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Sentirsi soli peggiora la memoria o il declino cognitivo ci fa sentire più soli?

Sembrerebbe che solitudine e funzioni cognitive nelle persone anziane possano influenzarsi vicendevolmente, ma in che modo?

Di Carlotta D`Acquarone

Pubblicato il 04 Lug. 2022

Sebbene numerose ricerche in letteratura abbiano esplorato l’associazione tra la solitudine e le funzioni cognitive negli anziani, ottenendo dei risultati contrastanti, poche tra queste hanno approfondito la solitudine come predittore del declino cognitivo.

 

L’aumento delle aspettative di vita e il senso di solitudine

 Nel tempo l’aspettativa di vita si è estesa notevolmente. Infatti, le previsioni indicano che l’aspettativa di vita di un uomo passerà da 89 anni per una persona nata nel 2007 a 91 per una nata nel 2030; lo stesso succederà per le donne, la cui vita si allungherà da 92 a 95 anni (Cracknell, 2010). È necessario specificare, però, che l’aumento dell’aspettativa di vita non corrisponde necessariamente ad anni vissuti in buona salute: l’invecchiamento della popolazione e i problemi di salute legati all’età stanno aumentando notevolmente e sono una priorità per la salute pubblica. Diversi studi hanno mostrato infatti che l’invecchiamento cerebrale porta a un declino delle funzioni cognitive che avviene gradualmente nel tempo (Wilbur et al., 2012). Negli anziani le prime funzioni maggiormente compromesse sono la memoria, la velocità di elaborazione e la fluidità verbale, successivamente, in età più avanzate, il vocabolario e la padronanza del linguaggio (Salthouse, 2010).

Il costrutto della solitudine ha effetti negativi sulla salute fisica e mentale e solitamente è sperimentata maggiormente con l’aumentare degli anni (de Jong-Gierveld, 1987). La solitudine è uno stato emotivo complesso in cui la percezione dell’adeguatezza dei contatti sociali o dell’intimità delle relazioni dell’individuo è al di sotto del livello desiderato. È stata concettualizzata come un’esperienza spiacevole, che si verifica quando la rete di relazioni sociali di una persona è insufficiente dal punto di vista sia quantitativo che qualitativo, come una sensazione interiore di non essere connesso agli altri, di mancanza o perdita di compagnia.

Sebbene numerose ricerche in letteratura abbiano esplorato l’associazione tra la solitudine e le funzioni cognitive negli anziani, ottenendo dei risultati contrastanti (Boss et al., 2015), poche tra queste hanno approfondito la solitudine come predittore del declino cognitivo. Alcune hanno osservato che la solitudine è associata a una funzione cognitiva globale più deficitaria o a misure specifiche della funzione cognitiva, in particolare alla fluidità verbale e alla performance in diversi compiti di memoria (O’luanaigh et al., 2012). Gow e colleghi (2013) hanno rilevato invece che i sintomi depressivi spiegano gran parte dell’associazione tra funzioni cognitive e solitudine, sebbene esistano ricerche che hanno collegato quest’ultima a un declino cognitivo indipendentemente da sintomi psicologici come quelli depressivi (Tilvis et al., 2004).

Il legame tra solitudine e declino cognitivo

Sembrerebbe, però, che la solitudine e le funzioni cognitive possano influenzarsi vicendevolmente, la prima predicendo un declino più rapido di memoria e delle funzioni verbali, le seconde peggiorando gli effetti negativi della solitudine. Un recente studio di Yin e colleghi (2019) aveva come obiettivo quello di indagare la solitudine non solo come predittore della memoria e della fluenza verbale, ma anche come conseguenza di queste abilità cognitive nel corso di un periodo di follow-up di 10 anni, con misurazioni ripetute ogni 2 anni. Gli autori volevano offrire una conoscenza più approfondita dei duplici cambiamenti della funzione cognitiva e della solitudine nel tempo, nonché della potenziale causalità inversa, testando al contempo un’associazione bidirezionale.

I dati analizzati sono stati estrapolati da un campione di 5885 partecipanti all’English Longitudinal Study of Ageing (ELSA; Steptoe et al., 2013), di età pari o superiore a 50 anni, seguiti ogni 2 anni fino al 2014-2015. La funzione cognitiva dei soggetti è stata misurata con test di richiamo mnestico di parole e di fluenza verbale, mentre la solitudine con la versione abbreviata della UCLA Loneliness Scale (Hughes et al., 2004).

