • Caputo, A. A., Frick, P. J., & Brodsky, S. L. (1999). Family violence and juvenile sex offending: the potential mediating role of psychopathic traits and negative attitudes toward women. Criminal Justice and Behavior, 26(3), 338–356.
  • Finkelhor, D., & Williams, L. (1988). Nursery crimes: Sexual abuse in day care. Newbury Park, CA: Sage
  • Finkelhor, D. & Baron, L. (1986). High risk children. In D. Fielhor (Eds.), A sourcebook on child sexual abuse (pp. 10-89). Beverly Hills. California: Sage Publication Inc.
  • Finkelhor, D. (1984). Child sexual abuse: new theory and research. New York: The Free Press.
  • Gannon, T. A., Rose, M. R., & Ward, T. (2010). Pathways to female sexual offending: A preliminary study. Psychology Crime and Law, 16, 359-380.
  • Hershkowitz, I., Lanes, O., & Lamb, M. E. (2007). Exploring the disclosure of child sexual abuse with alleged victims and their parents. Child Abuse & Neglet, 31(2), 111–123.
  • Kantor, D., & Lehr, W. (1975). Inside the family. New York: Harper Colophon.
  • Lambert, S., & Hammond, S. M. (2009) Perspectives on female sexual offending in an Irish context. Irish Journal of Applied Social Studies, 9(1), 15-32.
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  • Nathan, P., & Ward, T. (2001). Females who sexually abuse children: Assessment and treatment issues. Psychiatry, Psychology and Law, 8(1), 44–55.
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  • Saradjian, J. (1996). Women who sexually abuse children: from research to clinical practice. Chichester, UK: John Wiley & Sons.
  • Shen, F., Soloski, K., & Liu, Y. (2021). Adolescent parental attachment and intimate relationship in adulthood: An investigation of contextual factors and long-term outcomes of child sexual abuse. Children and Youth Services Review, 122, 105869.
  • Ward, T., & Keenan, T. (1999). Child molesters’ implicit theories. Journal of Interpersonal Violence, 14, 821-838.
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