I risultati mostrano un’associazione bidirezionale tra solitudine e funzioni cognitive che si influenzano vicendevolmente: una maggiore solitudine infatti è stata associata a un declino più rapido della memoria e della fluenza verbale; inoltre una memoria migliore era legata a un peggioramento più lento della solitudine indipendentemente dall’età, dal sesso, dall’istruzione, dallo stato socioeconomico, dalla limitazione delle malattie di lunga durata e dai sintomi depressivi. Sia la memoria sia la fluenza verbale sono risultate quindi inversamente associate alla solitudine e sono state predittive dei cambiamenti della solitudine e dell’accelerazione di tali cambiamenti nel tempo. Tali risultati evidenziano quindi un’associazione tra i livelli di cognizione (alla baseline) e la solitudine, nonché tra la solitudine (alla baseline) e i cambiamenti in entrambi i domini cognitivi (memoria e fluenza verbale) nel tempo.

Cosa spiega la relazione tra solitudine e declino cognitivo

Tali risultati possono essere spiegati dal fatto che dal punto di vista biologico, la solitudine è considerata un fattore di rischio per l’infiammazione cronica, la compromissione del sistema immunitario e l’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), che potrebbe successivamente portare a un processo di neurodegenerazione più rapido, con l’invecchiamento che contribuisce alla disfunzione cognitiva (Cacioppo e Hawkley, 2009). Inoltre, la ridotta capacità di autoregolazione è una delle conseguenze della solitudine, che porta a un aumento del rischio di adottare comportamenti di vita non salutari, come bere e fumare, che a loro volta comprometteranno le prestazioni cognitive con l’età. È necessario sottolineare, però, che la solitudine potrebbe anche essere considerata come una risposta comportamentale a un potenziale deterioramento delle funzioni cognitive nel tempo o al rischio di deterioramento cognitivo o di insorgenza di demenza. Infatti, la perdita di memoria è spesso caratterizzata da smemoratezza e disorganizzazione, che possono essere un segno precoce di disfunzione cognitiva in individui anziani senza demenza. Questo, a sua volta, può anche portare all’isolamento e alla solitudine a causa dello stigma del declino o della compromissione cognitiva.

L’associazione tra la solitudine e il declino cognitivo può avere quindi implicazioni per la salute pubblica: promuovendo iniziative volte a ridurre la solitudine, è possibile rallentare il declino delle funzioni cognitive che gli anziani affrontano con il rapido aumento dell’aspettativa di vita di oggi.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Boss, L., Kang, D. H., & Branson, S. (2015). Loneliness and cognitive function in the older adult: a systematic review. International Psychogeriatrics, 27(4), 541-553.
  • Cacioppo, J. T., & Hawkley, L. C. (2009). Perceived social isolation and cognition. Trends in cognitive sciences, 13(10), 447-454.
  • Cracknell, R. (2010). The ageing population. Key issues for the new parliament, 44.
  • de Jong-Gierveld, J. (1987). Developing and testing a model of loneliness. Journal of personality and social psychology, 53(1), 119.
  • Gow, A. J., Corley, J., Starr, J. M., & Deary, I. J. (2013). Which social network or support factors are associated with cognitive abilities in old age?. Gerontology, 59(5), 454-463.
  • Hughes, M. E., Waite, L. J., Hawkley, L. C., & Cacioppo, J. T. (2004). A short scale for measuring loneliness in large surveys: Results from two population-based studies. Research on aging, 26(6), 655-672.
  • O’luanaigh, C., O’connell, H., Chin, A. V., Hamilton, F., Coen, R., Walsh, C., ... & Lawlor, B. A. (2012). Loneliness and cognition in older people: The Dublin Healthy Ageing study. Aging & mental health, 16(3), 347-352.
  • Salthouse, T. A. (2010). Selective review of cognitive aging. Journal of the International neuropsychological Society, 16(5), 754-760.
  • Steptoe, A., Breeze, E., Banks, J., & Nazroo, J. (2013). Cohort profile: the English longitudinal study of ageing. International journal of epidemiology, 42(6), 1640-1648.
  • Tilvis, R. S., Kähönen-Väre, M. H., Jolkkonen, J., Valvanne, J., Pitkala, K. H., & Strandberg, T. E. (2004). Predictors of cognitive decline and mortality of aged people over a 10-year period. The Journals of Gerontology Series A: Biological Sciences and Medical Sciences, 59(3), M268-M274.
  • Wilbur, J., Marquez, D. X., Fogg, L., Wilson, R. S., Staffileno, B. A., Hoyem, R. L., ... & Manning, A. F. (2012). The relationship between physical activity and cognition in older Latinos. Journals of Gerontology Series B: Psychological Sciences and Social Sciences, 67(5), 525-534.
  • Yin, J., Lassale, C., Steptoe, A., & Cadar, D. (2019). Exploring the bidirectional associations between loneliness and cognitive functioning over 10 years: the English longitudinal study of ageing. International Journal of Epidemiology, 48(6), 1937-1948.
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